A Est della First Avenue e a Nord di East Houston Street, i nomi delle Avenue perdono i numeri che li caratterizzano, e si chiamano A, B, C e D: siamo nella Città dell'Alfabeto. E' la zona portoricana, a due passi da Tompkins Square.
Una decina di anni fà le guide di Manhattan e gli stessi newyorkesi sconsigliavano una passeggiata in questo quartiere, allora vessato dai giri di crak, dalla criminalità, dalle bande dei ragazzi di strada: i ghetto cats. Oggi Alphabet City è una zona affascinante, povera rispetto ai quartieri circostanti, abitata per lo piú da famiglie e da studenti della vicina New York University, assediata dai ristoranti, dai bistrot e dai café del limitrofo East Village.
E' una zona ancora autentica, dove la cultura portoricana parla dai muri zeppi di murales, si respira nelle zaffate di pollo fritto e fagioli rossi, si assorbe nella cantilena degli anziani che chiacchierano nello spagnolo dolce dei tropici, seduti su seggioline piazzate di fronte alla porta di casa.
La realtà portoricana del quartiere si rivela anche nel nome di Avenue C, chiamata da tutti quelli che abitano in zona LOISAIDA. La storia di questo nome si perde nei meandri del mito. C'è chi assicura sia lo storpiamento di Lower East Side, pronunciata come Lo-i-saida dai primi immigrati portoricani. C’é chi invece racconta sia un omaggio a Loiza A Taíno, una capa indo-portoricana che morí per difendere dal fuoco una foresta equatoriale, considerata un luogo sacro dell’isola di Portorico.
Ma si é a Portorico anche per sapori ed odori. A "‘Casa Adela", il piccolo squallido ristorante su Avenue C tra 4th e 5th Street, si puó mangiare con solo 7 dollari un pollo squisito, accompagnato da riso giallo e fagioli. C’è una portoricana mastodontica che ti chiede: “Que quieres chichita?” “Pollo”.
Non scrive mai le ordinazioni. Le urla. Si gira verso la cucina, porta le mani alla bocca a mo’ di imbuto e urla a squarciagola: “Un POLLOOOOOO!”. Se non lo finisci, ti dice anche di mangiarlo tutto, che devi mettere su ciccia se no fai poco l’amore. Poi ridacchia, come se conoscesse il segreto del mondo.
Tra i palazzi di Alphabet City, piccole foreste tropicali spuntano ovunque, minuscole selve strappate all’asfalto e al cemento; come il Jardín della Tranquilidad, su Avenue C, o l’affascinante giardino di Avenue B e East 6th Street, dove si trova la Toy Tower, eretta da Eddy Boros, un’accozzaglia di giocattoli, cavalli di legno, bambole, accatastati in un’enorme zigurrat, troneggiante tra i baniani e altre piante dei tropici.
Tra i giardini, i muri delle case e delle vie grondano murales. Qui impari una cosa molto importante di New York City: a cogliere l’attimo, a fotografare quello che vedi immediatamente, perché in una sola settimana l’assetto dei murales puó cambiare all’improvviso. Alphabet City e la stessa New York sono realtá in mutazione instancabile. Impari perció a immortalare uno scorcio che ami, un angolo di Loisada, un palazzo fatiscente, prima che sia troppo tardi.
Forse piú di qualsiasi altra zona della Lower East Side, il quartiere portoricano è un quartiere in continuo mutamento. Sull’onda della moda, e per la sua vicinanza all’East Village, interi palazzi vengono abbattuti da un giorno all’altro, per far posto a costruzioni piú grandi e moderne. Gli affitti cominciano a salire alle stelle, ristoranti eleganti e sofisticati rimpiazzano vecchie bettole annerite dal fumo. Abitata fino a solo 5 anni fa da ispanici e afro americani, Alphabet City è ora invasa dai bianchi. La sua autenticitá è minata giorno dopo giorno dalla speculazione edilizia. Eppure è ancora un quartiere bellissimo, proprio perché è un caravanserraglio dove tutto si mescola, pieno di contraddizioni: ricchezza e povertá, lusso e squallore, tradizione e modernitá.
E’ una zona della Lower East Side da visitare subito, prima che la nuova ricchezza la cambi definitivamente.
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