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Su Tramonto/Aurora di Alfonso Cardamone
Mario Amato
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Stramano i giorni la coscienza del sé
Mentre l’ombra t’acceca cinerea
Della luna cadente e dell’oggi
L’instabile coerenza corrode
Nella prima poesia della nuova racconta di Alfonso Cardamone aleggia lo spirito novalisiano degli “Inni alla notte”, poiché è dato ai veri poeti di rinnovare eternamente la parola: come nel primo Inno di Novalis, il giorno è certamente il regno della luce e della coscienza dell’esistenza, ma anche della stanchezza del vivere quotidiano, mentre il tramonto è la porta che si spalanca dinanzi alla notte, illuminata dalla luna, simbolo di rinascita. La luna, che Alfonso ama, consumando, e forse obliando, il giorno, conduce al connubio con lo spirito della vita rinnovata, nascosta nei recessi più profondi dell’anima. Ed ecco che la stanchezza dei giorni diviene spirito della parola, come propone la seconda poesia:
la ruggine dei giorni mi parla l’alfabeto
antico nei barriti chiuso degi elefanti
stanchi nel silenzio del pellerossa
avviato all’ultimo cammino.
Qui la ricerca delle forze mitiche sprofonda nel mistero orfico: il barrito degli elefanti trattiene il segreto della vicinanza con la natura primordiale, così come l’ultimo della stirpe vinta dei pellerossa si avvia verso il tramonto, perché sa che il tramonto è l’accesso ad una nuova vita. E la più grande forza mitica, sa Alfonso, è il mare:
Il sole già declina e l’ombra
In ridda addensa alla scogliera
Mentre l’odore alle nari resta
Acuto del salmastro.
Nel mare gli uomini cercarono continenti perduti, terre promesse, sfidando il mostro Lievatano, ma il mare è anche e soprattutto fonte di vita.
ùSe giocando tra noi tu m’incanti
Con trilli e suoni che di territori
Altri mi raccontano e confini
Vanamente a ricercare io m’affanno
I nomi con cui i tuoi pensieri
Mentre tu garrula m’irridi senza
Schianto tra un’eco sussurrata a pena
E una luce di malizia nello sguardo
E come sul mare gli avventurieri tendono al futuro, stando con tutti i sensi attenti ad ogni luce, ad ogni suono, e gli occhi di una bimba divengono per Alfonso oceano senza confini, ove anche il silenzio è foriero di nascosti tesori:
tutti che tu ami accogli
con risa e alti squilli
a me il tesoro riservi ancora
dell’intesa muta dei silenzi
È il tesoro della vita presente e futura, del Dasein e del divenire, che parla nei versi:
se pur stupisco d’ora
in ora per quella che tu sei
e che divieni già mi manca
quella che sarai domani
e che ieri ancora eri
poiché ognuno è connubio di contemporaneità e di divenire, di tramonto e aurora.
gennaio 2013
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