Rivolta dei genitori islamici il caso davanti al provveditore
Zita Dazzi "Solidarietà alla preside, non permetterò scontri ideologici" I genitori: quell´educatore vuol far diventare cristiani i nostri figli La scuola: rispettiamo i diritti di tutti i bambini, di ogni religione
Arriva in provveditorato il caso della scuola di via dei Narcisi, nel cuore del quartiere Giambellino, dove un gruppo di genitori musulmani minaccia di non mandare più i figli in classe se non viene mandato via un mediatore culturale marocchino che, a loro parere, «attacca l´Islam». Oggi la dirigente dell´istituto statale, Chiara Conti - 38 anni di esperienza sulle spalle - è stata convocata in via Ripamonti, all´Ufficio scolastico provinciale, per fare una relazione dettagliata sul caso. Il provveditore Antonio Lupacchino però già da ieri ha testimoniato la sua «completa solidarietà alla preside, perché la libertà di insegnamento va tutelata e nella scuola italiana non siamo abituati a permettere scontri ideologici di questa natura». Ieri mattina alla preside è stata consegnata la lettera ultimatum sottoscritta da 30 capifamiglia mediorientali, genitori di una sessantina di alunni, cioè tutti quelli di origine maghrebina nella scuola. Fra i firmatari anche due imam, protagonisti dello scontro frontale col mediatore marocchino, Bendaoud Mouhcen, anche lui di ventennale esperienza in campo educativo, assunto dalla scuola con un progetto per l´integrazione degli immigrati, con finanziamenti del Comune e del ministero per la Pubblica Istruzione. «Siamo pronti a manifestare davanti alla scuola con i nostri figli fino a quando non verrà licenziato», sostenevano ancora ieri, all´uscita dall´elementare, i portavoce del gruppo di genitori, alcuni dei quali avevano iscritto i figli alla scuola islamica di via Quaranta, prima che questa venisse chiusa, due anni fa. Il provveditore Lupacchino attende di ascoltare dalla preside i fatti: «Solo lei può dirmi se ci sono stati comportamenti scorretti o mancanze disciplinari, ma avrà tutto il nostro appoggio in questa situazione, anche se il mediatore in questione non è nostro dipendente». I genitori islamici dicono di sentirsi discriminati: «Perché lo Stato italiano prende i mediatori culturali solo per gli alunni islamici e non anche per i filippini, che sono cristiani ma parlano malissimo la vostra lingua? Non sarà che questo mediatore in realtà ha altri scopi? Noi non siamo integralisti, ma non vogliamo farci mettere i piedi in testa». L´ipotesi dei genitori in rivolta è che a scuola «qualcuno tenti di fare il lavaggio del cervello ai bambini musulmani per farli diventare cristiani e per metterli contro le loro famiglie». La preside Conti, che da subito ha preso le difese dell´educatore contestato, replica in modo secco: «Noi abbiamo oltre il 50 per cento di alunni stranieri, abbiamo bambini di tutte le fedi e nessuno ha mai insinuato assurdità di questo genere. L´ora di religione è facoltativa e c´è un insegnante di alternativa. Abbiamo le diete speciali per i musulmani e per i vegetariani. A Natale si fa la festa, perché così è tradizione nel nostro paese, ma i bambini di altra fede non cantano le canzoni con riferimenti cattolici. Abbiamo sempre rispettato i diritti di tutti i bambini, cristiani, buddisti o islamici che siano. Non cederemo ai ricatti, il mediatore ha la mia completa fiducia». La maggior parte degli altri genitori della scuola non è ancora informata dello scontro in atto. «Questa è una scuola multietnica, non ci sono mai stati problemi di convivenza, non avevamo mai nemmeno avvertito che ci fosse un disagio da parte delle famiglie musulmane», racconta Cristina, rappresentante di classe in una terza. Anche in Comune stanno studiando il caso, visto che è Palazzo Marino a finanziare il progetto per l´inserimento degli alunni stranieri all´interno del quale è stato assunto il mediatore marocchino.
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