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STAVAI, UKRAINE! (ALZATI, UCRAINA!)
Mario Amato
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La vicenda della decadenza del senatore Silvio Berluscomi dimostra che in uno stato di diritto anche i potenti sono cittadini che devono rispettare le leggi.
L’ex senatore non ha perso tempo nel dichiararsi un perseguitato e si è perfino paragonato alla deputata ucraina Julia Timoschenko, in carcere per volontà del Presidente Yanukovich. Ma, strano, oggi, nelle piazze delle città ucraine migliaia e migliaia di persone chiedono le dimissioni di Yanukovich e del governo Azarov, e vengono caricate e picchiate dalla polizia (atti di cui sono stati vittime anche giornalisti stranieri), mentre il signor Berlusconi ha dimenticato subito Timoschenko, non proferendo una parola contro il presidente ucraino, che in tre anni è divenuto miliardario. Yanukovich è l’uomo di Putin e Berlusconi è legato a quest’ultimo da intima amicizia. L’anticomunismo viscerale di Berlusconi si limita all’Italia, poiché Putin e Yanukovich provengono dai partiti comunisti delle loro nazioni. Naturalmente il fondatore di Forza Italia non possiede parole in favore di coloro che protestano nella piazze ucraine, sebbene egli creda nella forza della piazza, visto che ha chiamato a raccolta i suoi sostenitori più di una volta. C’è tuttavia una grande differenza: quei sostenitori difendono un privato cittadino, decaduto per motivi del tutto personali, mentre i manifestanti ucraini protestano per ottenere le dimissioni di un governo che ha condotto l’Ucraina al di sotto della media di povertà.
Eppure l’Ucraina era considerata il granaio del mondo e possiede miniere di ferro. Il problema è nei prezzi dei prodotti finiti pari a quelli europei e negli stipendi, che raggiungono a malapena i cento euro. La fertile terra ucraina è per metà abbandonata, poiché i contadini non vogliono vendere a uno per ricomprare a cento; essi sono costretti a chiedere prestiti alle banche, che, guarda caso, sono controllate dal governo o sono addirittura proprietà dei deputati del partito di governo; le strade sono dissestate, la maggioranza del gasolio e della benzina è di pessima qualità.
Il presidente russo Putin, il 3 dicembre 2013 in visita in Armenia, ha dichiarato che le proteste ucraine erano già state preparate da tempo dall’opposizione allo scopo di destabilizzare il governo, dimenticando che questa pacifica rivoluzione è scoppiata dopo il rifiuto del Presidente Yanukovich di firmare l’accordo per il partenariato con l’Unione Europea, rifiuto a cui la Russia non è estranea e dimenticando che non è la prima volta che il popolo ucraino scende in piazza.
La storia è magistra vitae, ma oltre ai buoni maestri, occorrono anche i buoni allievi e sembra che i peggiori siano i politici e i governanti. Basterebbe ricordare che tutte le dittature finiscono e che tutti i dittatori fanno una brutta fine, ma anche che in tempi più vicini molte rivoluzioni colorate hanno avuto successo. Una di queste rivoluzioni fu arancione - il colore del sole dopo il buio del regime di Kucma - proprio in Ucraina e condusse allo smacheramento dei brogli elettorali di Yanukovic; in uno Stato di diritto un politico responsabile di quattro milioni di schede false sarebbe stato allontanato per sempre dalla politica, ma la litigiosità dei deputati non permise riforme rilevanti.
Tuttavia la rivoluzione arancione non è stata inutile, perché essa ha dato al popolo ucraino una coscienza politica e la consapevolezza che la politica non è patrimonio di pochi eletti ma anche e soprattutto del popolo.
dicembre 2013
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