50 anni di genocidio e guerra in Sudan
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Una sola razza: quella umana




Le immagini delle cariche della polizia al Cairo contro i profughi del Darfur e gli almeno venti morti conseguenti, dovrebbero scuotere le coscienze di noi telespettatori occidentali.
Abbiamo così scoperto che più di tremila profughi erano accampati davanti alla sede delle Nazioni Unite per chiedere di trovare un luogo dove poter vivere. A quanto pare le risposte che gli sono state fornite sono state gli idranti e i manganelli della polizia egiziana.
E una logica evidente collega queste notizie di persone in fuga da guerre e condizioni di vita impossibili, con quelle degli sbarchi sulle coste siciliane, o con le vicende degli esuli politici che occupavano la casa di via Lecco a Milano.
Di nuovo ci troviamo di fronte a spiegazioni troppo semplici, se non addirittura colpevoli: le guerre etniche, sono popolazioni tribali che hanno sempre vissuto così. Ne consegue che ogni atto umanitario da parte dell'occidente appaia come un'azione caritatevole non dovuta, ma generosamente elargita.
Non è così. Le cause della povertà e delle guerre sono da cercare soprattutto nei rapporti economici e di dominio, e la logica dell'identità etnica ci porterà sempre più verso il baratro.
Ribadiamolo, è scientificamente provato, esiste una sola razza: quella umana


Da Associazione per i Popoli Minacciati


APM


50 anni di indipendenza del Sudan (1. gennaio 2006)

50 anni di genocidio e guerra in Sudan

Bolzano, Göttingen, 30 dicembre 2005

In Sudan negli scorsi 50 anni oltre 3,5 milioni di persone, quasi esclusivamente africani neri di credo cristiano, musulmano o animista, sono rimaste vittime del genocidio, della guerra civile, sono state messe in fuga e hanno subito gravi violazioni dei diritti umani. Il bilancio dei primi 50 anni di indipendenza del Sudan, ottenuta il 1 gennaio 1956, è tragico, ma le unità militari del Sudan settentrionale avevano iniziato a massacrare lavoratori del Sud-Sudan già prima dell'ottenimento dell'indipendenza e con il beneplacito dell'amministrazione britannica.


Due intere generazioni di Dinka, Nuer, Shilluk, Bari, Zande e di altri popoli del Sudan meridionale non hanno mai conosciuto la pace. In quella parte del paese oltre 2,5 milioni di persone sono morte per il genocidio perpetrato fin dai primi giorni dell'indipendenza sudanese. Anche i popoli Nuba nella regione Kordofan, vicina al Sud-Sudan, sono stati vittime del crimine di genocidio: l'incaricato speciale dell'ONU Gaspar Biro ha infatti documentato la morte di circa 500.000 persone tra il 1987 e il 2003. Il genocidio commesso dal governo militare arabo-islamico continua tuttora nel Sudan Occidentale nella regione del Darfur. Dal 2001 le vittime dei crimini contro l'umanità commessi dalle milizie arabe e dalle unità del regime militare sono state circa 400.000, prevalentemente africani neri di religione musulmana. Ogni giorno ci sono nuovi omicidi, sia nel Darfur sia sulla costa orientale del Sudan nella terra dei Beja.


Secondo l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) il Sudan è un ottimo esempio di sviluppo deviante dello Stato in molte parti dell'Africa. La potenza coloniale britannica creò il Sudan unendo in un solo paese arbitrariamente popoli e persone di lingua araba e lingue africane, senza tenere in considerazione il diritto partecipativo della maggioranza nera. Per decenni le democrazie occidentali e le dittature comuniste sostennero i diversi regimi militari e i governi parlamentari arabo-islamici di Karthoum, fornirono armi e inviarono consiglieri militari.


In questo modo la Comunità Internazionale e le Nazioni Unite hanno continuamente annullato ogni possibilità per porre termine ai crimini contro l'umanità commessi in Sudan e hanno fallito nel garantire alle popolazioni un pace duratura. L'unico successo finora registrato è stato l'Accordo di Pace tra il Nord e il Sud-Sudan quasi imposto dagli USA nel 2005 che ha per lo meno posto fine a un genocidio contro la popolazione nera della regione, che con varie interruzioni continuava da 50 anni. Ma anche questo processo di pace è tutt'altro che avviato e difficilmente potrà arrivare a buon fine fintanto che la Comunità Internazionale continua a tollerare il genocidio in corso nel Darfur. Solamente un Sudan federale e democratico, che preveda l'autodeterminazione rispettivamente per la popolazione nera e quella araba, potrà garantire pace e continuità al paese.



lunedì 2 gennaio 2006.


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