Parigi, banlieue in fiamme: il governo francese
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Parigi, banlieue in fiamme la notte più dura: 900 auto bruciate
di red

 Il campione della «tolleranza zero» aveva provato a minimizzare. «Sta andando un po’ meglio» aveva affermato il ministro dell’interno Nicholas Sarkozy dopo 8 notti di consecutive di rivolta nelle banlieu parigine. Ma la nona notte di disordini nella periferia nord della capitale francese il bilancio delle violenze è addirittura aumentato: quasi 900 veicoli dati alle fiamme e 250 fermi mentre due edifici sono stati evacuati dopo che decine di autovetture erano state incendiate in un parcheggio sotterraneo. In fiamme anche due laboratori tessili e un salone d'auto. E le violenze si stanno diffondendo anche in altre zoni del territorio francese.


Insomma quella appena trascorsa è stata forse la notte più violenta da quando è iniziata la rivolta nei sobborghi parigini, il 27 ottobre,quando due ragazzi sono stati uccisi ottobre da scariche elettriche in una cabina di trasformazione di Clichy-sous-Bois dove si erano rifugiati per sfuggire alla polizia che li inseguiva. Una ricostruzione sempre negata da Sarkozy, che ha da subito rifiutato ogni possibilità di dialogo.


A nulla vale il massiccio dispiegamento di forze dell’ordine nelle zone della città più colpite. Questa notte per la prima volta la polizia ha fatto sorvolare le zone da elicotteri e a Seine-Saint-Denis, il distretto vicino Parigi più colpito, sono stati inviati 1.400 agenti di polizia.



In tutto, dopo la nona notte di scontri e disordini, si contano circa 1800 veicoli dati alle fiamme e oltre 400 persone arrestate. I ragazzi continnano ad appiccare il fuoco a tutto quello che trovano e giovedì sera si è rischiato grosso a Sevran quando un gruppo di ragazzi ha incendiato un camion in mezzo a una strada Il primo autobus che è arrivato ha dovuto fermarsi, ed è iniziato il lancio di molotov. Una di queste è piombata dentro il mezzo, che trasportava una trentina di persone. Tutti sono scesi a precipizio, tranne una signora 56enne che si muove con l'ausilio di due stampelle: è scampata al rogo solo grazie all'autista che l'ha portata fuori.


Se da un lato De Villepin, con un gesto che si vuole pacificatore, ha ricevuto a palazzo Matignon un gruppo di ragazzi originari dei quartieri difficili, dall’altro Il ministro dell'Interno, Nicolas Sarkozy, continua nella sua politica di pugno di ferro. Durante una visita a sorpresa in una stazione di polizia ha sottolineando la necessità di raccogliere il maggior numero possibile di informazioni «per capire meglio come sono organizzati, perché esiste un'organizzazione».


In realtà, dalle testimonianze dei diciottenni processati per direttissima a Bobigny, si capisce che nessuna organizzazione ha fatto scattare la rabbia nelle banlieu. Il dato comune a questi ragazzi semmai è il fallimento scolastico, l'assenza di un qualsiasi lavoro, una situazione familiare disastrata. Sono ragazzi i cui genitori quarantenni o poco più non hanno neanch'essi mai lavorato, oppure solo saltuariamente. Per trovare un normale salario in famiglia bisogna risalire al nonno maghrebino venuto qui negli anni 60 e i primi anni 70, quando De Gaulle e Pompidou chiedevano braccia per l'industrializzazione del paese.


Ma il govenro francese per il momento non pare dare ascolto a tutto ciò. A chiedere la testa di Sarkozy sono per ora soltanto i comunisti. Il Ps no, sostiene che «non cambierebbe nulla», e chiede invece un dibattito parlamentare. Ma i due poli del dibattito, in questa fase, sono interni al governo e alla maggioranza.


http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=45592



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