Romeo «sgombero,polizia» e la sua maestra
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Romeo
«sgombero,polizia»
e la sua maestra



 
di Silvia Borsani




MILANO - “Non ho parole. Non posso continuare a sentir parlare di ‘emergenza Rom’ se non pensando che l’emergenza è il degrado in cui costringiamo a vivere queste famiglie. Per me la vera emergenza ha il volto di un bambino di sei anni che non vede l’ora di tornare a scuola e non può farlo”. Parole di Silvia Borsani, maestra elementare nel quartiere di periferia della Bovisa, che racconta in una toccante lettera (vedi lancio delle 11.06) la condizione del piccolo Romeo, bambino rom che nei suoi primi sei anni di vita ha vissuto più volte l’esperienza dello sgombero e che da appena due settimane frequentava la scuola di via Guicciardi “sempre puntuale e motivato”, ricorda la sua maestra, dopo aver dovuto interrompere la frequenza della scuola di via Feltre per lo sgombero del campo di via Rubattino, dove viveva con la sua famiglia. Da oggi Romeo sarà costretto di nuovo a interrompere il suo percorso scolastico: questa mattina le forze dell'ordine hanno sgomberato il piccolo insediamento creato dalla sua e da altre 6 famiglie rom, una quarantina di persone in tutto, all'interno di un capannone industriale abbandonato in zona Bovisasca.

“Sono famiglie provenienti dallo sgombero di via Rubattino - racconta Stefano Pasta, volontario del servizio rom della Comunità di Sant'Egidio -: tra loro ci sono due bambini che frequentano la scuola di via Guicciardi e che andavano a scuola in zona Rubattino già dal settembre 2008, con un percorso che stava andando molto bene. Dopo lo sgombero di via Rubattino, a febbraio sono stati sgomberati prima dalla zona Bovisa (via Siccoli), il giorno successivo da Quarto Oggiaro, poi hanno trovato un capannone abbandonato alla Bovisasca e oggi il nuovo sgombero, che fa sì che la continuità scolastica non possa continuare”.

La Comunità di Sant'Egidio conosce queste famiglie dal 2008 e scommette sulla loro volontà d'integrazione, sulla scorta di altre esperienze andate a buon fine: “Abbiamo portato all'autonomia abitativa due famiglie provenienti dallo sgombero di via Noale e abbiamo iniziato lo stesso percorso per altre 5 nuclei sgomberati da via Rubattino -continua Pasta-: ora vivono in appartamenti ad affitto calmierato e già dopo un anno alcuni di loro sono diventati in grado di pagare un affitto a prezzi di mercato. Gli sgomberi costano molto e spostano il problema senza risolverlo: il vero modo per avere una città senza baracche è investire in percorsi di accompagnamento all'autonomia abitativa”. Storie di integrazione possibile, in una città dove sono già stati effettuati 28 sgomberi dall'inizio dell'anno, oltre 200 dal 2007.

 




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