14 Ottobre, 2004 01:24
Sento odor di Ramadan
Non ho voglia di scrivere nè tempo, ché ho da lavorare.
E avrei troppe cose da scrivere e mi si intasano i post, mi vengono male.
Però io sono innamorata: ho proprio i sintomi, non mi passa ed è ridicolo.
Stasera c'era a cena un egiziano che possedeva il dono, rarissimo, di saper raccontare il suo paese.
Aveva una faccia buffa, non bella ma simpatica che ti metteva di buon umore solo esistendo, e questi occhi da bambino - nerissimi, grandi e con le ciglia lunghissime, folte e ripiegate all'insù - più egiziani di non so cosa, ché sono anni che associo questi occhi all'Egitto e continuerò a farlo per tutta la vita, e mi ha fatto rotolare dal ridere per tutta la sera e pensavo al blog, e pensavo che avrei potuto filmarlo, registrarlo, pubblicare tutto e poi chiudere il blog: era tutto lì, quello che cerco di dire su 'sta pagina da un anno. Il mio Egitto. Questa voglia infinita di ridere, l'intelligenza impastata nella logica dell'innocenza (il re è nudissimo, da queste parti), questo essere la Storia, il centro del mondo, il Nemico del pianeta e non farci troppo caso - scrollare le spalle come uno a cui succede qualcosa di strano e non farsi scappare l'occasione di ridere, ché ridere si deve.
Io amo questo paese perchè mi batte il cuore, quando lo vedo scintillare come stasera, e mi sento le ginocchia molli ed ho voglia di parlarne senza sapere nemmeno cosa dire e mi rigiro nella mente particolari che non so trasmettere, fatti di freschezza, di ironia, di pura e semplice naturalità e non mi sento nemmeno legittimata ad amarlo tanto, 'sto cavolo di posto, ché sono stranierissima, impedita linguisticamente e tutto, e però lo sento dentro di me, lo riconosco, mi ci identifico e non so nemmeno perchè.
Mi è successo e non mi passerà.
Io, questo cavolo di paese, lo amo e basta, e non ha davvero senso che mi chieda ancora perchè, dopo tutto questo tempo. Mi tengo il batticuore e punto.
In fondo c'è gente a cui succedono cose ben più strane.
"Digiunerai in Ramadan?"
"Essì, accidenti! E' il momento dell'anno in cui torno a centrarmi, a riprendere contatto con me stesso. Ma è dura, eh! Il caffè del mattino e le sigarette, quelle sono le cose che ti straziano di più. Il mio olfatto diventa ipersensibile, in Ramadan: l'odore di una sigaretta lo sento a tre chilometri, non mi scappa, te lo giuro. Io sono in strada - senza caffè, il mio caffè del mattino - e sniff sniff, sento che qualcuno sta fumando, non mi sbaglio. E potrei seguirne la pista, davvero non mi sbaglio: io lo so che, se imbocco la strada da cui proviene l'odore, giro a destra e poi a sinistra e poi vado dritto, alla fine sarà lì, non mi posso sbagliare: un cavolo di dannatissimo cristiano che è lì sul balcone e si fuma una buonissima Marlboro alla faccia mia. Maledetto!!"
E ride, e noi con lui.
Ma non è lui a invidiare noi. Siamo noi a invidiare lui, che sta per entrare nel SUO mese e lo aspettano un mucchio di cose - sensazioni, pensieri, benesseri e malesseri, frustrazioni e soddisfazioni, fatiche e godurie - un terremoto psicofisico che non mi è dato provare.
Gli arabi.
Che cosa immensa, complicata e bella.
E che schifezza sarebbe il mondo, se non ci fossero.
Inviato da lia il 14 Ottobre 2004 alle ore 1.24 | TrackBack