A Torino nasce "Basta un ritaglio" la banca del tempo interetnica
di Chiara Vergano
TORINO - Quasi un quartiere simbolo. Dove ci sono la moschea e il Centro islamico, la sinagoga, il tempio valdese e diverse chiese cattoliche. Torino, San Salvario, a due passi dalla stazione centrale di Porta Nuova: basta fare un giro per le vie, tra i palazzi di fine Ottocento con i lunghi ballatoi che confinano con edifici anni Cinquanta, per rendersi conto di come i negozi di alimentari esotici, i parrucchieri, i ristoranti e i mercati tipici siano diventati punti d’incontro per gente che viene da tutte le parti del mondo. Qui, dove gli immigrati sono davvero numerosi – il 17 per cento della popolazione residente – è stata appena inaugurata “Basta un Ritaglio”, banca del tempo con una caratteristica precisa: l’essere interetnica. “Tutto è nato da un confronto con la realtà di questo quartiere, ricca e complessa al tempo stesso – racconta Irene Bono, una delle ideatrici della banca, che vive proprio a San Salvario – . Ci sono due comunità consistenti: utilizzano gli stessi spazi, frequentano gli stessi luoghi e hanno spesso bisogni comuni, ma s’incrociano e si confrontano raramente. Sono gli studenti italiani e gli stranieri”. Insieme a un gruppo di studenti ed ex dell’Università, “abbiamo riflettuto proprio su quest’aspetto, sulla presenza di tante lingue, tante culture, tante capacità da valorizzare. Così nata l’idea, condivisa da varie associazioni di stranieri: grazie allo scambio gratuito, la diversità può diventare una risorsa, un’opportunità a cui tutti possono attingere”.
Ma cosa ci si scambierà, concretamente, con “Basta un Ritaglio”? Leonardo Captano, 25 anni, argentino, libero professionista, “offre” conversazione in spagnolo e in cambio chiede lezioni di inglese. “Vivo a Torino da tre anni e mezzo, con un amico e la sorella – racconta – . Dalla banca del tempo mi aspetto di poter conoscere altre persone e partecipare ad attività di gruppo”. Gregor Chmielewski, anche lui 25 anni, arriva direttamente dalla Polonia. E’ un volontario in Legambiente, al cui interno svolge il Servizio volontario europeo. E’ a Torino da un mese e ci rimarrà per altri sei. “Dalla Banca mi aspetto di poter migliorare il mio italiano – dice – e desidero mettermi a disposizione per aiutare negli scambi altre persone”. In particolare, in cambio di lezioni di italiano, “offro conversazioni in polacco e inglese, insieme a lezioni di computer”. Imparare a destreggiarsi tra pc, mouse e internet è uno dei bisogni espressi dalla comunità ecuadoregna, per voce del suo presidente: “Abbiamo bisogno di lezioni di computer, soprattutto per i nostri figli – annuncia Carlos – ; in cambio, insegneremo lo spagnolo”.
“Basta un Ritaglio” è uscito di fatto dall’incubatore Giovani&Idee del Comune di Torino: “Circa un anno fa – spiegano gli ideatori – l’amministrazione ha bandito un concorso di idee, cui abbiamo partecipato proprio con il progetto della banca del tempo interetnica. C’è stata una lunga fase di preparazione e tutoraggio e ora, finalmente, si parte”. Alla porta di “Basta un Ritaglio”, la cui sede è in via Ormea 4, all’Oratorio di San Luigi (luogo di passaggio e di riferimento per il quartiere, dove si tengono incontri, corsi d’italiano, tornei di calcio) hanno già bussato diverse persone. “Tanti immigrati hanno già chiesto aiuto per imparare l’italiano – spiega Davide Altare, laureato in Scienze forestali e ambientali all’Università – . Tanti un sostegno per la compilazione di moduli, pratiche…” E gli italiani, cosa chiedono in cambio? “Le cose più diverse: dalle lezioni di cucina etnica e un aiuto per il giardinaggio, a piccoli lavori di sartoria…”.
(10 maggio 2005 - ore 14.22)
|