Sequestro di persona, abuso dei mezzi di correzione, violenza privata e minacce: è stato condannato a un anno e quattro mesi don Cesare Lodeserto, ex-direttore del Centro di Permanenza Temporanea pugliese Regina Pacis di San Foca, dopo le denunce di un gruppo di migranti che erano stati “ospiti” del Cpt nel 2002.
A nulla è valsa una strategia difensiva che ha incredibilmente puntato tutto sull’«intrinseca inattendibilità» dei maghrebini che lo stavano accusando. Dopo sei lunghe ore di camera di consiglio il giudice Annalisa De Benedictis ha deciso di credere a 17 uomini che hanno raccontato come fra le mura del Cpt di Don Cesare fossero all’ordine del giorno violenze e maltrattamenti di ogni tipo. Un posto dove gli “ospiti” potevano essere picchiati «per i più futili motivi, anche se solo si lamentavano per il caldo o se arrivavano tardi a colazione» come ha raccontato in aula Montassar Souden, uno dei testimoni al processo.
In particolare i fatti che hanno portato prima all’arresto e poi alla condanna di don Cesare risalgono alla notte tra il 21 e il 22 novembre del 2002, quando nel centro di accoglienza si verificò un maxi tentativo di fuga da parte di una ventina di magrebini. Riportati nel cpt i migranti, come 17 di loro hanno testimoniato in aula, furono sottoposti ripetutamente a percosse, punizioni corporali ma anche a violenze psicologiche, come quella di essere costretti a mangiare carne di maiale "servita" su un manganello . Per questo reato in particolare sono stati condannati a un anno e 4 mesi anche i due carabinieri Vito Ottomani e Francesco D'Ambrosio. Per altri cinque carabinieri, in servizio al tempo dei fatti, la pena è di un anno di reclusione. Condannati a un anno e due mesi Giuseppe Lodeserto (nipote di Don Cesare) e la sua compagna Natalia Vieru e infine nove mesi a 4 operatori e medici colpevoli di aver falsificato i referti medici relativi alle violenze. Per tutti l'aggravante di aver agito con crudeltà
L'ex-direttore del centro è ancora coinvolto in una inchiesta, assieme ad altri, per sequestro di persona, abuso dei mezzi di correzione, minacce, calunnia e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina dopo le accuse di alcune donne dell'est, anch'esse ospiti del Regina Pacis, e che per questo fu arrestato l'11 marzo scorso rimanendo ai domiciliari sino al 17 giugno.
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