Perché non funziona l'integrazione - The Economist
Condividi questo articolo


Perché non funziona l'integrazione - The Economist


In America i livelli d'istruzione, le competenze linguistiche e le percentuali di matrimoni misti dei gruppi immigrati crescono nel tempo. Così pure il reddito, le case di proprietà e la rappresentanza politica. Un meccanismo che però non sembra funzionare in Europa. Le ragioni? Eccole. 

 
Dopo l'uragano Katrina, gli europei hanno tirato un sospiro di sollievo al pensiero di esser sfuggiti alla desolazione vista sui volti dei sopravvissuti a quel disastro. Sostengono che tanto isolamento e indigenza non potrebbe mai incontrarsi da noi. Dopo due settimane di rivolte in Francia gli americani rispondono che isolamento e fallimenti non mancano a nessuna latitudine, e non solo, diciamolo pure, in Francia. La Gran Bretagna ha assistito a sommosse di immigrati nel 2001, mentre i Paesi Bassi ospitano estremisti islamici che si rendono protagonisti di omicidi a sfondo politico.
Se sia l'Europa o l'America a poter vantare migliori risultati sul problema delle minoranze si potrebbe discutere all'infinito. Le sommosse in Francia additano, però, un particolare ambito in cui l'Europa è stata insolitamente carente: l'integrazione delle famiglie di immigrati di seconda e terza generazione.

INDICATORI PREOCCUPANTI
In America i livelli d'istruzione, le competenze linguistiche e le percentuali di matrimoni misti dei gruppi immigrati crescono nel tempo. Così pure il reddito, le case di proprietà e la rappresentanza politica, lungo il naturale corso dell'assimilazione. Un meccanismo che però non sembra funzionare in Europa. Alcuni paesi europei (Francia compresa) non raccolgono statistiche su base etnica, per cui è difficile mettere le mani su dati probanti. Ma la maggior parte degli indicatori dell'assimilazione di seconda e terza generazione in Europa sono preoccupanti.

L'ASSASSINO DI THEO VAN GOGH
Ci sono pochissimi rappresentanti nordafricani o turchi nella politica francese o tedesca. In maggioranza i giovani arrestati dopo le sommosse francesi erano figli o nipoti di immigranti degli anni Cinquanta e Sessanta. L'assassino del regista olandese Theo Van Gogh è stato definito dal presidente di una commissione parlamentare “un normale immigrato di seconda generazione”. L'Europa, a quanto sembra, ha fatto meno dell'America per la piena integrazione dei figli e nipoti dei nuovi arrivati. Perché?

MANCA UNA IDENTITA' RICONOSCIUTA
La risposta dipende da un'altra domanda: cosa rende possibile l'adattamento degli immigrati? Alcuni sottolineano il ruolo del paese ospitante e sostengono che la strategia europea sia stata peggiore di quella dell'America. Di certo la politica seguita nei diversi paesi è stata molto disorganica. In Francia, tutti possono prendere la cittadinanza e manca una identità di gruppo riconosciuta.

BANDO DEL BURKA
Il bando del burka nelle scuole statali francesi ha rappresentato un chiaro esempio di tale tradizione assimilazionista. La Germania, fino al 2000, era l'estremo opposto: nessuno poteva acquisire la cittadinanza se non era di origine tedesca, se anche soddisfaceva le condizioni standard (come esser nato nel paese da genitori tedeschi di nascita). La Gran Bretagna e (fino in tempi recenti) i Paesi Bassi costituiscono un caso ancora diverso: hanno sostenuto un multiculturalismo tollerante, in cui i gruppi minoritari sono incoraggiati a vantare la propria originalità, sempre che accettino di lasciarl fare anche agli altri.

GHETTIZZAZIONE
Dopo gli avvenimenti delle due ultime settimane, c'è chi tra gli europei sostiene che l'approccio britannico sia quello più efficace. Tuttavia l'estremismo islamico esiste sia nella Francia votata all'integrazione sia nel Regno Unito multiculturale. Né la Francia né la Gran Bretagna ha evitato la ghettizzazione in quartieri di immigrati; la Germania sì.
L'America si sta allontanando dal multiculturalismo, dominante negli anni Ottanta, e sta imboccando la strada di una maggiore assimilazione (alcuni stati vietano lo spagnolo come lingua d'istruzione, ad esempio). La conclusione corretta non è che un modello sia il migliore, ma che a fare la differenza non sia forse necessariamente la strategia politica.

FORSE CONTA LA CULTURA
Forse è la cultura che conta. Forse i musulmani sono insolitamente resistenti nel conservare la propria cultura d'origine. Di sicuro sono fatti bersaglio di una propaganda sempre più radicale, che esige che si stacchino dalla cultura decadente che li circonda. E molti musulmani scoraggiano le figlie che volessero sposarsi fuori dal gruppo etnico o religioso. Dal momento che i matrimoni misti contribuiscono ad accelerare l'assimilazione degli immigrati di seconda e terza generazione, tale preferenza culturale potrebbe condizionare negativamente la rapidità d'integrazione dei nordafricani in Europa rispetto a quella degli immigranti latino-americani in America.

IL PASSO IN PIÙ CON IL LAVORO
Il lavoro costituisce l'impianto di ogni socializzazione. Consente di fare amicizie e allacciare contatti aldilà della famiglia o del gruppo etnico. L'avvio di un'attività in proprietà è eventualmente motivo di ulteriore inserimento nel tessuto sociale circostante. E qui si registra un'abissale differenza tra Europa America. Il tasso di disoccupazione in Francia si attesta quasi al 10%. Tra immigrati e figli di immigrati è almeno doppio e talora triplo. Al contrario, la disoccupazione tra gli immigrati regolari in America è trascurabile, e il tasso di imprenditorialità raggiunge livelli impensabili rispetto all'Europa.

LA CASA
Il secondo grande motore della integrazione è la proprietà della casa, particolarmente importante nella seconda e terza generazione. È quest'elemento a dare un peso economico nella società, da conservare a rischio di perderlo. Grazie a mutui vantaggiosi e a un sistema bancario avanzato, metà degli immigrati latinoamericani in America ha case di proprietà. Anche l'Inghilterra, dopo le vendite delle case popolari e il boom di acquisti, incoraggia la proprietà immobiliare. Al contrario, la maggioranza dei condomini nelle banlieue francesi è di proprietà statale.

MERCEDES
Un lavoro o una casa non sono però la soluzione di tutto. Il padre di uno degli attentatori del 7 luglio aveva due negozi, due case e una Mercedes. Comunque, se vi interessa sapere perché gli immigrati di seconda e terza generazione si integrino meglio in alcuni paesi piuttosto che in altri, lavoro e case sono un buon punto di partenza.

© The Economist Newspaper Limited, London, 2005
(traduzione di Paolo Zanna)


http://www.panorama.it/europa/capitali/articolo/ix1-A020001033554



Condividi questo articolo

in Tutto il mondo e' quartiere: ''Il problema non è l'islam ma l'alienazione del ghetto'' Costruire spazi di fiducia reciproca. Tariq RamadanPoèmes de la banlieue''Così cambiano le banlieue'' Intervista al sociologo Robert Castel*Il disagio dell'altra Francia - Michele CalcaterraLes Années banlieues - Dossier 1996Alessandro Dal Lago: Banlieues. Prima o poi<img src=http://www.repubblica.it/2005/k/sezioni/esteri/periparigi1/11mat/ansa_7068751_17410.jpg border=0> <br>La rage des cités déclinée au femininPeriferie. Nell´astronave dei nuovi alieniLe culture dell’abitare - Carta della progettazione interculturaleCittà esclusive alla francese - Viaggio tra le fortezze dei ricchi - Hacène BelmessousQuei dannati alla periferia del paradiso: alle porte di Parigi, disagio sociale ed emarginazione - di Rabah Ait-HamadoucheIL PRESIDENTE DI SOS RACISME - ''Rivolta di gente senza speranze''La Moltitudine a caccia di quella via di fuga che nelle banlieues stanno cercando, senza ancora averla trovata. Toni Negri''Brucio tutto,  quindi esisto'' La voce delle  banlieue - Annamaria Rivera27 ottobre - 3 novembre - Francia - Cronologia di una rivolta (Tratta da Le Monde)Le banlieue francesi: un fenomeno globale - Dopo più di 20 giorni di scontri e rivolte nelle periferie francesi, sembra essere tornata la calmaPolitique de la ville et médiation : entre proximité et participationPerché il diavolo abita in periferia - di  Pasquale ChessaFrancia, perché protestano - di  Paolo PapiPerché non funziona l'integrazione - The EconomistEgitto, la polizia carica i profughi. Morti almeno ventitre sudanesiAubervilliers - Parigi: la banlieu che resiste al fanatismoAlphabet CityRoma - Il quartiere multietnico che non dorme mai: le tante etnie che popolano largo SperlongaMaria Pia Belski -<b> Periferia come centro</b> - in particolar modo a MilanoLewis Mumford - LA CITTA' NELLA STORIA - (The City in History, 1961)San Salvario 2005: nasce ''Basta un ritaglio'' banca del tempo interetnicaTorino africana: San Salvario e Porta Palazzo-Borgo Dora, i due quartieri in cui si concentra la popolazione immigrata.<b>Il Paese delle città divise </b>- Dopo la dissoluzione della Repubblica Federale di Jugoslavia, con la creazione di Stati indipendenti, molte città sono state divise dai nuovi confini stataliImmigrati a Roma: i punti di ritrovo di nove comunità. Le vie, i giardini, i parchi dove trascorrere insieme il tempo libero.Viaggio nella Roma multietnicaTurchi a Berlino - Dopo il muro, a Kreuzberg, in una città multietnicaIl quartiere torinese di San Salvario: conflitti e prospettive in un quartiere urbano - Ires Piemonte, 19952050, il futuro dell'uomo è nelle città - L'esodo rurale toccherà anche i paesi in via di sviluppo. Demografi riuniti in Francia immortalano la popolazione del pianetaBanlieue e sobborghi d'Europa - IDA DOMINIJANNITristi Banlieue di Barbara SpinelliMediazione e prossimità, l'esperienza di Habiter au quotidien (Parigi)Una metropoli dal nulla, sfida cinese sul Fiume giallo: nasce Nuova ZhengzhouLa banlieue parigina in fiamme di TAHAR BEN JELLOUNParigi, banlieue in fiamme: il governo franceseL'UE: E' UN PROBLEMA COMUNE, SERVE UNA RISPOSTA POLITICANon sono degli ''immigrati'' che si rivoltano nelle periferie della grande Parigi, ma dei giovani e giovanissimi francesi, di terza generazione.  


Copyright © 2002-2011 DIDAweb - Tutti i diritti riservati