Riforme: cosa propone l'opposizione?
Dedalus - 10-08-2004
"Se andremo al governo non potremo scaraventare l’Italia in un terzo quinquennio di riforme che riformano riforme che avevano riformato altre riforme. Bisognerà dare certezze: serviranno interventi selettivi per correggere e migliorare le attuali leggi.”. Così Francesco Rutelli, uno dei leader dell’Ulivo, in una recente intervista al Corriere della Sera. Fra le leggi da correggere e migliorare, ma non da cancellare, Rutelli indica la Riforma Moratti. O meglio ancora, propone di sperimentare, prima di apportare le modifiche necessarie, la riforma della scuola avviata dal ministro Moratti.

Queste dichiarazioni, com’era ampiamente prevedibile, hanno innescato reazioni a catena, di critica o aperto dissenso, nel mondo politico e in quello della scuola. Non ci interessa tanto chiederci, in questa sede, quali retroscena si celino dietro tali affermazioni (i giochi interni all’Ulivo per la leadership o le scelte di collocazione politica, al centro del centro-sinistra, ecc.). Neppure ripeteremo quanto altri opportunamente hanno già detto (gli aspetti negativi della Riforma Moratti sono sotto gli occhi di tutti, e da tempo, perché allora aspettare lo sfascio?..). E’ auspicabile che una cattiva riforma venga bloccata, modificata radicalmente, di fatto abrogata nei suoi tratti essenziali. Ma il punto fondamentale, per noi, non è questo: il punto è “cosa” si mette al suo posto, quale altra legge di riforma, quale progetto di scuola?

Altrettanto ingenua o ideologica, anche se corretta nella base di partenza, ci è parsa a suo tempo la domanda che alcuni settori del “movimento” hanno rivolto con insistenza ai sindacati della scuola o ai leader politici dell’opposizione, a partire da Fassino, allorché chiedevano loro di pronunciarsi, di affermare con chiarezza se erano o meno per l’abrogazione della riforma Moratti, una volta che l’Ulivo fosse arrivato al governo. Richiesta senza dubbio legittima ma purtroppo insufficiente, inadeguata proprio in quanto “preliminare”.
Una legge viene infatti abrogata quando un’altra legge la sostituisce. Non è possibile determinare un vuoto legislativo. Una volta abrogata la legge di riforma Moratti n.59/2003 non torna in vigore automaticamente la legge 148/90 (Riforma dell’ordinamento della scuola elementare) o addirittura la legge 30/2000 (il Riordino dei cicli dell’istruzione del Min. Berlinguer) peraltro osteggiata da più parti…

Il problema allora è: quale riforma e quale scuola vogliamo? Qual è, in concreto, la proposta legislativa e di “governo della scuola” dell’Ulivo?
Il ritorno sic et sempliciter allo status quo ante? Una sorta di riedizione o riabilitazione della legge 148 per la scuola primaria? Il mantenimento di una scuola elementare e di una scuola media distinte e separate, o “separate in casa” con l’anomalia degli istituti comprensivi come unica forma di contiguità e di relazione? Una riflessione seria andrebbe ripresa a proposito di questi istituti (oltre il 40% della realtà delle scuole elementari e medie sul territorio nazionale) che rappresentavano un primo passo verso una scuola di base unitaria e che sono rimasti a metà del guado, una sorta di “incompiuta”, un fatto prevalentemente organizzativo e di “dimensioni” degli istituti, ma non un modello scolastico unitario.
La riforma Berlinguer in questo senso, per quanti aspetti discutibili o oscuri sul piano dell’articolazione organizzativa interna contenesse, aveva almeno nelle intenzioni il pregio di unificare le due realtà scolastiche in un progetto educativo continuo, in una scuola di base unitaria, come in altri paesi d’Europa.

E poi, oltre i modelli organizzativi, quali contenuti? I curricoli di Berlinguer saranno stati eccessivamente ampi e complessi ma costituivano una base teorica di riferimento significativa e qualitativamente elevata. Un lavoro che aveva coinvolto soggetti di diverse aree culturali, associative e professionali. Tra questi e le Indicazioni nazionali del gruppo Bertagna c’è un abisso: le Indicazioni al confronto sono la miseria della pedagogia, un distillato di obiettivi di scarso spessore culturale. Non solo: gli stessi Programmi della scuola primaria del 1985 per vari aspetti e per alcune aree disciplinari appaiono tutt’altro che “superati” o anacronistici. Forse non è il caso di buttarli frettolosamente a mare, quanto piuttosto di considerarli una base di partenza utile…
E per quanto riguarda le riforme Moratti previste o annunciate, ad es. la scuola secondaria di secondo grado, quali sono le idee e le proposte dell’opposizione?

Insomma questi sono i nodi sui quali occorre sviluppare il dibattito, al di la delle affermazioni di principio o degli ideologismi. Quale riforma della scuola propone l’Ulivo nel suo programma di governo, o quantomeno, quali sono i suoi cardini essenziali? Quali modelli organizzativi e istituzionali si delineano? Attorno a quali progetti e programmi scolastici si intende lavorare e come? Non dimentichiamo che le modalità di discussione di nuovi orientamenti e di elaborazione del “cambiamento”, la Francia insegna, non sono di secondaria importanza, se si vuole approntare una riforma che sia il più possibile condivisa ed efficace.



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