Città esclusive alla francese - Viaggio tra le fortezze dei ricchi - Hacène Belmessous
Condividi questo articolo


Città esclusive alla francese
Viaggio tra le fortezze dei ricchi




Nell'agosto 2002, il sindaco di Cuincy, nel nord della Francia, ha voluto che una cancellata dividesse il suo comune dal vicino quartiere popolare di Douai. Se la valanga di proteste ricevute lo ha costretto a fare marcia indietro, è indubbio che una pericolosa segregazione spaziale minaccia il tessuto urbano. Sul modello americano, i «residence protetti» proliferano in un territorio segnato dalle diseguaglianze, in preda alla psicosi della sicurezza, e con la complicità dei poteri pubblici. Tolosa, malgrado lo shock dell'esplosione della fabbrica Azf, offre una sconcertante vetrina del dilagare delle «cittadelle private».

Hacène Belmessous
Il residence Belles Fontaines di Saint Simon, proprietà del gruppo Fonta, come altre ventuno lottizzazioni dell'agglomerato urbano di Tolosa, ha l'aspetto di un castello inespugnabile: recinzioni, portone telecomandato, vigilanti, telecamere di controllo; ogni residente può visualizzare sul proprio monitor chi entra e chi esce e individuare così gli «indesiderabili». Per essere ammessi bisogna quindi mostrare un badge personalizzato o essere invitati da un proprietario.
Costruito nel 2000, in un quartiere residenziale a cinque minuti dal capolinea della metropolitana, il complesso è formato da tre piccoli immobili a due piani e villette individuali. All'interno il solito panorama: spazi verdi ben tenuti e una moltitudine di padiglioni in mezzo ai quali troneggia una piscina, immancabile richiamo di un ambiente con una qualche pretesa di eleganza. A poche centinaia di metri da questo vero e proprio bunker per classi medio-alte, sorgono i casermoni di Mirail, un quartiere popolare. Viene subito in mente l'immagine del «ghetto per ricchi». Isolati a doppia mandata dal mondo, gli abitanti del residence evitano contatti indiretti con quelli del Mirail. Fanno la spesa al supermercato Carrefour perché il Géant, situato alla stessa distanza dalle loro abitazioni, è frequentato dai «miserabili» dei palazzoni. «Ci siamo noi e loro - dice un dirigente.
C'è una sorta di porta chiusa che impedisce il dialogo».
In quindici anni, la struttura sociale della popolazione di Tolosa si è notevolmente trasformata. La città infatti, caso eccezionale in Francia insieme a Montpellier, è cresciuta ad un ritmo annuale molto elevato (1,53 % tra il 1990 e il 1999, contro lo 0,37 % della Francia metropolitana), cioè 227.349 abitanti in più dal 1982 al 1999 (1). Ma questa costante espansione è avvenuta a scapito del settore tradizionale (operai, agricoltori e artigiani) che ha perso 7.000 posti di lavoro all'anno, mentre contemporaneamente il numero dei quadri superiori aumentava di 13.000 unità. Conseguenza diretta della mutazione demografica è stata la comparsa di una nuova élite urbana, composta essenzialmente da famiglie con figli o giovani coppie senza figli.
A Tolosa, la paura dell'altro e un senso d'insicurezza giunto al parossismo hanno creato le condizioni di una corsa alla sicurezza che si è tradotta in un proliferare di residenze «protette»: solo nell'agglomerato urbano se ne contano una ventina. Grande promotore regionale di questo modello abitativo, il gruppo Monné-Decroix - che gestisce 5.500 alloggi, il 90 % dei quali in affitto - gode di ottima salute: nel 2001 ha venduto 1.746 alloggi e ne ha consegnati 1.400. Il suo giro d'affari, sempre nel 2001, è arrivato a 29,7 milioni di euro (a fronte dei 22,9 milioni nel 2000). A riprova della sua vitalità, tre grandi banche (Bnp Paribas, Crédit Mutuel e Crédit Agricole) lo sostengono con i loro capitali.
Robert Monné, amministratore delegato, è un uomo abile. Sa che la microcriminalità urbana ha aumentato il valore del suo business (2).
Non a caso importanti agenzie immobiliari gli hanno proposto accordi, anche se per ora inutilmente. Sul suo sito Internet, vende futuri radiosi e sereni ai potenziali clienti. «La gente vuole vivere in spazi ariosi, ben tenuti, senza dover tremare ogni volta che qualcuno bussa alla porta», afferma.
Ma Monné sa bene che la società francese è solo all'inizio della sua «americanizzazione» e che le classi medio alte guardano con qualche perplessità le città blindate. Interrogato sull'importanza della sicurezza nei suoi residence, preferisce dare spazio agli aspetti più graditi all'opinione pubblica. «I nostri clienti sono contenti di vivere in un ambiente accogliente», dice. E, a sostegno del suo ragionamento, invoca un argomento forte: «Nessuno ha i mezzi per garantire la sicurezza totale di un luogo. Per farlo bisognerebbe mettere una squadra di poliziotti davanti a ogni abitazione».
Madre di due bambini, di quattro mesi e due anni, Marie Durand (3) è in affitto, dal luglio 2000, in un appartamento Monné-Decroix, in un complesso il cui nome evoca un mondo bucolico: viale della Garonna. È una giovane donna di 34 anni che lavora come infermiera in un ospedale di Tolosa; suo marito è ingegnere. «Abbiamo deciso di affittare questo appartamento di quattro stanze, perché qui i nostri bambini possono giocare all'aperto senza sorveglianza, e senza dover essere protetti con grate o muri di recinzione», dichiara.
Ma il benessere dello spirito ha un costo. «I nostri amici non possono farci visita all'improvviso. Dobbiamo essere a casa per farli entrare nel residence - spiega la giovane donna. Inoltre, poiché i posti per le auto sono limitati e numerati, non sempre possono parcheggiare».
L'imposizione di un regolamento interno implacabile non provoca contestazioni.
È, in qualche modo, il prezzo da pagare per condurre una vita confortevole e tranquilla. «Qui siamo in una specie di isola privilegiata», commenta.
Piccoli ghetti crescono Il proliferare (4) sul territorio francese di enclavi abitate dalle classi medio alte è il segno che le tensioni derivanti dalla frattura sociale - la massa dei poveri sostenuta dall'aiuto pubblico (reddito minimo d'inserimento, contratti di solidarietà e via dicendo) e la minoranza ricca che accumula profitti - stanno minando il modello sociale del paese. Da sempre crogiolo della coabitazione sociale e del vivere insieme, la città francese è ormai preda del demone delle differenze sociali. Come le gated communities americane, cioè le periferie residenziali strutturate in base a un apartheid sociale ed etnico (5), le fortezze tricolori formalizzano un ideale urbano fondato su una vita di comunità. Che si tratti di ingegneri aeronautici, ricercatori, avvocati, architetti o giornalisti, le corporazioni di mestiere hanno scelto la secessione urbana in nome del «tra-di-noi», abbandonando gli spazi pubblici ai più poveri, quelli che fanno paura perché non hanno saputo prendere il treno della globalizzazione felice.
La causa prima di questi «raggruppamenti per affinità» non è tanto il problema della sicurezza, quanto la globalizzazione dell'economia, che ha trasformato le regole della socialità. A forza di vantare i meriti del globale contro il locale e la qualità delle reti contro la prossimità, la creazione di arcipelaghi caratterizzati dalla concentrazione delle ricchezze nelle mani di una nuova borghesia sta squalificando la città collettiva. Ma è proprio questa che favorisce l'incontro tra le classi popolari e le classi medie per strada, nei circoli sportivi o nelle scuole. Lo conferma una coppia di quadri intermedi sulla quarantina che, dopo aver vissuto in un quartiere popolare di Parigi, si è trasferita a Tolosa per ragioni professionali, e ha appena comprato una villetta in una delle tante enclavi della città. «Pur continuando a votare comunista e a difendere l'idea di fusione sociale, avevamo bisogno di vivere in un posto tranquillo», si difendono.
La responsabilità dei media in questo brutale panorama di regressione sociale è evidente. La messa in scena delle auto bruciate e delle sassate contro le forze dell'ordine è un meccanismo ben oliato. Sul magico palcoscenico degli schermi televisivi, la scena è sempre la stessa: un quartiere popolare molto ben riconoscibile, con le sue bande di giovani di origine maghrebina o dell'Africa nera e i suoi vari graffiti sulle facciate delle case, filmati, telecamera in spalla, da giornalisti che lavorano protetti dalla polizia. Questa regia, a parte il fatto che trasforma il reale in uno spettacolo e fornisce un'informazione incompleta, ha anestetizzato la vita politica francese.
In questo contesto, la proliferazione di zone urbane private e protette non creerebbe inquietudine - i promotori immobiliari sono sempre stati fra i protagonisti economici dello sviluppo urbano - se non si avvalesse del favore dello stato e degli amministratori locali.
Dopo aver costruito ventidue residence nella sola Tolosa, il gruppo Monné-Decroix esporta ormai il suo modello in altre metropoli del paese: Tours (due residence), Avignone (tre), Nantes (tre), Montpellier (quattro), Lione (tre), Marsiglia (uno), Bordeaux (tre), e via dicendo.
Un residence protetto dovrebbe essere consegnato a Alfortville nel 2003, mentre se ne attende un altro a Marne-la-Vallée, dove la trattativa è in corso. La lista dei sindaci che hanno rilasciato il permesso di costruire continua ad allungarsi. «Ci sono città che abbiamo contattato noi e altre che sono venute a cercarci», confida Monné. Un dato non trascurabile della situazione è che i politici interessati a questo modello abitativo provengono da tutte le parti politiche, «la maggioranza dei comuni nei quali siamo inseriti è di sinistra», fa notare Monné.
Logorato da tre decenni di fallimenti politici nelle periferie popolari, anche lo stato ha scelto di incoraggiare il movimento secessionista.
Per garantirsi il favore delle classi medie, il governo di Lionel Jospin aveva permesso l'invasione dello spazio pubblico da parte dei dispositivi di sicurezza - tra 1997 e 1999, ben 201 comuni si sono dotati di telecamere per controllare le strade pubbliche - ed elaborato un piano di riduzione delle imposte particolarmente favorevole alle classi medio alte.
Una ricerca dell'Observatoire français des conjonctures économiques (Ofce) dimostra che il 25% delle famiglie più ricche gode di più del 50% (80 miliardi) dell'importo in franchi derivante dalla riduzione delle imposte dirette e dell'Iva. Le scelte di bilancio del governo di Jean-Pierre Raffarin, presentate nel settembre scorso, confermano questa tendenza - forte aumento dei crediti assegnati alle forze di sicurezza, diminuzione dell'imposta sul reddito, in particolare a favore delle fasce più alte.
A fronte del sostanziale disimpegno dello stato rispetto al diffondersi di enclavi fortificate, ha fatto la sua comparsa un attore inatteso: il mondo bancario. Secondo Jacques Guinault, direttore di Bnp Protection habitat, una filiale di Bnp Paribas e di Axa, la cosa non è sorprendente.
«Esiste in Francia un mercato della sicurezza che sta crescendo, ma che è ancora frammentario, disperso. Visto che il nostro mestiere è quello di garantire la sicurezza dei beni, pensiamo di avere le carte in regola per proporre alla clientela privata le nostre competenze nel settore». Pagando un abbonamento mensile, il cliente della Bnp dispone di un sistema di allarme e di telesorveglianza che protegge costantemente la sua casa.
Bnp Protection habitat, creata nel settembre 1998, è un'impresa che funziona. Nel 2001, il suo giro di affari è arrivato a 3,3 milioni di euro, cioè 12.500 contratti firmati. Ma la più importante banca francese non è l'unica sul mercato. Le banche concorrenti e le società mutualiste vogliono la loro parte della torta. Soprattutto perché i professionisti della sicurezza ritengono che, se solo l'1% delle famiglie francesi possiede già un dispositivo di telesorveglianza, la Francia colmerà presto il suo «ritardo» nei confronti del Regno unito, dove il 15% delle famiglie si è dotato di protezioni multiple...



note:

* Autore di L'Avenir commence en banlieue, L'Harmattan, Parigi, 2001.

(1) Anche il suo indice di posti di lavoro «strategici» è eccezionale (10,68 % nel 1990) ed è suddiviso in tre settori: ricerca pubblica, ricerca industriale e informatica. Su scala nazionale, solo Parigi presenta un tasso più alto: 14,73 %. Gli impieghi strategici riguardano mansioni che richiedono un'elevata qualifica e che hanno un ruolo determinante nello sviluppo economico di una zona urbana.

(2) Si legga Stéphane Beaud e Michel Pialoux, «Genesi di una rivolta di quartiere», Le Monde diplomatique/il manifesto, luglio 2001.

(3) Il nome è di fantasia.

(4) Si veda Le Guide officiel de l'habitat touluosain, Tolosa, 2001.
12,20 euro.

(5) Si legga Robert Lopez, «Le città-fortezza dei ricchi», Le Monde diplomatique/il manifesto, marzo 1996. (Traduzione di G. P.)


http://www.ilmanifesto.it/MondeDiplo/LeMonde-archivio/Novembre-2002/0211lm21.01.html#1



Condividi questo articolo

in Tutto il mondo e' quartiere: ''Il problema non è l'islam ma l'alienazione del ghetto'' Costruire spazi di fiducia reciproca. Tariq RamadanPoèmes de la banlieue''Così cambiano le banlieue'' Intervista al sociologo Robert Castel*Il disagio dell'altra Francia - Michele CalcaterraLes Années banlieues - Dossier 1996Alessandro Dal Lago: Banlieues. Prima o poi<img src=http://www.repubblica.it/2005/k/sezioni/esteri/periparigi1/11mat/ansa_7068751_17410.jpg border=0> <br>La rage des cités déclinée au femininPeriferie. Nell´astronave dei nuovi alieniLe culture dell’abitare - Carta della progettazione interculturaleCittà esclusive alla francese - Viaggio tra le fortezze dei ricchi - Hacène BelmessousQuei dannati alla periferia del paradiso: alle porte di Parigi, disagio sociale ed emarginazione - di Rabah Ait-HamadoucheIL PRESIDENTE DI SOS RACISME - ''Rivolta di gente senza speranze''La Moltitudine a caccia di quella via di fuga che nelle banlieues stanno cercando, senza ancora averla trovata. Toni Negri''Brucio tutto,  quindi esisto'' La voce delle  banlieue - Annamaria Rivera27 ottobre - 3 novembre - Francia - Cronologia di una rivolta (Tratta da Le Monde)Le banlieue francesi: un fenomeno globale - Dopo più di 20 giorni di scontri e rivolte nelle periferie francesi, sembra essere tornata la calmaPolitique de la ville et médiation : entre proximité et participationPerché il diavolo abita in periferia - di  Pasquale ChessaFrancia, perché protestano - di  Paolo PapiPerché non funziona l'integrazione - The EconomistEgitto, la polizia carica i profughi. Morti almeno ventitre sudanesiAubervilliers - Parigi: la banlieu che resiste al fanatismoAlphabet CityRoma - Il quartiere multietnico che non dorme mai: le tante etnie che popolano largo SperlongaMaria Pia Belski -<b> Periferia come centro</b> - in particolar modo a MilanoLewis Mumford - LA CITTA' NELLA STORIA - (The City in History, 1961)San Salvario 2005: nasce ''Basta un ritaglio'' banca del tempo interetnicaTorino africana: San Salvario e Porta Palazzo-Borgo Dora, i due quartieri in cui si concentra la popolazione immigrata.<b>Il Paese delle città divise </b>- Dopo la dissoluzione della Repubblica Federale di Jugoslavia, con la creazione di Stati indipendenti, molte città sono state divise dai nuovi confini stataliImmigrati a Roma: i punti di ritrovo di nove comunità. Le vie, i giardini, i parchi dove trascorrere insieme il tempo libero.Viaggio nella Roma multietnicaTurchi a Berlino - Dopo il muro, a Kreuzberg, in una città multietnicaIl quartiere torinese di San Salvario: conflitti e prospettive in un quartiere urbano - Ires Piemonte, 19952050, il futuro dell'uomo è nelle città - L'esodo rurale toccherà anche i paesi in via di sviluppo. Demografi riuniti in Francia immortalano la popolazione del pianetaBanlieue e sobborghi d'Europa - IDA DOMINIJANNITristi Banlieue di Barbara SpinelliMediazione e prossimità, l'esperienza di Habiter au quotidien (Parigi)Una metropoli dal nulla, sfida cinese sul Fiume giallo: nasce Nuova ZhengzhouLa banlieue parigina in fiamme di TAHAR BEN JELLOUNParigi, banlieue in fiamme: il governo franceseL'UE: E' UN PROBLEMA COMUNE, SERVE UNA RISPOSTA POLITICANon sono degli ''immigrati'' che si rivoltano nelle periferie della grande Parigi, ma dei giovani e giovanissimi francesi, di terza generazione.  


Copyright © 2002-2011 DIDAweb - Tutti i diritti riservati