''Corriere del Veneto" , 25/10/2003
Massimiliano Melilli
Zanotelli alla scuola dei poveri, viaggio a Nairobi

Il 24 febbraio 1988, a mezzanotte, un uomo lascia in aereo il mondo dei ricchi e si avventura all’emisfero sud, quello dei poveri. Destinazione: Nairobi, capitale del Kenya. Su quel volo c’è un missionario comboniano, veneto. Si chiama Alex Zanotelli. Ma il suo viaggio inizia dalla fine delle inchieste di “Nigrizia”, quando da direttore della rivista (1978-1987) scoperchia gli scandali sulla malacooperazione internazionale e sui traffici di armi. Silurato da una connection partitico-vaticana, è tra il fango dei dannati della terra di Korogocho, la baraccopoli alle porte di Nairobi, che padre Alex troverà la sua dimensione di uomo nel nome del Vangelo.
Il diario di quest’esperienza oggi è un libro utile (per capire) edito da Feltrinelli, Korogocho. Alla scuola dei poveri, di Alex Zanotelli. Ora che il testo è realtà, i curatori confessano: “L’idea di fare questo libro non poteva venire da uno che persino da direttore di una rivista stampata si autodefiniva ‘uomo della parola e non della scrittura’. Ci sono voluti quattro anni per convincerlo a un’intervista lunga davanti a un registratore, sempre timoroso com’è che la sua persona - e non i poveri e il Dio/Abbà - finisse indebitamente al centro dell’attenzione”.
“Fa strada ai poveri senza farti strada” è il monito di don Lorenzo Milani che padre Zanotelli ha sempre in mente. Tornato stabilmente in Italia l’anno scorso, ha trasferito fra i Beati costruttori di pace e la Rete Lilliput gli insegnamenti appresi negli otto anni vissuti tra gli slum di Nairobi, dove 60.000 ragazzi di strada si battono, con ogni mezzo, per sopravvivere. Di più. In Kenya, 700 persone muoiono ogni giorno di Aids, altri 50-60 di stenti e di fame. E’ la non realtà delle bidonville. Un inferno che l’Occidente troppo spesso ignora.
Racconta padre Zanotelli: “L’esperienza di vita in bidonville mi ha fatto capire il legame profondo che c’è tra fede e politica, tra fede ed economia. Non si può annunciare la Buona Novella rimanendo dentro situazioni assurde come Korogocho senza porre il problema del sistema politico, economico e strutturale entro cui i poveri sono costretti a vivere. Annunciare la Parola e scardinare il sistema è un tutt’uno (…). Dio non sceglie i poveri perché sono migliori dei ricchi; i poveri, sotto molti aspetti, sono peggiori (…) I poveri sono peccatori quanto i ricchi, ma Dio vuol bene loro perché sono poveri, perché sono schiacciati, sono emarginati. Lui li ascolta, Lui sta dalla loro parte perché sono così, non perché sono buoni”.
E’ in tale contesto che padre Alex grida il suo urlo di dolore: “Dio dove sei? Datti da fare”. Sullo sfondo, c’è una battaglia personale nel frattempo diventata sempre più collettiva, contro il collasso sociale dell’Africa, un continente che sembra aver voltato le spalle anche alla speranza. Tra le più pagine più significative di questo diario, sotto il profilo emotivo, c’è un ricordo che riaffiora dal capitolo “Alla ricerca di Dio”. A Gorogocho, padre Alex, per la prima volta, scopre il Mukuru, la discarica. Racconta il missionario: “No, non andare Alex, mi dicevano, tu non sai che cos’è la discarica! Ti ammazzano. Ormai l’avevo promesso. Ci sono andato. Mamma, la paura!... la paura che sentiamo tutti, è inutile che stiamo qui a prenderci in giro! E’ come scendere nei gironi danteschi: cataste di rifiuti fumanti, con una puzza infernale; gente che scava da tutte le parti e questi uccelli enormi – bangu, li chiamano – che lottano con uomini e donne per trovare cibo”.
Sono queste non persone, i vivi-morti di Nairobi. E quegli stessi volti che nascondono mille e poi mille drammi personali guidano il missionario lungo i sentieri di una fede fuori dal coro ecclesiale, dentro un percorso tormentato ma di carità. In nome del Prossimo. “In tutta la mia vita - scrive oggi Zanotelli - sono sempre stato in lotta con Dio, per cercare di capire come si può riconciliare Dio con la sofferenza innocente. E sono sempre stato convinto che se Dio c’è, non può che essere agli inferi, dunque in posti come Korogocho. E qui ho scoperto questo Dio non è neutrale, è profondamente schierato. Dio è il Dio degli schiavi e degli oppressi”.
Oggi padre Zanotelli vive in Veneto ma non ha smesso di fare il globetrotter della speranza. Sempre in viaggio, a raccontare la sua vita tra i poveri. “Pellegrino sulle strade d’Italia - spiega - buona parte del tempo lo spendo con persone che hanno voglia di parlare e di essere ascoltate. Dopo ogni incontro pubblico c’è così tanta gente che si mette in fila semplicemente per parlare… Ho la sensazione che noi preti abbiamo abbandonato uno dei nostri compiti fondamentali, che è l’incontro con l’altro, l’ascolto, la capacità di accoglierlo così com’è, di perdonarlo. Abbiamo lasciato questo agli psichiatri, agli psicologi…”.
Commovente, in chiusura di testo, la lettera aperta di Arturo Paoli all’autore. Una postfazione a futura memoria: “Korogocho vuol dire confusione, caos, eppure seguendoti per mano in questo caos, che non conosco di vista ma ricostruisco perfettamente per la mia fantasia, ti vedo muovere come una persona assolutamente libera. Quella tua sofferente umanità che si piega sulle facce piagate di Aids, e sui cadaveri abbandonati nelle capanne, si muove come circondata di luce”. Già, la luce della solidarietà. Anche per questo, padre Alex Zanotelli è un uomo illuminato.
http://www.feltrinelli.it/SchedaLibroRecensioniInterna?id_recen=1268
http://www.feltrinelli.it/SchedaLibro?id_volume=5000147
|