Eleganti, frenetici, rumorosi i mille volti di "Terra Madre"
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Eleganti, frenetici, rumorosi i mille volti di "Terra Madre"


- TORINO - Le più eleganti sono le donne del Senegal, un mix felice di marrone e verde brillante. I più buffi sono i giapponesi. Indossano le tute bianche che usano per allevare le api da miele e qui a Terra Madre vogliono proporre un loro brevetto che mostrano con orgoglio a chiunque si mostri incuriosito. La più fotografata è la ragazza del Sud Africa che sfoggia frange di perline multicolore sull'abito nero. Le più frenetiche nello scattare fotografie al cellulare sono le ragazze del Marocco, che in abiti e veli bianchi per coprire i capelli vanno su e giù per immortalare l'evento. I più rumorosi sono i delegati afgani. I più seri, e anche giovanissimi, sono gli svedesi nel loro costume tradizionale che si chiama gakti. Il PalaIsozaki, teatro olimpico che con il suo gioco di specchi nell'ingresso rimanda l'immagine dei delegati in coda in attesa dell'accreditamento, ospita l'apertura ufficiale della quarta edizione di Terra Madre (data di nascita autunno 2004), un evento in costante crescita, luogo di incontro e di babele di lingue che si intrecciano.

Cinquemila persone accorse per seguire l'evento e all'appello mancano molti africani e tutti quelli transitati da Parigi e lì bloccati per gli scioperi che stanno paralizzando la Francia. Abbracci e strette di mano per Carlo Petrini che al termine della cerimonia iniziale scende dal palco circondato da fan in arrivo da 162 diversi Paesi. Cinque interventi in cinque diverse lingue indigene, in rappresentanza di cinque continenti. Apre un ieratico delegato della comunità "Gamo" che tiene in mano un'erba "simbolica". Lo segue un esponente dei "Sami", l'etnia nativa del nord Europa che vive nella regione Sapmi, fra Svezia, Norvegia, Finlandia e Russia.

A tutti loro Petrini dedica il suo intervento: "Dobbiamo imparare a difendere i saperi tradizionali, perché sono questi che forniscono gli strumenti indispensabili per la vita. Abbandonarli ci rende più poveri e deboli". Non è un caso che indigeni, donne, contadini e anziani, i veri depositari di questi saperi "sono le persone meno considerate dalla politica e dai media. Ma sono le persone più umili quelle che preservano la terra".

(21 ottobre 2010)

http://www.repubblica.it/solidarieta/cibo-e-ambiente/2010/10/21/news/eleganti_frenetici_rumorosi_i_mille_volti_di_terra_madre-8315465/

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