ANTONIO MASSARI
Alla maggioranza dei governatori italiani, che si sono dati appuntamento a Bari per l'11 luglio, da ieri si affianca anche Magistratura democratica: «Il nostro supporto al Forum per la chiusura dei Centri di permanenza temporanea è scontato, anche se formalmente non l'abbiamo ancora deliberato», commenta Franco Ippolito, presidente nazionale di Md. In appena due settimane, da quando il presidente pugliese Nichi Vendola ha lanciato l'appello con un intervista al manifesto, le adesioni al Forum si sono moltiplicate: sul fronte istituzionale hanno raccolto l'invito undici governatori mentre, per quanto riguarda la società civile, si sono mobilitate la Fiom-Cgil, l'Asgi (associazione studi giuridici sull'immigrazione) e, da ieri, anche Magistratura democratica.
Amnesty international ha lanciato accuse inquietanti: l'Italia sottopone a detenzione un alto numero di richiedenti asilo violando il diritto internazionale
Questo rapporto evidenzia che i diritti umani non sono violati solo nei paesi poveri ma anche in Europa e qui in Italia. Non possiamo restare indifferenti: nessuno, se davvero pensa che i diritti fondamentali delle persone siano inviolabili, può restare indifferente. Soprattutto noi giuristi. Credo che vada ripensata la strada imboccata dal nostro paese con l'etichetta di detenzione amministrativa. E' con questa etichetta che copriamo le violazioni dei diritti umani.
Si riferisce ai Cpt?
E' nei Cpt che, per una sanzione amministrativa, si pratica la detenzione. C'è una netta differenza tra una sanzione amministrativa e una penale: la prima non deve incidere sulla libertà personale. Ogni volta che questo succede siamo in forte tensione con la Costituzione, un sistema incentrato sull'articolo 13, che sancisce l'inviolabilità della libertà personale se non per atto dell'autorità giudiziaria. Possiamo anche illuderci che non si tratti di detenzione penale, bensì di una sanzione amministrativa, ma resta il fatto che si incide sulla libertà delle persone: ogni volta che manca la libertà di uscita da un luogo, puoi chiamarla come vuoi, ma sempre di detenzione si tratta. Purtroppo siamo di fronte a una politica in espansione: ho il timore che anche i previsti Centri di identificazione si avviino sulla stessa strada. Di fronte a gente che chiede asilo e rifugio dovremmo mostrare il volto dell'accoglienza, non quello del trattamento detentivo. Stiamo violando i diritti universali dell'uomo sanciti nel 1948.
E' una tendenza solo italiana oppure riguarda anche l'Europa?
Siamo in presenza di una crisi dell'Europa. Una crisi evidente per chi vuole farne un'area di diritti e di giustizia. Una crisi di fiducia, perché non sono effettivi gli impegni presi solennemente, per esempio, con la carta di Nizza: l'articolo 1 dice che la dignità umana è inviolabile, che deve essere rispettata e tutelata. I Cpt rispettano la pari dignità di ogni uomo? A me pare che il contrasto con l'articolo 1 sia clamoroso. E anche con l'articolo18, che prevede il diritto d'asilo: in Italia non esiste. Badi che non si tratta di una concessione: è un diritto. L'articolo 19 vieta le espulsioni collettive: bene, per le espulsioni verso la Libia abbiamo subito una solenne stroncatura dalla Corte diritti umani di Strasburgo, che non applicava la carta dell'Unione, ma la Convenzione dei diritti dell'uomo. Il secondo comma dell'articolo 19 prevede che nessuno possa essere allontanato, espulso o estradato verso uno stato in cui esiste un rischio serio di pena morte, tortura, trattamenti inumani o altre pene: se chiediamo alla Libia di fare il «lavoro sporco» che non vogliamo più fare, cioè di intercettare la gente per rimandarla a casa, possiamo solo illuderci di rispettare i diritti umani.
Quanto pesa questa flessione dei diritti sui cittadini italiani ed europei?
E' misurando la condizione dei più deboli che si controlla l'effettività dei diritti. E i più deboli sono gli immigrati: attraverso il rispetto dei diritti umani, per quanto riguarda loro, misuriamo lo stato di salute del nostro Paese. Devo ammettere, purtroppo, che siamo molto preoccupati.