RIPUDIARE LA GUERRA O LA COSTITUZIONE ?
Il governo italiano rifinanzia la «missione militare» in Afganistan. Il governo italiano decide così di accettare la guerra «come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Questa decisione è compatibile con la lettera e con lo spirito dell'articolo 11 della Costituzione?
Il governo italiano è determinato a violare l'articolo 11 della Costituzione? I componenti del governo hanno giurato di rispettare la Costituzione. I componenti del governo sono determinati a violare i loro giuramenti?
Al 30 giugno, quando il governo decide di protrarla, la guerra in Afganistan è durata già quanto la seconda guerra mondiale. Nessun presidente o ministro ha detto a quale risultato raggiungibile miri la guerra in Afganistan; nessuno sa seriamente dire che cosa dovrebbe o potrebbe accadere per considerarla conclusa. La guerra in Afganistan è potenzialmente una «guerra infinita».
Il governo italiano ribadisce la partecipazione a questa «guerra infinita».
L'aggressione all'Afganistan è avvenuta per scelta unilaterale nell'ottobre 2001 senza alcuna parvenza di legalità internazionale, in violazione dello Statuto delle Nazioni Unite. Le sole ragioni addotte per la rinnovata partecipazione dell'Italia sono di appartenenza e di subordinazione. Ragioni false, peraltro. Non ha fondamento o contenuto l?affermazione che, rifiutando la partecipazione a questa guerra, l'Italia «uscirebbe dall'Europa». È altrettanto improbabile che rifiutarsi a questa guerra comporterebbe per l'Italia «uscire dalla Nato».
Ma sarebbe un danno uscire da un'alleanza militare nata come difensiva per un'area e divenuta strumento di aggressione in altre parti del mondo? La sottomissione supina e cieca dell?Italia alle decisioni di questa Nato è compatibile con la Costituzione?
Ed è compatibile con la Costituzione ignorarne l'articolo 67: « Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato»?
L'aggressione violenta di apparati e media a parlamentari che intendono rispettare l'articolo 11 testimonia una illegalità e un'incultura preoccupanti.
Si ritiene che «la coscienza» dei parlamentari meriti rispetto quando si parla di un grumo di cellule, ma non abbia diritto ad esprimersi sulla vita o la morte di esseri umani già perfettamente formati? Quali che siano le ragioni che inducono altri a ''modulare'' con disinvoltura le convinzioni sulle opportunità, abbiamo il massimo apprezzamento per chi antepone la coerenza morale e politica a qualsiasi genere di convenienza.
EMERGENCY 30 giugno 2006
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