FORUM INTERNAZIONALE CIVILTA’ DELL’AMORE Messaggio letto al termine del 1° Cantiere del dialogo di Greccio

Ebrei, cristiani, musulmani in dialogo NOI, partecipanti al “1° Cantiere per il dialogo di Greccio” (“Con gli occhi dell’altro. Francesco d’Assisi e l’arte dell’incontro”), riuniti insieme presso l’Oasi “Gesù Bambino” nei giorni 02-04 giugno 2005, lodiamo innanzitutto il nome di Dio, onnipotente e santo, clemente e misericordioso e a Lui rendiamo grazie per quello che ci ha dato di vivere. Lo ringraziamo anche per quanto siamo stati in questi giorni gli uni per gli altri e per il dono di questo luogo, reso significativo dalla semplice vita di Francesco di Assisi, nostro compagno di cammino e fratello universale.
L’arte dell’incontro.
Un poeta brasiliano, Vinicius de Moraes, ha scritto questo verso: “La vita, amico, è l’arte dell’incontro”... E’ quello che abbiamo colto e sperimentato in questi giorni di ascolto, di condivisione delle esperienze e di riflessione. Un’arte che riconosciamo essere difficile e ricca di incognite e che tuttavia vogliamo imparare come qualcosa di necessario e di urgente, per la nostra vita e per le Comunità a cui apparteniamo. Infatti, per arrivare al vero incontro con l’altro vogliamo partire da un incontro vero e personale con Dio. Per questo ci narriamo l’un l’altro la gioia di aver ricevuto in dono ciascuno la propria fede e, al tempo stesso, crediamo che nella fede degli altri ci sia un dono nascosto che è per noi e che ci fa crescere e maturare sempre più. Così, attraverso gli occhi dell’altro, noi riscopriamo ogni volta qualcosa di più della nostra identità, divenendo così credenti migliori. Avvertiamo anche che l’incontro e il dialogo vero con l’altro è possibile solo a partire da una fedeltà sempre maggiore nei riguardi della nostra fede e da una sincera esperienza di preghiera e quindi, per maturare nel dialogo tra di noi, ci impegniamo ad essere in prima persona credenti coerenti e sinceri. Frate Francesco ci insegni a non lasciar cadere mai il ricordo di Dio e ad essere, sia pure in una storia fortemente secolarizzata, fermenti vivi per la costruzione di una nuova “civiltà dell’amore”.
Affidati gli uni agli altri.
Percepiamo tutti, in modo sempre nuovo, l’urgenza di rimettere al centro l’altissimo valore dell’accoglienza, che ci fa riconoscere nell’altro, a qualunque razza o religione appartenga, un essere umano con una dignità che è sacra e con dei diritti inalienabili. L’altro, infatti, mi sta dinanzi con una sua libertà e verità, e non solamente accanto. Per noi, quindi, la scelta del dialogo ci impegna a studiare, a conoscersi (che vuol dire amarsi reciprocamente), a liberarsi dei preconcetti e a purificare la memoria, per percorrere insieme itinerari feriali da cui nessuno può essere escluso e in cui nessuno è straniero. L’umanità è, infatti, unica e continuamente chiamata a riunirsi, e questo ci appare come il senso più profondo ed autentico dei monoteismi che professiamo, per cui le diversità possono divenire opportunità e risorse per muoverci verso una sempre maggiore apertura a Dio e ai fratelli. Pensare solo al “Dio di Abramo” senza occuparsi di chi e come debba essere realmente “l’Abramo di Dio” ci appare come un’assurdo, e quindi percipiamo il nostro prossimo come qualcuno che ci è affidato e con cui vogliamo affrontare le sfide e le complessità della vita di ogni giorno. Per questo ci impegniamo a lavorare e collaborarare con tutti per camminare verso la risoluzione dei grandi problemi che ancora l’umanità sperimenta.
Sentieri di pace.
Da Francesco di Greccio e di Assisi impariamo che, nonostante le difficoltà generate dai conflitti e dalle incrostazioni dei secoli, la ricerca della pace deve continuare. La pace (shalom, salam) che sappiamo essere dono preziosissimo di Dio all’umanità e ad ogni uomo e donna di buona volontà, è oggi sempre più minacciata dalla guerra e dal terrorismo, dalle ingiustizie e dai fondamentalismi. Sappiamo di non avere il diritto di cedere, bensì il dovere di ricercare, anche pronti a pagare di persona, nuovi sentieri ed itinerari per costruire e difendere la pace. Riteniamo, infatti, che ciò che causa dei conflitti tra gli uomini non sono le religioni, ma le nostre passioni. Per costruire, quindi, la pace all’interno delle nostre realtà sentiamo essere essenziale convertire i nostri cuori, ripartendo dal servizio alla persona umana, con un stile di servizio semplice ad amorevole, fatto di gesti concreti e di parole condivise, donando all’altro il meglio della nostra esperienza di vita e della nostra fede.
Martedì, 07 giugno 2005 |