Khalid arriva a Bologna
In un'isola tagliata col coltello, città del vostro Sud,
orecchini d'osso pendevano dai lobi di cinque mie sorelle
d'altopiano. Gente in tuta puzzava di benzina e proteggeva
i motori dalla sabbia. Io mangiavo in pentolini scrostati,
seduto sul gradino della strada, sporco di catrame e pesante
degli attrezzi. Corso via da casa, di furia e di tempesta,
ricordavo il sole rompersi a grani tra stuoie di stecche,
i quartieri svenati, marci, morti, e le colline disboscate.
Donne ridevano un riso che spariva, la strada incanalava
un vento d'olio, grasse navi suonavano motori con sordina.
Cinque mogli perdute, fiamme dei miei occhi, mi lanciarono
caute un'occhiata, senza farsi vedere a voltarsi per me.
*
Dicevano che il nostro bar era la base dello spaccio,
dava scandalo ai bambini della scuola qui vicino.
Hanno raccolto le firme, un migliaio, e a mia figlia
... mia figlia
chiamata in questura le han detto di chiudere un mese.
Clienti da vent'anni: mai più visti, e loro si son presi
tutto il bar. Adesso la gente fa l'arco quando passa,
tira i bambini che non guardino, e a parte quattro
o cinque pensionati non viene più nessuno che conosco.
L'altro giorno ero seduta pensierosa, uno m'ha fissato
e poi m'ha detto: "Hai l'espressione di mia madre".
Dove vanno d'inverno, quando chiudo? Dove dormono? Non so.
Ci sono taxi che li portano in campagna, avranno i loro posti.
*
Era l'ora che ogni stretto è Gibilterra accesa. Gli occhi
mi bruciavano di ossidrico, nuvole pesanti, lente gocce
calde, mosche che friggevano sui neon, ma poi una sorella
si è fermata, e mi batteva il cuore a guardarla da uomo.
Avrà avuto sedici anni, una goccia di aranciata le colava
dalla bocca, le braccia un paio d'ali di cotone rammendato,
e chiare le piante dei piedi. Non posso comprarvi né
adesso né mai, non fissatemi negli occhi che mi ammazzo.
Faccio il turno di notte, mi offrono da bere, non devo
stare in piedi né seduto, il bar non tiene sedie, fanno
apposta così non perdo tempo, ma io so stare in piedi,
non mi stanco a stare in piedi, cammino su sterrati
e sull'asfalto, scalcio i sassi che a voi vi fanno male,
ascolto, porto orecchie grandi e fini, di giorno tenetevi
l'Europa, la notte è quando l'Africa va in cielo, città
del vostro Nord, spaccato come vetro, mi fermate?
*
Poi è passata la volante e gli ha detto di spostarsi.
Ha strisciato due macchine e sono corsi fuori dalle case,
a picchiarlo e gridargli parole, e lui diceva che pagava,
a settembre gli fanno il processo. Ha ammazzato qualcuno?
Balbettava, lo tastavano dovunque, gli hanno tolto le scarpe
con quel freddo, fatto aprire la bocca cercavano
droga nascosta tra i denti, può darsi che ci fosse,
quando spacciavano i soliti italiani nessuno protestava.
io non sono il loro angelo custode. E poi non gli importa
di noi, argomenti non ne hanno e non chiedono mai niente.
Mi fa pena vederli tutti in fila, a dieci a dieci a bocca
aperta, i poliziotti che gli abbassano la lingua con le pile.
*
Spero che mio padre sia vivo, che le sue mogli dicano
di lui che è una montagna d'uomo, che battano i piedi
nel ballo e che il pozzo delle capre non sia asciutto,
che beva il suo latte e che comandi, scuotendo il bastone
di padre cacciatore, padre mungitore, padre di bastoni
e di montoni - che ballavi tra le pergole con il passo
dei vincitori, fammi scendere un poco nel tuo sonno,
è più forte del mio. Mi perdoni? E io, io ti perdono?
Dammi del latte bollente, signora, scaldami sul fuoco
una brioche e cinque uova, l'harissa ce l'ho io, metti
un cucchiaio di olio d'oliva che anche quello mi dà caldo,
fammi spargere il pepe nel latte, al venerdì una birra,
è festa al mio paese il venerdì, un giorno le cinque
sorelle mi arrivano a casa, un giorno porto voi che
non siete mai nati, che per morire siete troppo fini,
che avete muri e non avete casa, che avete fuoco
e non avete caldo, che insegnate coi pugni il vostro canto,
un giorno voi sentite il mio, vi porto sull'Atlante
e vi do ali, e voi direte: "Abbiamo soltanto sbagliato
la strada", e io vi dirò: "Di quanto l'avete sbagliata".
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Note
'Khalid arriva a Bologna': la voce in corsivo è quella della padrona del
bar che ha raccontato il fatto alla rivista forlivese "Una città", anno VI,
n. 47, gennaio-febbraio 1996, p. 16. All'altra voce ho prestato io il nome
e le parole.
ScriptaManent - 23-04-2004
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Luca Sossella Editore e il Gruppo Logos
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La poesia è notizia che rimane notizia, novità che resta nuova, diceva Ezra
Pound.
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Alessandro Carrera
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