Diario di un operatore umanitario dalla capitale libanese Le esplosioni, il mare, il bisogno di normalità
Bombe, morte, bar e McDonald's Beirut prova a vivere sotto la guerra
In un parco una vecchia che dorme all'aperto con i nipotini ci fa il segno di vittoria
di MARCO FRATTINI Video Producer Programma Alimentare Mondiale (PAM*)
Beirut dopo un bombardamento BEIRUT - Mi svegliano una serie di esplosioni, guardo fuori dalla finestra ma è ancora buio. Mi giro nel letto e cerco di riprendere sonno, ma è difficile, con i vetri della finestra che continuano a tremare. Decido di accendere il televisore, sono le quattro di mattina e su un canale arabo vedo le immagini in diretta di quello che ascolto dal vivo.
Mi addormento e quando riapro gli occhi la tv è ancora accesa. Mostra le immagini di quattro ponti appena distrutti, quelli che collegavano il nord del paese a Beirut e che i nostri convogli umanitari percorrevano ogni giorno.
Esco dall'albergo per andare a filmare una distribuzione di cibo al parco di Suanaya. Cammino lungo la corniche che assomiglia un po' a quella di Marsiglia, il lungomare è bellissimo, a sinistra il Mediterraneo le cui acque hanno depositato sulla costa uno strato di petrolio melmoso perso qualche giorno fa da una centrale elettrica distrutta da un missile, e a destra Starbuck, Hard Rock cafè e Mc Donald con il pagliaccio di plastica colorato seduto su una panchina. In lontananza vedo un pallone aerostatico ancorato a terra, come quello che fa salire i turisti oltre le cime degli alberi a Villa Borghese, a Roma.
Nel centro di Beirut qualche palazzo dilaniato dalla guerra civile che aveva insanguinato il Libano parecchi anni fa, si specchia nelle vetrate di quelli ipermoderni di una città dove i campanili e i minareti convivono, per ora, in pace.
Siamo nell'occhio del ciclone, ma la vita sembra continuare normalmente, sushi bar, tavolini al sole, skaters con le treccine giamaicane, maggiolini cabrio, donne coi veli e mode ultraoccidentali, una mini minor con su scritto wash me all'entrata di un autolavaggio. Ci ricordano che però siamo in una zona di guerra due fortissime esplosioni, verso le otto della sera. Eravamo tutti nell'ufficio delle Nazioni Unite e tutti insieme ci siamo fermati e guardati per un momento negli occhi. Qualcuno è salito in terrazzo, ma c'era solo il rumore di un aereo che passava nel cielo.
I nostri colleghi libanesi che sono tornati nelle loro case stanno bene, ma ci dicono che ci sono molti morti e una fuga di massa dal quartiere colpito verso il parco di Sanaya nel centro della città, dove già sono accampate centinaia di famiglie. Domani mattina torneremo al parco a portare loro altro cibo.
Tra le tante persone che nel parco dormono all'aperto, facendo scudo con il corpo ai bambini, c'è una vecchia signora sdraiata nel retro di un pulmino, con il portellone aperto. Quando mi sono avvicinato, il figlio mi ha chiesto di riprenderla con la telecamera in modo che il mondo possa vedere. E io l'ho ripresa, in modo che il mondo possa vedere e, spero, anche capire. La vecchia signora ha settant'anni, e da giorni non fa altro che starsene sdraiata lì, privata di tutto, anche delle proprie forze. Con quel poco di energia che le è rimasta, quando sto per fotografarla alza il braccio e con la mano fa il segno della vittoria. Erano le due di pomeriggio e all'interno del pulmino ci saranno stati 45 gradi.
(2a puntata. Clicca per leggere la prima) *Il PAM ha lanciato una campagna SMS Emergenza Libano. Inviando un SMS al 48581 (con qualsiasi operatore) si dona 1 Euro.
(9 agosto 2006)
http://www.repubblica.it/2006/08/sezioni/esteri/medio-oriente-12/diario-del-pam2/diario-del-pam2.html
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