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L’apartheid come scelta
Recensione a "Dall’isola universale. Scrittura e voce di Ignazio Apolloni"
di Stefano Lanuzza
Deborah Pirrera
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Da tempo immemorabile la critica letteraria ci ha abituati a leggere lodi sperticate o semplici resoconti dettagliati in forma letteraria delle opere e della vita di autori più o meno noti. Fin qui nulla di male, peccato solo che tali libri si leggano quando è ormai troppo tardi, quando chi li ha ispirati è già passato… a miglior vita, spesso tra l’altro tra la disconoscenza dei più.
Fortuna vuole che Stefano Lanuzza, per le Edizioni Arianna, abbia pensato di scrivere delle opere di Ignazio Apolloni mentre il suo percorso di vita, e di autore, è ancora in fieri: perché chi non conosce il suo lavoro conosca, chi abbia voglia di chiedere chieda e impari anche. Si corre ancora il rischio che libri del genere, forse perché il ricordo ormai lontano di quello che fu risulta annebbiato o perché la morte addolcisce anche i ricordi e costringe alla laude, di leggere di vere e proprie esagerazioni, quelle lodi sperticate di cui sopra. Non è, ancora, il caso di Stefano Lanuzza, misurato e puntiglioso nel ricostruire un percorso di vita e stilistico che facile non è.
Nasce a Palermo Ignazio Apolloni, si legge nelle prime pagine di Dall’isola universale, Scrittura e voce di Ignazio Apolloni ma l’informazione è data come fatto casuale, così che la sua nascita sarebbe potuta ugualmente avvenire in quella Torino, Roma, Parigi o New York dove pure Apolloni ha vissuto, perché della palermitanità poco o affatto conserva. Chi conosce Ignazio Apolloni sa quanto questo sia vero, quanto a Palermo si trovi il suo domicilio ma, come spesso ama dire, in questa città abiti ma non viva.
Non si può parlare di Ignazio Apolloni prescindendo dagli antefatti, che fatti furono, ovvero da quel Gruppo ’63 sorto a Palermo, aperto alle esperienze letterarie estere e durato all’incirca sino al ’69 in coincidenza della nascita della contestazione armata e del terrorismo politico (si legge a pag. 13), al quale fece da contr’altare, per poi prenderne le distanze, l’Antigruppo ’73, di cui anche Apolloni fece parte, e che si spense sul finire degli anni ’70 anche per le incessanti polemiche, talora sterili, e disaccordi rispetto a posizioni politiche e letterarie. Aveva fatto in tempo Apolloni a progettare già un proprio spazio personale e a sperimentare temi e forme individuali e poco individualizzabili, se non in una loro italianità moderna, di narrazione. E’ a queste nuove forme espressive, in primo luogo la singlossia, che dedica preziose pagine Stefano Lanuzza, prima ancora che entrare nel merito dei singoli scritti di Ignazio Apolloni, alcuni assai recenti. Singlossia come rottura degli schemi comunicativi, espansione del concetto di scrittura verso la multimedialità, singlossia come idea di sintesi tra libri e oggetti, letteratura per immagini che la casa atelier dello scrittore in qualche modo sintetizza; singlossia infine che poi trascolorerà in una personalissima ironia che è, forse, la chiave di lettura di tutta la sua opera.
Alle opere, dicevamo, è dedicata la terza parte del lavoro di Stefano Lanuzza e ci si abitua, quasi, al mondo delle favole e favolette, reinterpretate in chiave moderna e destinate agli adulti, dalle lettere rivolte a donne reali o immaginarie, per essere poi sorpresi da una sterzata improvvisa ritrovandosi così a Cracovia, Danzica o Parigi con i racconti Gilberte e Marrakech che, tra gli altri, approfondiscono il tema del viaggio caro ad Apolloni. Viaggio come filosofia di vita quale solo un Globetrotter per natura può intendere. Ma poi ci sono ancora le 300 pagine di Siberia, e il racconto più sperimentale di Apolloni, Lady Macbeth, a ricordarci dell’assoluta versatilità, stavolta virata al femminile, e delle fecondia di idee di questo viaggiatore donchisciotti ano, dice giustamente Lanuzza, inciampato nella letteratura senza pretese manichee per concludere, noi non lui, Ignazio Apolloni, che ancora ha da raccontarci di altri mondi possibili, con l’America vista dalla stratosfera (come se i confini terrestri gli siano già venuti a noia). Per la conoscenza approfondita di queste e altre opere, per rendere giustizia alle quali lo spazio di una pagina è assai ristretto, si rimanda volutamente alla lettura integrale del libro di Stefano Lanuzza.
Una considerazione però è obbligo farla. Come chiosa a questo viaggio tra le pagine dello scrittore, nell’intento di restituirgli una sicilianità come cifra stilistica che spesso Apolloni non riconosce propria, l’impressione che emerge dopo la lettura di queste pagine è che, come per la Sicilia, anche del protagonista del libro si fatichi a cogliere l’anima … “forse perché non ce l’ha o forse perché ne ha più di una”.
Il libro Dall’isola universale. Scrittura e voce di Ignazio Apolloni è corredato e arricchito da immagini, disegni e fotografie, secondo il progetto grafico di Antonio Minutella.
Se ne consiglia la lettura.
gennaio 2013
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