IL PRESIDENTE DI SOS RACISME «Rivolta di gente senza speranze» A.M.M.

PARIGI Dominique Sopo, presidente di Sos Racisme, ha appena pubblicato un libro dedicato alla «fine del consenso anti-razzista» in Francia, dove analizza i cambiamenti in corso nell'approccio di questioni-chiave, come le discriminazioni, con uno scivolamento del linguaggio verso termini fino a poco tempo fa utilizzati solo dall'estrema destra.
Perché questa esplosione proprio adesso?
Prima di tutto perché da qualche settimana Sarkozy parla a ruota libera. Ma le sue affermazioni si aggiungono a una situazione non nuova nelle relazioni tra giovani e polizia. I media francesi non si sono mai chiesti perché i due giovani, che sono morti folgorati, fuggivano solo perché pensavano di essere inseguiti dalla polizia? Non avevano nulla da rimproverarsi, eppure fuggivano.
Ma cosa c'è sul fondo perché delle parole a ruota libera e la morte di due giovani sollevino una rivolta generalizzata?
Più in generale, c'è una gioventù che vive in una logica da ghetto, tanto più forte perché riguarda giovani nati in Francia, quindi francesi, non stranieri, che non possono neppure più relativizzare, come potevano ancora fare i nostri genitori. Non è tanto che la gente è frustrata perché vive male, ma che non ha nessuna speranza di uscire da questa situazione.
Cosa è successo in questi quartieri definiti «sensibili»?
C'è stato un lento degrado, all'inizio questi quartieri non erano «difficili». Si è verificata una tendenza all'omologazione sociale ed etnica. Senza speranza di uscirne, alla prima occasione i giovani esplodono. E il paradosso è che le prime vittime, le sole, sono gli abitanti di questi stessi quartieri, che hanno fatto fatica a comprare un'auto e che se la vedono bruciare. La situazione ha radici lontane, ma c'è una responsabilità attuale del governo, che non sa rispondere: propone interventi urbani ma nulla per l'aspetto umano.
Sos Racisme ha sottolineato che molta gente del quartiere a Clichy-sous-bois si è impegnata a cercare di riportare la calma. Quindi non sono solo stati gli imam ad agire?
Molta gente comune ha fatto un lavoro di mediazione. Anche se non è scioccante in sé che dei religiosi intervengano, questo mostra che in Francia oggi spesso viene dato credito ai religiosi, che rimpiazzano i lavoratori sociali. Vengono presentati come interlocutori, mentre la popolazione è in piena deconfessionalizzazione. Sarkozy ha partecipato in pieno a questa deriva. La gente è considerata un gregge, allora bisogna trovare il pastore. E' una cosa pericolosa.
Vede una via d'uscita?
A breve è necessario nominare dei mediatori, trovare parole di pacificazione. Nel lungo periodo, bisogna rispondere ai problemi della ghettizzazione e della discriminazione, perché la gente non si senta confinata nella classe d'origine.
La disoccupazione è la causa di tutto?
Pesa molto, ma non è la sola causa. Bisogna eliminare i problemi legati al modo in cui la Francia concepisce il vivere assieme.
C'è un legame con l'eredità del colonialismo?
In parte le discriminazioni razziali possono essere spiegate così. Mio padre è del Togo, però io non ho mai vissuto né subito il colonialismo. Ma nella rappresentazione questa questione pesa ancora.
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/04-Novembre-2005/art35.html
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