Piacenza: per la prima volta l'ente pubblico gestisce direttamente la selezione
Anna Anselmi
Il Comune di Piacenza per la prima volta gestirà direttamente l'attività di mediazione culturale e linguistica per aiutare l'ingresso nella scuola dei bambini stranieri. E' uscito il bando di concorso per sei posti di mediatore culturale. La loro attività si articolerà in due momenti fondamentali: in aula accanto ai piccoli che devono ancora ambientarsi e allo sportello informativo sulla Scuola per minori stranieri, attivo da qualche mese negli uffici del Settore Formazione Infanzia, in via Beverora, 59. Sei le aree geografiche, che rispecchiano l'eterogenea composizione dell'immigrazione locale: Maghreb, Africa Sub-Sahariana, Albania, ex-Jugoslavia, America centro-meridionale e un generico “altro”, da noi il mosaico etnico-linguistico si manifesta in un centinaio di etnie. La presentazione delle domande scade il 12 marzo e consentirà di stilare una graduatoria di durata biennale, sulla base dei titoli e di un colloquio su motivazioni e competenze. Entro aprile i mediatori selezionati dal Comune dovrebbero già operare sul campo, in relazione alle richieste avanzate dai singoli istituti. In realtà per chi opera nel mondo della scuola, i mediatori culturali non sono una novità, ma fino a ieri il Comune si limitava a fornire contributi alle associazioni che poi si organizzavano autonomamente, rapportandosi con le esigenze rilevate da dirigenti scolastici e docenti. Un capitolo questo destinato ad affiancarsi al nuovo percorso. Nella decisione del Settore Formazione Infanzia Diritto allo Studio c'è chi ha visto una prima risposta concreta alle problematiche esposte nero su bianco dai docenti della scuola “Anna Frank” nei mesi scorsi, provocando infuocati confronti. Sicuramente da parte del Comune c'è la presa d'atto di «un fenomeno rilevante e complesso, che non ha caratteristiche di contingenza» come spiega il dirigente Luciano Fornaroli, precisando tuttavia come gli studenti stranieri non debbano essere considerati una categoria problematica in sé: «Esiste un gap iniziale, che rende necessario un aiuto per l'inserimento, in quanto i bambini non conoscendo la lingua, non riescono a seguire le lezioni. Una volta risolto questo aspetto, la presenza in classe di compagni stranieri è un arricchimento». I mediatori culturali entrano in campo sui nuovi arrivi, con la funzione di rendere meno traumatico l'incontro tra due culture. Il loro contributo dovrebbe anche permettere il dialogo tra la scuola e i genitori dei bambini, favorendo l'integrazione tra le due anime di Piacenza, oggi al 4° posto tra i capoluoghi di provincia nel rapporto tra popolazione italiana e numero di immigrati, spesso interi nuclei familiari molto giovani. I dati statistici sull'immigrazione, presentati dalla Provincia nei mesi scorsi, valutano che il 24.8 per cento della popolazione straniera residente nel Piacentino abbia meno di 18 anni.
Anna Anselmi
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