Pisanu «spara» sugli immigrati Il ministro dell'interno in versione leghista attacca i «clandestini»: il 50% commette reati CINZIA GUBBINI ROMA
Clandestini uguale criminali. Centri di permanenza strumenti di difesa del territorio dai migranti sans papiers e, per questo, pericolosi per la comunità. Il ministro dell'interno Pisanu, di ritorno dal vertice del G5 a Parigi, tira fuori gli artigli. Ieri in occasione del centocinquantatresimo anniversario della Polizia ha difeso a tutto campo la linea dura del Viminale contro gli immigrati senza permesso di soggiorno, mentre a Lampedusa tornano le carrette del mare e la Corte di Strasburgo boccia le espulsioni troppo facili. Il discorso di Pisanu è semplice: «l'immigrazione regolare è una risorsa», quella irregolare «nella migliore delle ipotesi, finisce sul mercato ignobile del lavoro nero e, nella peggiore, tra le fila della manovalanza criminale». Una «palmare verità» dimostrata dai dati: «Su circa 611 mila persone complessivamente arrestate o denunciate nel 2004 ben 171.811 erano cittadini extracomunitari, tutti privi di permesso di soggiorno». E a partire dalla «palmare» verità, il ministro rifila uno schiaffo agli enti locali che si oppongono ai centri di permanenza temporanea «strumento indispensabile per il controllo dei clandestini». «So bene che molti amministratori sono oggetto di pressioni, anche violente, da parte di gruppi organizzati - dice il ministro - ma subire simili iniziative significa esporre le comunità a maggiori rischi e, allo stesso tempo ad opposte reazioni razziste».
Le reazioni non si sono fatte attendere, registrando un'insolita durezza da parte di quel centrosinistra che con la Turco-Napolitano ha istituito i cpt e che oggi trova il coraggio di parlarne (almeno quando deve rispondere al nemico) come luoghi in cui vengono violati i diritti umani. Di «centri per la detenzione prolungata di persone che non hanno commesso nessun reato nè hanno subito alcun processo e che vengono private di ogni libertà», parla ad esempio Massimo Brutti dei Ds, ricordando, ovviamente, che la destra ha fatto peggio del centrosinistra aumentando il tempo di detenzione da 30 a 60 giorni. E sulla Bossi-Fini sono strali: «E' una legge che si è rilevata inutilmente vessatoria nei confronti degli immigrati e sostanzialmente inefficace». Di «linguaggio leghista» parla invece Luigi Manconi, responsabile Diritti civili dei Ds ma anche garante dei diritti delle persone detenute per il Comune di Roma. Che con dati alla mano rovescia la prospettiva: «Tra gli stranieri, il 60% è composto da detenuti in attesa di giudizio, mentre tra gli italiani il dato scende al di sotto del 40% - spiega - e a parità di imputazione o di condanna, la permanenza in carcere degli stranieri è mediamente assai più lunga di quella degli italiani, sia in fase di custodia cautelare che dopo la sentenza». Addirittura, prosegue Manconi: «I dati mostrano che gli italiani in carcere hanno un numero medio di imputazioni superiore a quello degli stranieri: meno di 2 reati in media per ogni straniero, 4 per gli italiani». Per Pagliarulo del Pdci «i cpt sono campi di concentramento», mentre Mauro Bulgarelli dei Verdi invita Pisanu a non fare il «piazzista».
Agli alleati di Pisanu, invece, piace da matti la nuova veste del ministro, in genere sbrigativo nei modi ma attento a misurare le parole: «Se il nuovo atteggiamento del ministro è "leghista" ben venga», gongola il presidente dei deputati della Lega, Ghibelli. Mentre il forzista Alberto Di Luca, che presiede il Comitato parlamentare Schengen, apprezza le «parole coraggiose».
Cosa ne pensano, invece, gli amministratori locali del discorso di Pisanu che li da tutti per ostaggio di frange oltranziste? Il primo rispondere è il responsabile immigrazione dell'Anci, Fabio Sturani: «I cpt sono centri che non garantiscono i diritti inviolabili della persona, vere e proprie prigioni - osserva - In questi centri gli immigrati vengono trattati da criminali ed è questo il motivo per cui noi non ne condividiamo l'impostazione». «Non avere il permesso di soggiorno non è un reato, dunque sono assolutamente contraria alla costruzione di simil carceri per chi non ha un documento. Tanto più che con la Bossi-Fini è sempre più facile perderlo», dice Angela Burlando consigliere comunale dei Ds a Genova, che si è opposta alla costruzione di un cpt nella città ligure. Burlando fino a tre anni fa ha ricoperto la carica di vicequestore, e mette in guardia dai numeri facili di Pisanu: «Così si rischia di criminalizzare gli immigrati e di mistificare la realtà - spiega - Bisogna considerare che molti immigrati sono accusati di piccoli reati e spesso hanno maggiori difficoltà degli italiani a usufruire degli sconti di legge, perché sono penalizzati all'origine, hanno minori riferimenti.
Certo, chi non ha il permesso di soggiorno cade più facilmente nella criminalità. Ma è la clandestinizzazione che deve essere combattuta». Risponde per le rime anche il verde Alessandro Metz, consigliere regionale, che a breve andrà al processo di appello per una manifestazione del 1998 contro il cpt di Trieste, che in seguito fu chiuso. Il Friuli è la spina nel fianco del ministro Pisanu, che vorrebbe aprire sulla frontiera orientale un cpt a Gradisca d'Isonzo ma ha sempre trovato una ferrea opposizione dei movimenti ma anche degli enti locali, dal Comune fino alla Regione: «Come amministratore ritengo che i cpt siano fonte di tensione, altro che difesa della comunità. Il nostro territorio nasce da un modello di accoglienza. Quello della destra mira invece alla criminalizzazione dell'altro, e in particolare del clandestino, emblema della precarietà. Ci opponiamo a questa logica. Spero che lo faccia anche tutto il centrosinistra».
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