|
Il meraviglioso mondo di E. T. A. Hoffmann
Mario Amato
|
L’Ottocento è soprattutto il secolo del Romanticismo, ma definire chi e che cosa sia veramente romantico risulta difficoltoso. Ladislao Mittner spiega che il romanticismo è soprattutto un sentimento, una inquietudine, è Sehnsucht, termine che può essere tradotto soltanto con una perifrasi, desiderio del desiderio, che mai sarà appagato.(1)
Vi furono tuttavia scrittori e poeti che si dichiararono apertamente romantici, come i fratelli Schlegel o Ernst Theodor Amadeus Hoffmann,(2) ed altri che manifestarono il loro antiromanticismo come Heinrich Heine o Giacomo Leopardi.
I primi videro nella nuova corrente culturale che attraversava l’Europa la possibilità di un mondo nuovo, di un cambiamento radicale nella vita e nella scrittura: Novalis scrive negli “Inni alla notte”: “Ma io mi volgo ad altro/ alla sacra indicibile colma di misteri Notte”, verso che può essere inteso nel senso di rivolgersi al fondo inesplorato dell’anima umana; gli oppositori, tra tutti Leopardi, videro in esso un regresso verso l’oscurantismo medioevale.
Bisogna tuttavia precisare che Romanticismo italiano e Romanticismo tedesco differiscono politicamente: il movimento romantico è legato al cattolicesimo ed in Italia questo significava antiliberalismo, anti-libertarismo, opposizione alla scienza, significava reazione; in Germania al contrario il Romanticismo ha un fondo rivoluzionario, poiché opposto al protestantesimo che sta alla base dell’atteggiamento chiamato “intimismo all’ombra del potere”, secondo una corrente di pensiero che parte da Ludwig Börne e Heinrich Heine e giunge fino alla scuola di Francoforte. Martin Lutero si schierò dalla parte dei principi durante la rivolta dei contadini nel 1525 dichiarando che gli era stato ordinato da Dio in persona; inoltre l’illuminismo, se in Francia sfociò nella rivoluzione, in Germania non ebbe soluzioni sovvertitrici, poiché il motto dei suoi esponenti era “Die Gedanken sind frei”, “I pensieri sono liberi”. Heinrich Heine deplora questo comportamento, al quale attribuisce la responsabilità del difetto tedesco delle rivoluzioni insabbiate. Heine è tuttavia un antiromantico, poiché il Romanticismo esalta il sogno, racconta di fantasmi, elfi, streghe, narra un mondo inesistente.
Il mondo fantastico è però espressione dell’interiorità umana, della parte nascosta della psiche, come appare chiaro nel mondo di E. T. A. Hoffmann, il quale nelle sue narrazioni immette sempre la polemica con gli illuministi, e del resto i suoi stessi personaggi sono, per così dire, personificazioni del contrasto con i razionalisti, come ad esempio Peregrino Thiss, protagonista di “Maestro Pulce”(3). Incontriamo Peregrino in una notte di Natale, mentre scarta i regali donati da Babbo Natale: un cavallo a dondolo ed un trenino. Ci rallegriamo della sua felicità, ma alla terza pagina scopriamo che Peregrino non è un bambino, bensì un uomo di quaranta anni e che il donatore è lui stesso. Peregrino vive solo in una grande casa, una parte della quale è abitata da un affittuario con cui va molto d’accordo, soprattutto perché lo incontra mai.
Si potrebbe credere che Peregrino Thiss sia orfano ed abbia compiuto questo strano atto di donarsi alcuni giocattoli per rivivere tempi passati, ma in realtà il narratore non fa nessun accenno ai genitori dell’uomo, che vuole semplicemente vivere la felicità dei bambini di fronte ai doni posti sotto un bell’albero di Natale.
Hoffmann era uomo versatile: scrittore, musicista, magistrato, ricercatore – oggi si direbbe – della psiche. Egli intuì che l’infanzia è età durante la quale dolori e gioie sono esperienze permanenti, anche se successivamente vengono rimosse. È questa l’età durante la quale nasce la conoscenza, ed è questa la vera protagonista di “Maestro Pulce”.
Coricatosi, Peregrino percepisce una flebile voce, ma non vede nessuno. Qualcuno gli pone un monocolo sull’occhio sinistro e gli appare una pulce: è Meister Floh (Maestro Pulce), capo del popolo delle pulci, che chiede aiuto per la libertà del suo popolo assoggettato ed asservito da un domatore di circo. Il monocolo ha il potere di rendere visibile i pensieri delle persone con le quali si parla.
A questo punto nasce la domanda: è giusto conoscere i segreti degli altri?
Innegabilmente il problema è molto più profondo, perché si riferisce non ai pensieri formati razionalmente, ma ai desideri inespressi, ai sentimenti reconditi, in una parola all’anima.
Tutti coloro che per lavoro devono avere relazioni personali sono vincolati al segreto professionale e maggiormente medici e psichiatri.
È una questione attuale come ha rilevato Umberto Galimberti in uno degli articoli apparsi su Repubblica dedicati ai nuovi vizi capitali, intitolato “la spudoratezza”.
Il dolore, la gioia, la speranza, l’amore, la vita familiare, il rancore sono sentimenti appartenenti alla vita privata, ma ogni giorno assistiamo a programmi televisivi in cui i protagonisti confessano sofferenze, piangono in pubblico, confidano i segreti più intimi.
Simpatia significa letteralmente soffrire insieme, ma questo sentimento è vero quando è vissuto fra amici o fra innamorati, non certo allorché diviene spettacolo nel senso peggiore del termine.
Le confidenze si pronunciano sottovoce, in modo riservato, non con il clamore del pubblico.
Sarà liberato il popolo di Maestro Pulce? E peregrino conserverà la lente magica?
Leggere questo libro è un divertimento sommo. Non dimentichiamo che perfino per Giacomo Leopardi, il più antiromantico dei nostri scrittori, l’immaginazione è il piacere più elevato che esista …e il naufragar m’è caro in questo mare.
Avventuriamoci con Peregrino Thiss, in un mondo di principesse e maghi, per sapere o meno se rinunciare al monocolo rivelatore.
NOTE
1) Mittner, Ladislao, Storia della letteratura tedesca, tomo secondo, pag. 695 e seguenti, Einaudi, Torino
2) Il terzo nome era Wolfgang, ma Hoffmann lo cambiò in Amadeus per amore della musica di Mozart
3) Hoffmann, E. T. A, Romanzi e Racconti, volume terzo, pag. 521, Einaudi, Torino, 1969
gennaio 2004
in libri inevitabili: |
|
dello stesso autore: |
|