Nawal Saadawi è scrittrice, medico, attivista dei diritti umani e in particolare di quelli delle donne arabe. Ha 70 anni ed è una delle personalità più amate e odiate in Egitto e nel resto del mondo arabo. I progressisti e tante donne la stimano e continuano a sostenerla nelle sue battaglie, gli islamisti più bigotti e radicali la accusano di offendere la religione con i suoi romanzi sul sesso e su libertà individuali non previste dalla sharia.
I governi egiziani la lasciano libera di esprimersi quando critica il radicalismo religioso ma non hanno esitato a boicottarla e a punirla per le sue critiche alla politica estera del paese. Lo scorso anno la scrittrice ha tenuto corsi di letteratura all’Università del Southern Maine, nei quali ha anche affrontato i temi della crescita della società civile nel mondo arabo e il ruolo degli intellettuali. Nell’intervista Nawal Saadawi ha affermato che esiste per lei un’alleanza tra capitalismo occidentale e fondamentalismo religioso: "In Egitto, ad esempio, non possiamo dimenticare che il presidente Anwar Sadat aprì le braccia al capitalismo americano e sposò la politica estera degli Stati Uniti. Fu un cambiamento di rotta completo rispetto al periodo del presidente Gamal Abdel Nasser, che Sadat cercò di ammortizzare socialmente e politicamente dando spazio all’islamismo che poi è sfociato nel radicalismo religioso e nella nascita dei gruppi armati responsabili nel 1981 della sua uccisione".
Alla domanda sulla democratizzazione del mondo arabo e islamico che vorrebbe l’occidente, la scrittrice ha risposto: "Ma proprio l’Occidente sostiene i nostri dittatori, i regimi feudali e religiosi che dominano la nostra regione. Non pochi governi occidentali da decenni appoggiano coloro che nel mondo arabo negano i diritti delle donne, dei lavoratori, dei popoli di crearsi un futuro di democrazia e di sviluppo. Nasser, che pure era un presidente che ha violato i diritti umani e limitato le libertà, ebbe la mano ferma con gli islamisti ma venne osteggiato dagli Usa e da altri paesi occidentali per il solo fatto che voleva il mondo arabo unito e non asservito".
Domanda: "Eppure lei è molto nota in Occidente, i media europei ed americani danno spazio alle sue battaglie per i diritti delle donne egiziane ed arabe e contro il radicalismo religioso e le imposizioni degli integralisti". Risposta: "E’ proprio questo il punto: quando attacco il fanatismo islamico ho tutte le televisioni intorno, invece quando attacco il capitalismo, l’imperialismo americano e il neocolonialismo, quando condanno l’occupazione israeliana dei territori palestinesi e quella dell’Iraq, allora spariscono tutti". Per quanto riguarda la situazione egiziana, l’intervistatore ha chiesto a Nawal Saadawi cosa pensasse del riformismo islamico e delle posizioni del teologo Gamal Al-Banna sulla separazione tra legge civile e legge religiosa, oltre a lle affermazioni dell’Imam di Al-Azhar sul bando francese del velo. Risposta: "Sono per natura ottimista e quindi guardo al futuro con atteggiamento positivo. Di Tantawi tuttavia non mi fido perché ha detto che il velo islamico è un obbligo divino pur sapendo che ciò non è scritto nel Corano. Trovo invece il riformismo di Al-Banna molto interessante. Sono fermamente convinta che la maggior parte dei musulmani ritengano possibile vivere in una società sostanzialmente laica nella quale venga rispettato il diritto delle persone di praticare liberamente la fede. Il laicismo non è contro l’Islam e rientra invece all’interno di una cultura islamica di tolleranza che ha più di mille anni. Non bisogna negare i diritti ma garantirli a tutti".
Ultima domanda: "Quali sono i punti che segneranno lo sviluppo delle società islamiche?". Risposta della scrittrice egiziana: "Il primo è la crescita della società civile. I diritti delle donne, ad esempio, non verranno realizzati senza un maggior coinvolgimento della gente e lo sviluppo di associazioni e Ong. Oggi purtroppo assistiamo alla cooptazione da parte dei regimi, anche qui in Egitto, di esponenti di punta della società civile ai quali vengono offerti incarichi governativi e messi fuori gioco. Il secondo è quello della democrazia. I primi ad agire dobbiamo essere noi ma gli Stati Uniti e altri paesi occidentali non devono interferire con la loro politica di appoggio ai regimi locali fedeli agli interessi strategici di Washington. Il neocolonialismo, il capitalismo sfrenato, l’ imperialismo sono e saranno sempre un ostacolo alla libertà e alla democrazia nel mondo arabo-islamico. Le guerre di Bush fanno solo gli interessi dei regimi autoritari e degli islamisti più radicali".