Un buddista Tendai: dal ricordo di Hiroshima l’appello ad ''un umanesimo spirituale di pace''
LIONE, martedì, 13 settembre 2005 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il testo della testimoninaza offerta questo martedì dal Venerabile Kojun Handa, buddista Tendai dal Giappone, sul bombardamento della città di Hiroshima, in occasione della Cerimonia finale della XIX Incontro di preghiera per la Pace nel mondo tenutosi a Lione.
Il 6 agosto 1945, alle 8:15 AM, la città di Hiroshima ha subito la devastazione della bomba atomica, per la prima volta nella storia dell’umanità. La bomba esplose nel centro della città di Hiroshima. Persone, palazzi ed ogni cosa nel raggio di 500 metri dal centro dell’esplosione furono inceneriti alla temperatura di 4000° C. La città fu ridotta in cenere. Poi dopo Hiroshima, alle 11:02 del 9 agosto 1945, la seconda bomba atomica fu sganciata sulla zona settentrionale della città di Nagasaki. Si prese le vite di 74.000 persone e ne ferì oltre 75.000.
Ogni vittima dell’attacco aereo atomico disse: “Non voglio che nessun altro viva l’agonia che io ho attraversato. Nessuno”. E l’agonia di cui parlano è un’esperienza tale da aver reso i sopravvissuti invidiosi di coloro che erano morti.
Una madre il cui corpo fu interamente bruciato, la pelle ustionata, sembrava un fantasma, mentre dava il latte al suo bambino carbonizzato. L’immagine non è altro che l’inferno. Le radiazioni rilasciate hanno avuto conseguenze non solo per gli individui che le hanno subite. Anche i loro bambini e nipoti devono patire un dolore e un’agonia atroci. La morte per bomba atomica non esisteva nella storia dell’umanità prima del 1945. La tremenda morte dovuta a questo olocausto è una morte che gli essere umani hanno creato. La tecnologia è stata usata da scienza e medicina per far luce su alcune malattie che un tempo erano considerate incurabili.
Seguo fin dai suoi inizi questo cammino di amicizia e dialogo iniziato dalla Comunità di Sant’Egidio, per continuare a vivere insieme lo spirito di Assisi, e sono felice di avere l’opportunità di essere qui anche quest’anno. Permettetemi di sottolineare, in occasione del sessantesimo anniversario di Hiroshima e Nagasaki, che noi, uomini e donne di fede, che siamo giunti a Lione dai quattro angoli della terra, dobbiamo lavorare uniti insieme nella solidarietà per costruire un futuro di pace e prosperità e chiedere l’immediata abolizione delle armi nucleari. Inoltre, una guerra significa uomini che uccidono altri uomini, indipendentemente dalle giustificazioni che si adducono. Questo è il motivo per cui ci opponiamo a qualsiasi guerra. Come uomini di fede, dobbiamo opporci alla guerra.
Ogni anno, il 6 agosto, ha luogo una commemorazione interconfessionale. Questo colma la distanza tra le diverse religioni, tra le diverse denominazioni e le diverse scuole all’interno della stessa religione.
Ora, vorrei presentarvi una poesia scritta da Sankichi Toge, una vittima della bomba.
Restituitemi mio padre, restituitemi mia madre; restituitemi i miei anziani; restituitemi i miei figli e le mie figlie.
Restituitemi me stesso, restituitemi la razza umana.
Fintanto che questa vita dura, questa vita, restituitemi la pace che non avrà mai fine.
Nel Buddismo Tendai si afferma che si dovrebbe lavorare per il bene dell’altro prima che per il proprio. Tale precetto fa venir meno l’attaccamento personale e ci pone al servizio degli altri con tutta la mente e con tutto il corpo. Fa’ qualcosa cosicché gli altri possano raggiungere la propria felicità prima che tu raggiunga la tua. Questo è senza dubbio il concetto più importante del Buddismo.
La celebrazione per il 60° Anniversario del bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki non dovrebbe essere solo un momento di commemorazione. Dovrebbe essere un tempo di rinnovato impegno personale in tutto il mondo a parlare, pregare, lavorare per la pace: il nostro mondo ha bisogno di un umanesimo spirituale di pace.
[Testo distribuito dalla Comunità di Sant’Egidio] http://www.ildialogo.org/dialogofedi/
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