Scuola, nelle professionali di Milano 4 studenti su 5 sono stranieri
Queste scuole, che permettono un inserimento rapido nel mondo del lavoro, sono scelte soprattutto dai figli degli immigrati, mentre i ragazzi italiani preferiscono i licei scientifici e gli istituti tecnici. Il boom è esploso quest’anno in seguito alla riforma Moratti. Negli istituti, corsi di lingua per superare le difficoltà dell’integrazione
Il boom degli stranieri nelle scuole di Milano di Zita Dazzi
Si chiamano Juan, Jasmina, Mohamed, Roy, Eveline, Greta. Parlano le lingue dei cinque continenti, ma studiano in italiano, nelle scuole superiori di Milano. In particolare negli istituti professionali di Stato, dove, complice la riforma Moratti, ormai i ragazzi stranieri sono la maggioranza. Gli italiani, in vista dei cambiamenti annunciati dal ministro, sono fuggiti verso i tecnici e gli scientifici, mentre queste scuole - che rilasciano un diploma professionale e che avviano direttamente al lavoro con diversi stage nelle aziende - sono diventate meta privilegiata dei giovani stranieri che sperano in un inserimento rapido nel mercato del lavoro e che sfruttano la loro padronanza delle lingue per ottenere il titolo di studio.
Nelle prime classi di istituti di antica fama come il turistico Bertarelli, il commerciale Marignoni e il meccanico Marelli , gli stranieri arrivano addirittura all’80 per cento degli iscritti. Un quarto di questi studenti arriva dalle Filippine, altrettanti sono latino americani, un 10 per cento è costituito da arabi, percentuale analoga ai ragazzi dei paesi dell’est europeo. Ma nei professionali milanesi, sono rappresentate oltre trenta comunità nazionali, dallo Sry lanka, al Togo, dagli Emirati Arabi Uniti alla Cina.
E basta entrare in una di queste scuole per rendersi conto con un colpo d’occhio dell’avvenuta trasformazione: nei corridoi e nelle classi, chador e occhi a mandorla sono perfettamente amalgamati con i pantaloni a vita bassa dei ragazzi milanesi.Già da due anni i presidi di queste scuole superiori avevano notato l’aumento graduale delle domande di iscrizione da parte degli immigrati. Ma le percentuali restavano sempre attorno al 20 per cento, non lontane dal 12,6 per cento medio nelle superiori cittadine. Da quest’autunno, invece, nelle professionali il fenomeno è esploso, tanto che anche il provveditorato agli studi sta monitorando la situazione per capire che intervenire per sostenere il docenti impegnati nella nuova sfida.
“La presenza degli immigrati per noi è un arricchimento – assicura Teresa Capra, preside del Bertarelli – Certo, bisogna impiegare molte energie per aiutarli ad inserirsi. Molti di questi ragazzi hanno chiesto l’iscrizione ma non padroneggiano ancora la lingua. Alcuni frequentano i corsi serali, perché di giorno lavorano. Bisogna aiutarli ad andare avanti”.
Per questo già dalla primavera scorsa, ancora prima quindi dell’inizio del nuovo anno scolastico, sono partiti corsi di italiano a diversi livelli, con il sostegno del Comune e della Provincia di Milano. “Nelle classi plurilingue ci possono essere problemi didattici – spiega la sociologa Graziella Favaro, che per conto della Provincia e della cooperativa “Come” segue l’evoluzione di questo fenomeno – I programmi vanno aggiornati. Non tutte le scuole sono in grado con i pochi mezzi forniti dallo Stato di trasformare questa presenza in un’occasione di crescita invece che in un’emergenza”.
Anche l’Ismu, l’Istituto per lo studio della multietnicità della Fondazione Cariplo, e la Fondazione Aliante hanno messo a punto un progetto di sostegno agli stranieri nei professionali Schiaparelli e Gramsci: “L’obiettivo è mettere a punto una metodologia didattica che favorisca l’integrazione. E questo è possibile quando c’è un “gruppo classe” accogliente – spiega Silvana Cantù dell’Ismu – Noi formiamo gli studenti affinché diventino loro stessi mediatori culturali e scolastici”. In pratica in ogni classe vengono scelti alcuni ragazzi, in base alle loro capacità relazionali di mediazione e di ascolto, affinché diventino tutor degli altri, cioè li aiutino nello studio e nella comprensione delle materie più difficili. “Cerchiamo di creare contesti di apprendimento facilitanti sia per gli italiani sia per gli stranieri – aggiunge la Cantù - ”. l’importante per noi è che attraverso la scuola tutti i ragazzi sviluppino competenze sociali, e non solo cognitive. Questa è la strada della vera integrazione”.
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