Pontificio Consiglio: "Gli immigrati sono importanti per la società" Il dicastero non si inserisce però nella polemica sul reato di clandestinità
Immigrati, dalla Cei stop sui Cpt "Anche i clandestini sono risorsa"
Non permettere i ricongiungimenti mette a rischio l'unità familiare Bagnasco: "Non c'è rischio che la religione sia asservita al potere"
ROMA - Il cardinale Angelo Bagnasco chiede che "i cpt siano davvero temporanei". A rafforzare le parole del presidente della Cei anche il testo del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti secondo cui "gli immigrati sono una risorsa per le società in cui lavorano, qualunque sia il loro status legale, ed è loro diritto che venga affrontato il problema della separazione familiare, temporanea o prolungata".
Nonostante arrivi in un periodo di intenso dibattito sulla presenza di irregolari in Italia, il documento del Pontificio Consiglio, contenuto nel comunicato finale dell'Assemblea Plenaria che si è tenuta in Vaticano, non fa riferimento all'ipotesi che l'immigrazione clandestina venga classificata come reato. Si focalizza invece sul diritto al "ricongiungimento familiare nei Paesi di accoglienza". Diritto che "andrebbe riconosciuto come riscontro dell'apporto che i lavoratori immigrati danno alle economie dei paesi di accoglienza".
Il dicastero vaticano osserva che i Paesi stanno restringendo sempre più la possibilità di dare ai cittadini immigrati questo diritto. E questo "avrà certamente effetti a lungo termine". Secondo quanto spiegato nel testo, "quando un migrante è lontano da casa, il proprio partner resta da solo a prendersi cura dei figli e ad educarli ed è costretto a farsi carico delle responsabilità di entrambi i genitori". I rischi che possono derivare da questa situazione sono "tensioni familiari e perfino una rottura permanente, come nel caso in cui il migrante intrattenga una nuova relazione". "La condizione di perenne lontananza è - sostiene ancora il Pontificio Consiglio - una sfida per queste famiglie e anche per coloro che si occupano di assisterle pastoralmente".
Rispondendo alle domande dei giornalisti al termine dell'assemblea generale della Cei, Bagnasco ha anche sottolineato che "non c'è li pericolo di una religione civile. La religione ha una ricaduta sul piano sociale e pubblico come ho ricordato, ma ciò non significa la creazione di una religione civile al servizio del 'trono'" Parole che sembrano una replica alle critiche mosse al discorso con cui ieri il Papa aveva elogiato il "nuovo clima politico" in Italia.
Quindi, interpellato sulle recenti dichiarazioni di Massimo D'Alema sul rischio di potenza per la Chiesa, il cardinale ha affermato che "la laicità attinge la sua sorgente nello stesso Vangelo, 'date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio' è un valore radicato nel Vangelo al quale la Chiesa tiene sia per il bene dello Stato sia per il bene della Chiesa".
Infine, sempre riguardo al rapporto con la politica, Bagnasco ha detto che la Cei giudicherà il governo dai risultati: ''Noi guardiamo i frutti delle cose, e i frutti possono venire da qualunque fonte''. E ha precisato che "non è assolutamente in programma, almeno per il momento" un suo incontro con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
(30 maggio 2008)
http://www.repubblica.it/2008/05/sezioni/cronaca/sicurezza-politica-6/vaticano/vaticano.html
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