Le comunità musulmane: "E' un uomo speciale e per noi ha fatto molto"

di Francesca Pacifici
ROMA - La foto che ritrae il Papa in un’espressione di terribile sofferenza ha fatto il giro del mondo in questi giorni. Ed è presente anche in tutti i giornali dei paesi arabo-musulmani. L’apprensione per la sua vita unisce tutte le comunità religiose in un abbraccio ideale, un abbraccio che con il suo calore supera quasi miracolosamente ogni divisione, ogni conflitto. «La salute del Papa è importante per tutti – dice Abdul Hamid Shaari, presidente dell’Istituto di cultura islamica di viale Jenner a Milano –. Tutti siamo sconvolti e colpiti dalla sua sofferenza. E anche noi musulmani siamo vicini a Karol Wojtyla, preghiamo per lui e per la sua salute. Ci auguriamo che questo pontificato, attento da sempre al dialogo con la nostra religione, possa durare ancora».
Una reazione, quella del mondo musulmano italiano, che per un attimo dimentica le diversità, ricordando soprattutto le affinità tra le “Genti del Libro”: così vengono chiamati nell’islam i seguaci delle tre grandi religioni monoteiste, cristiani, musulmani ed ebrei. «Siamo tutti fratelli e sorelle, musulmani e cristiani – afferma Mohamed Parracino, coordinatore del Centro di cultura islamico di Bologna -. In questi momenti di grande sofferenza non è possibile distinguere un cristiano da un musulmano o da un ebreo. Stiamo parlando di un uomo che sta morendo. Un uomo speciale, che ha fatto molto anche per noi. A Bologna la comunità musulmana ha avuto da sempre ottimi rapporti con la Chiesa cattolica, tanto che qui al Centro di cultura islamico organizziamo, insieme alle azioni cattoliche, incontri mensili per dialogare, per confrontarci e conoscerci meglio. Ci auguriamo quindi che il Papa ce la faccia anche stavolta. Inshallah! (se dio vuole, ndr)».
Momenti di apprensione dunque, anche per il mondo musulmano. Momenti di rimpianto, per un pontefice che ha tenuto sempre aperte le porte della Chiesa: «Ma come potremmo dimenticare noi musulmani Karol Wojtyla allo stadio di Casablanca davanti a migliaia di musulmane e musulmani marocchini? – dice Hamza Piccardo, segretario generale dell’Ucoii -. Come potremmo dimenticare la forza dell’immagine del Papa che entra come pellegrino nella moschea di Damasco e che prega sulla tomba di Giovanni Battista: per noi un profeta dell’islam e per i cristiani un grande santo?».
È proprio in questi momenti di crisi che ci si ferma a riflettere: «Il Papa è grave. – afferma Piccardo -. E questo è il momento di riflettere, di ripensare a tutti gli anni del suo pontificato. Sono stati anni importanti, che hanno visto il crollo del comunismo e che hanno visto per noi l’approfondimento del dialogo interreligioso avviato dal Concilio Vaticano II». E per la successione? Il segretario generale dell’Ucoii è preoccupato per il futuro della Chiesa: «Ci auguriamo che il nuovo Papa si renda conto dell’importanza del suo ruolo e della sua spiritualità in questi tempi di materialismo sfrenato. E noi musulmani speriamo anche che il nuovo pontificato prosegua il cammino di Papa Giovanni Paolo II nell’apertura e nel dialogo con la religione islamica».
(01 aprile 2005 - ore 15.34)
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