Marocco: nuovo codice di famiglia
Il Marocco potrebbe diventare un modello per i paesi musulmani in via di sviluppo su tutto ciò che riguarda il diritto delle donne.
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Aïcha Belqaïd:  per la libertà delle donne 


Tra alcune settimane, i Marocchini si doteranno di un nuovo codice della famiglia. Una riforma vissuta in questo paese come una rivoluzione sociale. Trasformare le mentalità, cambiare lo statuto della donna, garantire i diritti del bambino... Altrettanti temi sensibili di cui Aïcha Belqaïd, professore di diritto a Rabat e donna politica, si fa avvocatessa. 
(
Madame Figaro del sabato 10 gennaio 2004)


Nata dopo l'indipendenza, Aïcha Belqaïd è una delle Marocchine più brillanti della sua generazione. Autore di una tesi sulla libertà di stampa, specialista di dititti civili, è stata, a Rabat, la prima donna nominata nel Consiglio consultivo dei diritti dell'uomo. Recentemente eletta amministratore dell'istituto internazionale dei diritti dell'uomo René-Cassin, tiene corsi a Strasburgo, pur proseguendo la sua riflessione sulla loro applicazione nel mondo arabo. Nel momento in cui un nuovo codice della famiglia, detto "Moudawana", rivoluziona la condizione delle Marocchine in una società in fermento, ne spiega le sfide senza indugio.


Patricia Boyer de Latour. - Come reagisce a questa riforma del codice di famiglia?


Aïcha Belqaïd.- Con gioia. Il Marocco potrebbe diventare un modello per i paesi musulmani in via di sviluppo su tutto ciò che riguarda il diritto delle donne. Il codice tunisino era già molto modernista, grazie al presidente Bourguiba, dall'indipendenza del paese nel 1956. Con, in particolare, il divieto rigoroso della poligamia e del ripudio, suscettibili d'imprigionamento se la legge è trasgredita; e dal 1992, il diritto per le tunisine di dare la loro nazionalità ad un bambino nato da un padre non tunisino, cosa che era impossibile prima. In Algeria invece, le donne sono sempre sotto la tutela di un marito, di un padre o di un fratello; la poligamia ed il ripudio sono completamente legali, non possono chiedere il divorzio. Dagli anni ottanta, per la pressione degli integralisti islamici, la loro situazione ha tendenza a deteriorarsi maggiormente.


 P. B. L. - Come ha cominciato ad interessarsi ai diritti dell'uomo, e quindi ai diritti delle donne?


 A. B.- Sono nata in una famiglia di capi resistenti a qualsiasi occupazione (dello "" Imaziren ",  una parola berbera che significa" "uomini liberi"). Lyautey parlava di mio nonno, Saïd o Mohand di Aït Seghrouchen, come di un uomo "che non si arrende". Ho conservato lo spirito di questi principi d'onore e di giustizia. La mia casa somiglia oggi alla zaouia (confraternita religiosa) dei miei antenati, vi accolgo coloro che hanno bisogno d'aiuto. I diritti dell'uomo, sono una lotta di tutti i giorni contro la miseria, le disuguaglianze, le discriminazioni... E poi  ho avuto la possibilità di avere una madre eccezionale, dal carisma molto forte, di cui tutti ascoltavano i pareri. Nella società berbera da cui essa viene, le donne sono molto più libere. L’integralismo è un fenomeno urbano, non attecchisce nelle montagne berberofone, e non è un caso. Tuttavia sono gente religiosa, ma rifiutano ogni forma d'oppressione, dunque d'integralismo.


P. B. L. - Come questo nuovo codice della famiglia è percepito in Marocco?


 A. B.- C'è molto interesse, di curiosità e di questioni. Dal 1992, il principio dei diritti dell'uomo universalmente conosciuti è entrato nella nostra costituzione e siamo obbligati ad integrare le disposizioni internazionali all'interno del sistema giuridico marocchino. Abbiamo dunque oggi un doppio riferimento: da un lato, la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e, dall'altro, l'islam, religione di Stato. Il Re Mohammed VI possiede un potere temporale e politico; ma ha anche una carica religiosa, poiché è il ‘’Comandante dei credenti’’, cosa che ci mette al riparo delle letture falsificate della legge islamica. Questa riforma si iscrive dunque nell'evoluzione del paese, ma è anche una rivoluzione sociale!


 P. B. L. – In che senso?


 A. B.-   Fin dall'inizio del suo regno, il Re Mohammed VI si è dichiarato a favore del diritto delle donne. Oggi avvia una riforma in profondità, di cui è l'iniziatore, ed occorre coraggio per accostarsi ad un dossier così caldo nei paesi musulmani. Dopo la doppia marcia contraddittoria di Casablanca e di Rabat, dove si è visto nel marzo 2000 sfilare separataemente femministe occidentalizzate ed altre velate, era importante uscire dallo statuto quo senza cadere in nessuna trappola. Una commissione è stata dunque creata poco dopo, su iniziativa del sovrano, per studiare le varie proposte. Il testo definitivo dovrebbe essere uno dei primi votati quest'anno al Parlamento, come qualsiasi legge ordinaria, cosa che è un modo di coinvolgere tutte le componenti della nazione tramite gli eletti, affinché si pronuncino su un progetto che interessa tutti i Marocchini. È la prima volta che si osa così d'affrontare la questione, dissacrandola, cioè sottoponendola al potere legislativo.


Fonte: http://www.marocconews.it/Donna%20libera.htm







In Francese: Réforme de La  Moudawana
Le nouveau code de la famille consacre l'égalité en droits et en devoirs des deux époux

http://www.map.co.ma/mapfr/moudawana/la_moudawana.htm


In Francese: LA MOUDAWANA
IL CODICE DI STATUTO PERSONALE VIGENTE
http://www.wforw.it/MOUDAWANAdoc.html


DONNE E POLITICA IN MARROCO - Fatiha Layadi
http://www.wforw.it/Fatiha%20Layadi.html



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