La Marcia Mondiale delle Donne contro le violenze e la povertà: una rete femminista globale
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La Marcia Mondiale delle Donne contro le violenze e la povertà: una rete femminista globale


di Nadia De Mond
Mentre si è appena chiusa la quinta edizione del Forum Sociale Mondiale a Porto Alegre, si può provare ad affrontare alcune questioni strategiche poste nel dibattito sul femminismo, a partire dalle pratiche sviluppate in questi ultimi anni.


La Marcia Mondiale delle Donne contro le violenze e la povertà si è formato nel 1999, come rete femminista globale, lo stesso anno in cui maturava l'idea di contrapporre al Fem di Davos un Forum degli altri, dei popoli, delle persone del Sud e del Nord del mondo, escluse dagli ambiti decisionali delle élites di potere. Nel 2000 abbiamo riunito più di seimila associazioni attorno ad una piattaforma mondiale per combattere le violenze e la povertà che condizionano la vita delle donne sul pianeta. Da allora la rete si è trasformata in un movimento che sviluppa le proprie campagne, individuando temi unificanti, articolati secondo le diversità culturali del contesto specifico in cui le migliaia di associazioni di donne si trovano ad agire. Un movimento femminista che si è collocato dall'inizio (Porto Alegre 2001) all'interno del movimento dei Forum Sociali.

Si tratta di una scelta pragmatica ma non casuale, così come è pragmatico (ma tutt'altro che privo di riferimenti teorici fondanti) il movimento altermondialista. La Mmd ha come punti di riferimento e organizza innanzitutto le donne che resistono quotidianamente agli effetti delle politiche neoliberiste, combinando la lotta per la sopravvivenza e l'accesso ai beni primari con pratiche di empowerment delle donne, che prendono le forme più varie nelle diverse società patriarcali. Ci siamo trovate insieme alle donne e agli uomini della rete contadina internazionale di Via Campesina nella lotta per la sovranità alimentare contro le politiche dell'Omc, con il movimento per l'annullamento del debito e con le grandi manifestazioni che hanno contrastato i Trattati di libero commercio. Portando in questo ambito la nostra analisi di genere e la nostra agenda di donne femministe.


La nostra scelta che si basa sulla coscienza che per cambiare il mondo - ed è questa la nostra pretesa, non quella di vivere eternamente ai suoi margini - dobbiamo misurarci, volenti o nolenti, con i rapporti di forza che determinano gli spostamenti del quadro politico, della cultura, del senso comune. Costruire i rapporti di forza vuol dire innanzitutto comunicare, creare senso comune, mettere in rete. In breve produrre movimento. Un movimento sociale è tale quando consiste in un gran numero di persone che si associano, si muovono insieme, con forme di azione e scadenze decise comunemente, per raggiungere determinati obiettivi. A queste regole non può sfuggire il movimento delle donne. Prima di investirci quindi in ambito strettamente politico vogliamo sperimentarci nella creazione di un'altra forma di assunzione di responsabilità collettiva, che tenta nuove forme di mediazione e di espressione, in itinere.


Molte volte abbiamo parlato, in ambito femminista, dell'asimmetria esistente tra il nostro agire, i nostri discorsi, le nostre priorità rispetto ai temi imposti dalla Politica al maschile e con la maiuscola. Dei meccanismi, palesi e occulti, insiti nel sistema pervasivo di dominio che chiamiamo patriarcato, che relegano al secondo posto preoccupazioni centrali per le donne; delle difficoltà a tradurre queste - desideri, intuizioni, un abbozzo di socialità differente, in una parola il "partire da sé" - in termini politici.

Siamo continuamente combattute tra la necessità - e il piacere - di costruire i nostri luoghi di movimento separati, di resistenza, di creazione di alterità, con i ritmi e con i metodi propri, da una parte e la necessità di misurarci con la congiuntura politica e sociale dettata dal Potere, per forza delle cose altro da noi, dall'altra. Concordo con chi ritiene che è una fatica improba. Ma la soluzione non consiste nell'abbandono dei luoghi misti dell'agire sociale e politica.


Esiste uno spazio di ricerca nel movimento dei movimenti che è propizio ad una contaminazione femminista. Sono cadute antiche barriere ideologiche, vengono superati pragmaticamente schieramenti politici precostituiti. Prevale la pratica dell'obiettivo comune, da verificare passo per passo. In questo contesto, la sfida è nelle nostre mani. La sordità dei compagni non è in discussione ma è poco rilevante (e rischia di diventare un alibi per la nostra incapacità ad agire) quando innanzitutto si tratta dispiegare tutta la forza di proposta e la creatività di cui il femminismo è capace; di unire le forze e moltiplicarle, di lavorare con pazienza e tenacia alla costruzione di luoghi, separati e non, accoglienti per le donne che desiderano fare politica nel movimento in quanto donne.


A partire dall'8 marzo 2005, una nuova marcia mondiale verrà lanciata dal Brasile e attraverserà 60 Paesi, portatrice di una visione femminista di un altro mondo possibile, espressa in una Carta mondiale delle donne per l'umanità. Questo documento è il frutto di un anno di discussione nelle associazioni facente parte della Mmd, ed è stato approvato nell'incontro mondiale appena conclusosi in Ruanda. Ci servirà da collant simbolico tra le iniziative che vedono le donne in azione, contro la precarizzazione della vita e lo smantellamento dello Stato sociale in Europa, contro le violenze provocate dallo stato di guerra permanente nella regione africana dei grandi laghi come nel Medio Oriente, per il diritto a disporre liberamente del proprio corpo in qualsiasi parte del mondo.

La campagna si concluderà il 17 ottobre con una 24 ore di solidarietà femminista, in Burkina Faso. In Europa un Forum /Festival Femminista verrà organizzato a fine maggio sugli stessi temi che hanno caratterizzato la giornata delle donne a Bobigny nel Fse del 2003, in opposizione al trattato costituzionale di chiaro segno liberista e che ignora i bisogni e le aspirazioni delle donne.

La dichiarazione dei movimenti sociali presenti a Porto Alegre invita tutti/e nell'arco di questi sette mesi ad interagire con la campagna della Marcia, inserendola nell'agenda del movimento dei movimenti.

Coordinamento europeo della Marcia Mondiale delle Donne 



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