I musulmani d`Italia contro il terrorismo
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I musulmani d`Italia contro  il terrorismo


  a.. Affinché la follia omicida di una fazione microscopica del tutto estranea alla comunità islamica non possa compromettere e rendere impossibile la vita di tutti gli altri musulmani e musulmane che vivono in Occidente,
  a.. affinché la dottrina, l'esegesi e la giurisprudenza islamica non siano utilizzate per seminare morte e devastazione nelle nostre città e nelle nostre vite,
  a.. affinché non s'interrompa irrimediabilmente un'apprezzabile prassi di convivenza e di dialogo tra i musulmani che vivono in Europa e i loro concittadini di altre o nessuna religione,

noi dirigenti UCOII, insieme ai rappresentanti delle associazioni islamiche e ed imam delle moschee in Italia, affermiamo che:


1- La rivelazione coranica che sta alla base della nostra religione e la sunna (prassi) del Profeta Muhammad (pbsl) hanno confermato quanto era contenuto nelle rivelazioni che erano state date ai profeti (pace su tutti loro). "...credono in quello che è stato fatto scendere su di te e quello che è stato fatto scendere prima di te" (Corano II, 4), e cioè l'unità, unicità di Dio e l'obbligo morale dell'uomo e delle comunità di essere attori del bene in questa vita terrena per ottenere il bene nell'Altra vita.

Questo obbligo morale è sintetizzato nell'imperativo del "ordinare il bene e condannare il male" condizione sine qua non per rimanere nel sereno equilibrio tra gli obblighi di questa vita e quelli finalizzati alla vita eterna. In questa prospettiva generale è un imperativo del musulmano e della musulmana adoperarsi con tutte le sue capacità e tutto il suo impegno alla realizzazione della pace e della concordia tra le creature umane e tra le forme comunitarie e statuali che esse si sono date per organizzare la loro vita terrena.
 

           " raccomandano le buone consuetudini e proibiscono ciò che è riprovevole"

                                                                                                          (Corano XXII, 41)

 
2- Ogni comportamento che scientemente nuoccia alla sicurezza collettiva e tenda a destabilizzare le società introducendo elementi d'insicurezza o rischio collettivi, per qualunque scopo dichiarato esso venga perpetrato, è oggettivamente una fitna (un'eversione malefica), estendendo questo termine ad ogni forma di terrorismo,  guerra civile, e aggressione contro le creature innocenti.

Infatti l'azione del musulmano e della musulmana dev'essere improntato alla benevolenza e alla misericordia nei confronti di tutte le creature in forza di una misericordia generale che Iddio ben chiarisce nel Corano quando rivolgendosi al Suo Inviato (pbsl) dice: "In verità tu sei una misericordia per i mondi".

Fa parte dell'etica islamica la sincerità e nei confronti di tutti gli esseri e pertanto non è tollerabile nessuna ambiguità nel discorso  e nei comportamenti.


"Non spargete la corruzione sulla terra, dopo che è stata resa prospera"

                                                                                                          (Corano VII, 56)


3- E' certamente vero che il Corano e la tradizione profetica ci parlano talvolta di "jihad fi sabiliLlah", sforzo sulla via di Dio, ed è altrettanto vero che tale sforzo venga inteso anche come fisico, vuoi militare, rivolto a far sì che pace, sicurezza e giustizia governino gli uomini . E' pertanto importantissimo stabilire quale sia il "jihad" lecito od obbligatorio per il musulmano che vive in paesi nei quali non è direttamente aggredito e quali siano i modi e i limiti della solidarietà nei confronti dei confratelli che dovessero subire aggressione, prevaricazione e violenza nei loro paesi.

Nella totalità dei paesi occidentali (intesi convenzionalmente come Europa e le Americhe ) la condizione religiosa dei musulmani e la loro relazione con lo spazio pubblico  è retta da impianti costituzionali e leggi ordinarie che ne garantiscono sostanzialmente la libertà di culto e di associazione.

Questi ordinamenti e queste leggi rendono possibile la vita dei musulmani e della musulmane e le restrizioni che sono state recentemente introdotte in alcuni paesi, per quanto inopportune ed ingiuste, non inficiano il quadro generale di tolleranza e di eguaglianza di fronte alla legge.

In queste condizioni il musulmano e la musulmana, siano essi cittadini di quegli Stati o stranieri residenti in forza di un documento di soggiorno o comunque presenti sul territorio nazionale, sono tenuti al rispetto della legge generale, alla lealtà e alla collaborazione  nei confronti delle istituzioni che le garantiscono, 


" Se inclinano alla pace, inclina anche tu ad essa e riponi la tua fiducia in Allah.".

 (Corano  VIII, 61)


Obbligo del credente è altresì la solidarietà nei confronti dei correligionari, sottoposti alla dura prova della guerra che, comunque giustificata, è sempre espressione di violenza e oppressione nei confronti delle popolazioni civili che rappresentano vieppiù la stragrande maggioranza delle vittime dei conflitti.

Questa solidarietà, nel rispetto delle leggi che reggono gli Stati europei ed occidentali in genere, può essere variamente espressa ed esercitata sotto il profilo umanitario e, ove possibile, attraverso un azione informativa, di lobbing o di massa per esercitare pressioni politiche mediante legittime forme di protesta previste nell'ordinamento democratico finalizzate a far cessare o diminuire la violenza e l'ingiustizia. Un azione che può e deve essere condotta in intesa con la grande maggioranza della popolazione italiana che ha espresso e continua ad esprimere la sua contrarietà a tutte le guerre.

Aldilà di queste forme solidali e politiche la sola altra azione lecita è la preghiera dei credenti affinché la misericordia di Dio muova verso gli oppressi e li

"In verità i credenti sono fratelli"

                                                                                                          (Corano XLIX, 10)
 


Il rapporto dei musulmani con i credenti di altre religioni o le persone che non hanno alcun riferimento religioso o spirituale dev'essere improntato alla bontà e alla giustizia in nome della comunanza umana e in nome della misericordia e giustizia che il musulmano deve applicare nei confronti di tutte le creature. Nel Corano sta scritto: "In verità abbiamo onorato i figli di Adamo" (Corano XVII, 70), intendendo tutte le cvreature umane che sono meritorie di rispetto e di amore.

Il Profeta (pbsl)  chiarì che vi sarebbe stata una ricompensa per la bontà verso qualunque creatura, umana o animale.

La prima forma di giustizia e bontà risiede nel rispetto della vita, dell'incolumità, dei beni e dell'onore delle persone, a qualunque religione, etnia o nazionalità appartengano.


"All

Considerato quanto sopra ed analizzando le azioni del terrorismo attribuito alla cosiddetta Al Qaida, siamo certi di affermare che nessuna base sharaitica o giurisprudenziale sta alla base di siffatti comportamenti.

 

Quand'anche si trattasse di jihad sharaiticamente lecito e dichiarato, e certamente non lo è,  esso non potrebbe non sottostare ad una precisa etica dei mezzi che faccia riferimento a quanto consolidato dalla giurisprudenza islamica (fiqh) a proposito dello scontro armato: divieto assoluto di colpire i non belligeranti, le donne, i bambini, gli anziani. Basterebbe questa reiterata trasgressione ad escludere ogni legittimità alle azioni terroristiche che colpiscono in paesi islamici e occidentali, centinaia di persone innocenti.

 

         "Allah non guida gli ingiusti"

                                                                                                          (Corano IX, 109)

 

Per queste semplici ragioni e alla luce del fatto che:

a) anche se fosse una reazione ad altre pregresse ingiustizie, il terrorismo è reazione scomposta e criminale del tutto inaccettabile dalla coscienza e dalle menti dei credenti.
 
b) l'iper-mediatizzazione e la forma delle rivendicazioni espresse con terminologia religiosa danneggiano gravemente l'immagine dei musulmani alzando un muro di diffidenza e di vera e propria paura rendendo impossibile la trasmissione del messaggio dell'Islam

c) la destabilizzazione che esso provoca nelle società che ne sono vittime assume ampiezza e profondità tali da compromettere seriamente la convivenza tra i musulmani e i loro concittadini di altre o nessuna religione e rischia di renderla impossibile.


Noi sottoscritti dirigenti della comunità musulmana ed  imam , rappresentanti delle realtà islamiche in Italia affermiamo solennemente 
 

1- l'incompatibilità

del metodo terrorista con la dottrina, la giurisprudenza e la cultura islamiche.


2- la condanna

assoluta e incontrovertibile delle azioni che conducono a stragi di innocenti o tendenti alla destabilizzazione delle società e al conseguente disordine sociale e civile.

3- la repulsione

nei confronti delle rivendicazioni che usano strumentalmente e blasfemamente le parole del Corano e del Profeta*

e invitiamo tutti i musulmani e le musulmane d'Italia a:
 

a) non attribuire nessuna valenza islamica a queste azioni anzi a ritenerle una grave eversione (fitna) dalla quale è obbligatorio separarsi e difendersi con estrema chiarezza e responsabilità.


b) ricordiamo che stante quanto sopra affermato è fatto assoluto divieto di  fornire supporto anche solo logistico o verbale o appoggio morale a persone di cui si potesse ragionevolmente sospettare attitudini o convinzioni aberranti in merito all'uso della violenza con la demagogica pretesa di far trionfare la causa islamica colpendo gli innocenti o le strutture civili e politiche delle società.


c) relazionarsi lealmente con  le istituzioni dello Stato e denunciare progetti di attentati o formazione di gruppi a questa finalità costituiti ed organizzati, di cui si fosse venuti a conoscenza.


Disse il Profeta Muhammad (pbsl): "Aiuta tuo fratello, sia che faccia il bene sia che faccia il male", "Come mai potremmo aiutarlo a fare il male?", chiesero i Compagni. "Impedendogli di farlo" concluse l'Inviato di Allah

 

 

Roma 26 luglio '05



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