L’iniziativa parte dalla Jubilee debt campaign 15/04/2008
Un digiuno contro debito e carovita
Un digiuno planetario che tocca 36 stati, per chiedere la cancellazione del debito dei paesi del sud, e per sensibilizzare la comunità internazionale sulla scarsità dei beni alimentari e sull’aumento del costo della vita, che incide soprattutto sui paesi poveri. Il messaggio di Alex Zanotelli.
Il 12 aprile da Monrovia, capitale della Liberia, è partita un’iniziativa internazionale per scuotere la comunità internazionale e chiedere l’immediato annullamento del debito di 36 paesi del sud del mondo: un digiuno globale che durerà proprio 36 giorni, e che si concluderà il 18 maggio a Birmingham, in Inghilterra.
Organizzato dalla Jubilee debt campaign con l’iniziativa ‘Drop the debt Fast’ la maratona del digiuno, dopo la Liberia ha toccato Kathmandu (Nepal) e, oggi, il Bangladesh. Domani sarà la volta di Cambogia, mentre il 16 aprile il Belize sarà il primo paese dell’America Latina ad ospitare la maratona. L’unico paese europeo inserito nella campagna, è la Moldavia, con i suoi due miliardi di dollari di debito.
Per la conclusione dell’iniziativa, il 18 maggio, a Birmingham sono attese 70.000 persone, per comporre una “catena umana”, simbolo delle catene del debito dei paesi più poveri.
Il messaggio di Alex Zanotelli
"Oggi 12 aprile, è partito il digiuno internazionale per sollecitare l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale sul dramma delle 36 nazioni più impoverite, dove sta crescendo la tensione sociale sia per l’aumento che per la scarsità dei generi alimentari.
Sono scoppiate rivolte popolari ad Haiti come in Indonesia, in Egitto come in Camerun, in Marocco come in Burkina Faso, in Tunisia come in Costa d’ avorio. La tensione sociale sale in proporzione ai prezzi dei generi alimentari in molti paesi asiatici, dal Pakistan alle Filippine. Secondo dati della Banca Mondiale, dal 2005 al 2007 il grano è aumentato del 70%, i cereali dell’80% e i prodotti caseari del 90%. “L’ inflazione globale - ha detto il direttore generale della Fao, Jacques Diouf – non dipende solo da elementi contingenti, ma da fattori strutturali; se il cosidetto Nord del mondo non cambierà modello di sviluppo, la bolletta per i cereali nei paesi poveri continuerà a crescere".
Si tratta infatti di fattori strutturali: la 'finanziarizzazione dell’economia', l’inflazione galoppante, il pesante debito che grava sulle spalle dei poveri, l’ascesa dei prezzi del petrolio e soprattutto, ora, la scelta dei biocarburanti. Quest’ultima è particolarmente grave. Tanti paesi del Sud metteranno a disposizione milioni di ettari di terreni buoni, togliendoli alla produzione di cibo, che andrà sempre più scarseggiando: 14 milioni di ettari in Brasile, 120 milioni in India, 370 milioni in Africa per i biocarburanti.
Le scorte alimentari- afferma la Fao - sono al livello più basso da 25 anni a questa parte. E in compenso il prezzo di tali generi continuerà a salire. Per cui i poveri avranno sempre meno cibo e a prezzi sempre più alti. “Un nuovo tipo di fame urbana - ha detto un esponente del Programma Alimentare Mondiale - per cui vediamo cibo sugli scaffali e gente che non può comprare".
Tutto questo perché il mondo ricco non vuole assolutamente rimettere in discussione il proprio sistema economico, il proprio stile di vita. Chi ne pagherà le conseguenze saranno sempre i poveri. A questo bisogna aggiungere i cambiamenti climatici che faranno aumentare alluvioni e siccità che renderanno ancora più precaria la produzione di cibo.
Per questo 'Jubilee 2000' ha lanciato un digiuno internazionale che si concluderà a Birmingham con una catena umana il 18 maggio. Oggi ho iniziato anch’io a digiunare. Spero che altri seguiranno in Italia per sollecitare l’opinione pubblica italiana. E’ una vergogna che la campagna elettorale in Italia, appena conclusa, non abbia per nulla affrontato tali temi. “Le rivolte del pane" di questi giorni nel Sud del mondo sono lì a ricordarci la profonda ingiustizia che potrebbe innescare 'la collera dei poveri', l’altra bomba atomica del terzo millennio".