Dedalus - anno scolastico 2003-2004
Dedalus - 10-08-2004
"Se andremo al governo non potremo scaraventare l’Italia in un terzo quinquennio di riforme che riformano riforme che avevano riformato altre riforme. Bisognerà dare certezze: serviranno interventi selettivi per correggere e migliorare le attuali ...
Dedalus - 14-07-2004
Da qualche giorno il quotidiano la Repubblica insiste su un’avvincente tesi: quella secondo cui la riforma Moratti porterebbe alla scomparsa della classe nella scuola primaria. Prima ha cominciato Mario Pirani, con l’articolo “Come si distrugge la ...
Dedalus - 31-05-2004
E’ scoppiata nei giorni scorsi un’accesa polemica fra l’Unità e il Ministro Letizia Moratti. Quale la ragione? Il 27 maggio l’Unità ha pubblicato in prima pagina un articolo dal titolo “Una lunga ora di religione”, dedicato alla firma di un’Intesa ...
Dedalus - 26-05-2004
Nella Circolare inviata ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali, il MIUR entra a piedi uniti nel merito della questione “adozione libri di testo”. In pratica si dice che, a fronte dei segnali che giungono da più parti circa ...
Dedalus - 19-05-2004
Un altro terreno di contenzioso sulla strada di questa “Riforma forzata”, che procede a colpi di mano senza preoccuparsi di riscuotere consenso e condivisione, è la questione dell’adozione dei libri di testo per il prossimo anno scolastico.

Com’è noto, i libri di testo devono essere “conformi”, oltre che a dettami di tipo tecnico-editoriale (numero pagine, formato, tipo di carta, ecc.), a quelli che sono i Programmi didattici vigenti. Nell’attuale situazione di passaggio dai Programmi didattici del 1985 e dalla legge 148/90 alla legge di Riforma della scuola primaria, non abbiamo ancora “nuovi programmi”, bensì un testo, le “Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati”, allegato al Decreto L.vo 59/2004, avente “valore transitorio”, in attesa appunto di programmi approvati secondo le procedure previste dalle norme legislative (vedi la stessa Legge delega n.53/2003, art.7).

Le case editrici hanno, nella gran parte dei casi, adeguato i libri di testo ai contenuti delle Indicazioni nazionali. Almeno i libri per le classi prime, seconde e terze di scuola elementare. Per le quarte e le quinte si prevede il testo in uso negli scorsi anni integrato da un fascicolo aggiuntivo con riferimenti aggiornati alle suddette Indicazioni, per quanto riguarda storia e geografia.

Le associazioni professionali degli insegnanti (CIDI, MCE,FNISM, Proteo, Legambiente, ecc.), come pure i principali sindacati scuola e i vari coordinamenti genitori-insegnanti, contestano questa modalità, sottolineando il fatto che le Indicazioni nazionali, frutto del pensiero ristretto di un ristretto gruppo di lavoro, non sono ancora i Programmi della scuola primaria. Rivendicano quindi l’autonomia delle scuole nella scelta degli strumenti metodologici più adeguati alla realizzazione del proprio Piano dell’Offerta Formativa (art.4, comma 5 del DPR 275/99, Regolamento sull’autonomia delle istituzioni scolastiche).

Ora, i tempi stringono. Le operazioni di adozione, di competenza dei Consigli di interclasse con la partecipazione dei rappresentanti di classe dei genitori (parere) e dei Collegi dei docenti (delibera), devono essere effettuate entro il mese di maggio.

Per mettere fuori gioco la possibilità di adottare i libri di testo cosiddetti “pre-riforma”, in uso cioè negli anni scorsi, il MIUR ha pensato bene di emanare all’ultimo momento un decreto (DM 12 maggio 2004) che introduce modifiche rilevanti riguardanti norme e avvertenze tecniche per la redazione dei libri di testo. Caratteristiche, naturalmente, che hanno i “nuovi libri di testo” in linea con le Indicazioni nazionali ma non più i testi in uso negli anni passati.
Sulla legittimità di questo decreto sono già in fase avanzata di preparazione ricorsi da parte dei sindacati scuola, per violazione dell’art. 27, comma 3 e 4 della L.448/98, mai abrogato, che prevede un iter più complesso (il Miur avrebbe dovuto sostanzialmente adottare un decreto ministeriale previo parere obbligatorio delle commissioni parlamentari competenti e seguire una diversa procedura).

A questo punto, concretamente, cosa possono fare insegnanti e Collegi? Se una prospettiva intelligente (e soprattutto funzionale) può essere quella indicata da Massimo Nutini, della commissione scuola nazionale dell’ANCI, nell’illuminato intervento Libro e moschetto, (“date alle scuole il budget necessario e lasciate che decidano liberamente, in autonomia…”), per questo scorcio di fine maggio e per il prossimo anno scolastico le scelte possibili si riducono a due.
O accettare passivamente quel che passa il convento, adeguarsi cioè ai “nuovi libri di testo” ispirati alle Indicazioni nazionali del prof. Bertagna o fare una scelta diversa, appellandosi all’autonomia didattica delle scuole.

In altri termini, optare per quella che una volta veniva denominata “scelta alternativa”. In base all’art.2 del DPR 419/74, poi ricompreso nel Testo Unico DPR 297/94, art.7, nell' ambito della cosiddetta “sperimentazione metodologico-didattica” era possibile l’adozione di libri e strumenti didattici vari in alternativa al libro di testo unico, individuale. Ora, mutatis mutandis, una scelta analoga è possibile in base al citato art.4, comma 5 del DPR 275/99, che recita testualmente:
La scelta, l'adozione e l'utilizzazione delle metodologie e degli strumenti didattici, ivi compresi i libri di testo, sono coerenti con il Piano dell'offerta formativa di cui all'articolo 3 e sono attuate con criteri di trasparenza e tempestività. Esse favoriscono l'introduzione e l'utilizzazione di tecnologie innovative.

All’interno dell’elenco degli strumenti didattici e dei libri prescelti in alternativa, è possibile ordinare quindi anche testi scolastici in uso negli anni scorsi, ammesso che le case editrici li mettano a disposizione e li forniscano. Alcune di esse (Giunti e Nicola Milano, ad es.) hanno già dichiarato, a questo proposito, la loro disponibilità.
In questo caso, il Collegio può legittimamente deliberare che il team docente “in coerenza con il POF della scuola, decide la scelta, l’adozione e l’utilizzazione si strumenti didattici e di testi diversi, ai sensi dell’art.4, comma 5 del DPR 297/99”.

La vicenda, nel suo insieme, sembra francamente assurda. E, quel che conta, è l’ennesima spia che qualcosa, al fondo, non funziona. Quel che dovrebbe preoccupare tutti quanti, ed in particolare chi ha compiti e responsabilità di governo della scuola pubblica e di Stato, è il fatto che attorno a questa riforma non c’è condivisione, ma dissenso, opposizione e una contrarietà diffusa. Non si costruisce una Riforma della scuola sulla sabbia. E chi tenta di farlo, per vie amministrative e a colpi di decreti, dimostra di avere un’idea di scuola culturalmente e politicamente misera, faziosa e profondamente antidemocratica. Che desolazione...


NEI COMMENTI MASSIMO NUTINI: LIBRO E MOSCHETTO

Dedalus - 10-05-2004
Per evitare di farsi del male.
Oltre la Moratti, oltre Tafazzi



Curzio Maltese in un recente corsivo apparso nella rubrica Contromano (venerdì di Repubblica del 7 maggio) provocatoriamente dà all'Ulivo i "consigli per perdere" nella prossima tornata elettorale. Analogamente, in un altro contesto, riferito specificamente a quanto si muove nel mondo della scuola, Fabrizio Dacrema ha parlato di sindrome di Tafazzi, evocando il personaggio di Aldo Giovanni e Giacomo che in "Mai dire goal" si dava bottigliate sui coglioni (pardon, sugli attributi maschili). Questo scenario è un po' quello che ci appare se consideriamo le recenti polemiche che si sono sviluppate nelle scuole, nel movimento e nel più ampio fronte di lotta contro la riforma Moratti e per la difesa della scuola pubblica.
Una parte del movimento (vedi ad esempio il dibattito interno a Retescuole ma non solo) pare abbia preso a bersaglio preferito i dirigenti scolastici di area confederale o, come sono stati definiti, i presidi "di sinistra". Per non dire, su un altro versante, dei vertici dei principali partiti "democratici", "riformisti" o "di sinistra".
I primi accusati di proporre una sorta di via gradualista, edulcorata, non “antagonista”, per far approvare dai vari Collegi docenti i contenuti più pericolosi della riforma Moratti, a partire dalla figura e/o funzione dell'insegnante tutor. I secondi sospettati di voler costruire i presupposti per "far digerire" o metabolizzare la legge di riforma Moratti invece di lottare per la sua abrogazione, sfuggendo quindi di fronte alle richieste di una esplicita dichiarazione in tal senso.

Siamo così al paradosso che si attaccano proprio quei dirigenti scolastici confederali che per primi, sin dallo scorso anno e "in prima linea", hanno pubblicamente indicato ed espresso le loro "riserve" e i loro motivi di contrarietà, argomentandoli ampiamente, nei confronti di questa Riforma e dei materiali che ne hanno preceduto la costruzione, i famosi documenti del gruppo di lavoro Bertagna.
Qualcuno poi, semplicisticamente, fa di ogni erba un fascio, quasi non vi fossero tra gli stessi dirigenti scolastici posizioni diverse, non vi fossero organizzazioni sindacali e associazioni professionali altrettanto diverse e “alternative”. Ci si spinge persino (in qualche intervento apparso su Fuoriregistro) a riproporre improbabili logiche e contrapposizioni di “classe", assimilando più o meno i rapporti di lavoro nella scuola alla fabbrica, i docenti (lavoratori della scuola) ai proletari e i dirigenti scolastici (dirigenti d’azienda) ai padroni. Una sorta di rilettura, aggiornata e adattata al sistema scuola, di un vecchio e famoso testo di Mario Tronti, "Operai e Capitale".

Ma al di là di questi estremi atletismi del pensiero o spericolate incursioni nei territori della fantapolitica o della psichedelìa, quel che sconcerta è il fatto che si assiste, in molti casi, ad una vera e propria deformazione e distorsione delle idee e delle posizioni, peraltro limpidamente e coerentemente espresse. Siamo, a nostro modo di vedere, completamente fuori strada. Ci assale insomma il dubbio, più che fondato, che si riproponga sul terreno della scuola, come già avvenuto su altre questioni (guerra e pace, governo dell'Ulivo, ecc.) un vecchio vizio della sinistra, che ScuolaOggi ha già più volte indicato: la sindrome della divisione, la tendenza cioè a vedere dietro ogni angolo tradimenti, retropensieri, cedimenti al "nemico", cavalli di Troia, cavalli di frisia, ecc. ecc. E' il caso, allora, di porre un freno a questa deriva, ponendo le cose sui loro giusti piedi e fissando alcuni punti fermi.

Uno di questi riguarda la questione del docente (unico) tutor. Come abbiamo già scritto ripetendoci fino alla noia su queste pagine, citando a questo proposito una fonte attendibile come l'on. Brocca (attendibile proprio perché interna alla stessa area della maggioranza governativa), dietro a questa figura ci stava un disegno preciso: il ritorno all'insegnante, se non unico (perché oggi difficilmente praticabile), sicuramente "prevalente". Questo era (ed è) l'obiettivo di fondo della riforma Moratti nella scuola primaria: tornare ad una figura di insegnante che, al di là delle funzioni tutoriali, assomma in sé ed esercita gli insegnamenti principali (le discipline), attorniato da qualche altro insegnante, di secondo rango, che svolge attività accessorie, di laboratorio o di recupero. Insegnante “prevalente” quindi contro il team docente, cuore della Legge 148/90. Il tutto all'interno di un modello di scuola statale "leggera", con un orario (ed un organico) ridotto, possibilmente antimeridiano e con l'apertura ad altre "offerte formative" del territorio, magari gestite da agenzie esterne e private.

Chiariamo allora che a questo progetto si oppongono, con motivazioni diverse, sia coloro che proclamano un rifiuto netto del tutor-docente prevalente sia coloro che, come i dirigenti scolastici in questione ma anche un’associazione professionale degli insegnanti come il CIDI, sostengono la tesi delle cosiddette “funzioni tutoriali diffuse”. Secondo questa tesi, proprio il fatto di dimostrare, in maniera esplicita, all’interno delle programmazioni di team e nei POF delle scuole che queste attività vengono svolte (o comunque devono essere svolte) collegialmente da tutti i docenti - in quanto costituive della stessa funzione docente - vanificherebbe alla radice la figura del docente tutor, la renderebbe palesemente inutile e improponibile. Almeno sino a quando non vi saranno (e se vi saranno) sostanziali modifiche sul piano giuridico e contrattuale e fino a quando varrà quanto disposto dalle norme sull'autonomia scolastica (art. 4 e 5 del DPR 275/99, Titolo V Costituzione, ecc. ecc.).
Non si vede il motivo per cui chi la pensa diversamente ed è favorevole ad una “differenziazione” di ruoli nella categoria docente e intenda quindi farla accettare ai Collegi, magari gradualmente, non debba dirlo con altrettanta chiarezza e convinzione. Perché mai ostinarsi, come fanno i dirigenti scolastici Cgil -Cisl o Andis, a ricercare tutte le possibili interpretazioni e tutte le modalità di attuazione delle norme sostenibili sul piano della legittimità, e a valorizzare in tal senso gli spazi di autonomia che le istituzioni scolastiche possono praticare? Queste preoccupazioni o posizioni critiche non hanno infatti - sulla questione del tutor come su altri aspetti della Riforma - i dirigenti scolastici che fanno riferimento ad altre organizzazioni sindacali e professionali, ad esempio all’Associazione Nazionale Presidi, una delle maggiori della categoria, o, in buona parte, i dirigenti di area Snals.


>>> continua...
Dedalus - 06-04-2004
In un recente spot televisivo della serie “la scuola cresce, proprio come te”, l’ineffabile settore propaganda del MIUR ha pensato bene di inserire anche il tempo pieno, naturalmente con il corredo di internet e inglese. Come se nulla fosse. Come se la questione del Tempo Pieno non fosse al centro di vivaci polemiche e proteste. Come se il tempo scuola di 40 ore riproposto dalla Moratti (27+3+10) fosse la stessa cosa del modello di Tempo Pieno consolidatosi in questi anni.
Uno degli “effetti paradossi” della Riforma Moratti è stato indubbiamente quello di aver dato origine ad una generale ripresa di interesse per la scuola, con le estese mobilitazioni di insegnanti e genitori di questi mesi, come non succedeva da tempo. Si è sviluppato nel paese un vasto movimento di opposizione e di dissenso nei confronti dei cambiamenti delineati dal Decreto attuativo (tempo scuola spezzettato, docente tutor, ecc.) e per la difesa, soprattutto nei grandi centri urbani, del modello di scuola esistente, vale a dire del tempo pieno così come riconfermato dalla legge di riforma della scuola elementare n.148/1990.

Ora, se è indubbio che le “innovazioni” prospettate dalla Riforma Moratti sollevano forti riserve e contrarietà occorre d’altra parte chiedersi, obiettivamente, se è giusta una battaglia di pura conservazione dello status quo. Veramente vale la pena di difendere il Tempo Pieno “in generale”, evitando di guardare dentro e di vedere che cosa funziona e che cosa no in questo modello e nelle situazioni concrete? E’ credibile trincerarsi dietro un semplice e indifferenziato “tutto va bene, madama la marchesa”?
Partiamo dalla constatazione che la scuola a Tempo Pieno oggi è una realtà estremamente variegata e complessa.


>>> continua...

Dedalus - 01-04-2004
Quella del docente tutor rischia di diventare una storia fantastica, quasi irreale. Come l'isola che non c'è di Peter Pan. Così come la distinzione tra “tutor-figura" e "tutor-funzione” si presta all'ennesimo gioco di prestigio, nella migliore tradizione di questo governo e del suo funambolico Presidente.
Cerchiamo allora, ancora una volta, di fissare qualche punto fermo, in questa giostra in cui tutto si muove e, a seconda delle convenienze, tutto e il contrario di tutto spesso si dice.

In principio era l'insegnante "prevalente". Così avevamo inteso noi e non solo noi, ma anche un esponente autorevole della maggioranza come l'on. Brocca, responsabile scuola dell'Udc, che non a caso contro questa ipotesi ha espresso da subito una posizione di netta contrarietà.
Il passaggio epocale e riformatore prevedeva infatti la rimozione del "gruppo docente" della legge 148/90, fondato sulla pari titolarità dei docenti di ambito. Gruppo docente sostituito dalla nuova "équipe pedagogica" che si differenzia per il fatto che diversi docenti ne fanno parte ma uno solo ne ha la supremazia. E' attorno al tutor infatti che ruota e si costituisce l'équipe pedagogica. Come aveva avvertito l'on. Brocca, uno degli estensori della legge 148/90, che non aveva esitato a cogliere le differenze di fondo, il cambiamento sta tutto qua. Si delinea un'evidente differenziazione di compiti tra i docenti: non potendo tornare all'insegnante unico di una volta, si prospetta una figura di docente che assume su di sé le funzioni principali, sia di insegnamento disciplinare che di rapporto con alunni e genitori, attorniato da altri docenti che svolgono attività complementari di laboratorio. Gli altri docenti che compongono l'équipe pedagogica infatti sono o insegnanti specialisti (religione, inglese, sostegno) o insegnanti di laboratorio. E il cerchio si chiude.


>> continua ...

Dedalus - 14-02-2004
A proposito del primo Decreto per la Riforma, per cercare di capirne di più qualcuno dalle pagine di ScuolaOggi (il Preside "ANPista fedele" Aristarco Ammazzacaffé, per la precisione) ha voluto provare ad entrare nella testa del Ministro Moratti . ...
Dedalus - 11-02-2004
E' apparso qualche giorno fa, sul sito dell'ANIAT, Associazione Nazionale Insegnanti Attività Tecnologiche (non quindi sul sito del MIUR o dintorni…), il documento "Ipotesi organizzative per la scuola primaria e secondaria di primo grado". ...
Dedalus - 02-02-2004
Un anno fa, le bandiere della pace. Più o meno un anno fa in numerose scuole di Milano e di tanti altri Comuni venivano esposte le bandiere arcobaleno della pace. Qualcuno ebbe da ridire, si rivolse al Provveditore, al Prefetto, all’Autorità ...
Dedalus - 29-01-2004
... A PROPOSITO DEL DOCENTE TUTOR...


Il prof. Bertagna, considerato a torto o a ragione il Padre della riforma Moratti, ha ribadito anche recentemente, nel corso di un convegno del CIDI a Milano, che il docente tutor non può e non deve essere ...
Dedalus - 13-12-2003
Come avevamo in buona parte previsto (e paventato), stando agli esiti dell'incontro Miur-Conferenza Stato Regioni, si starebbe profilando una soluzione di accordo sul "tempo scuola". Sottolineiamo subito che qui si intende il tempo scuola non ...
Dedalus - 26-11-2003
Le illuminanti affermazioni del prof. Bertagna non cessano di stupirci, come pure la sua capacità creativa di "innovazione" e di trasformazione continua.
Nella fase preparatoria della legge 53/2003, il prof. Bertagna coordinava il Gruppo Ristretto ...
Dedalus - 25-10-2003
Nella legge di riforma n.53/2003 ci sono due grandi "rimozioni" (c'entrerà Freud?): il Tempo Pieno e gli Istituti Comprensivi.

Del primo già è stato detto e scritto su queste pagine. Di fatto (e de jure) il Tempo Pieno viene rimosso con il carro ...
Dedalus - 22-09-2003
Il Polo, oltre il Decreto

A quanto pare sul testo del decreto legislativo sulla scuola primaria c’è stato (e forse è ancora in atto) un braccio di forza all’interno della maggioranza. Solo così si spiega il fatto che il testo definitivo del ...
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