Purché nulla cambi davvero
La tanto attesa riforma del diritto di famiglia è passata, ma è una scatola vuota
 Recentemente, il presidente Bouteflika, si è esposto su questioni molto delicate nel contesto della società algerina, ha confermato le cifre effettive della guerra civile e ha spinto, senza successo, perché il parlamento approvasse radicali modifiche al codice di famiglia, il sistema legale che da 20 anni nega alle donne algerine diritti e autonomia. Bouteflika ha cercato di affermarsi come riconciliatore e riformatore: per chiudere i conti con la pesante eredità della guerra civile ha proposto un referendum per approvare un’amnistia generale, che però ha incontrato la dura opposizione delle associazioni dei parenti delle vittime e delle persone -almeno 5 mila -, che in quel decennio sono ufficialmente “scomparse”. Le ferite sono ancora aperte.
Disparus. Come in un rituale, ogni giovedì, le madri, le mogli e le sorelle di simpatizzanti islamici spariti nelle retate notturne tra il ’90 e il 2000, si ritrovano davanti al parlamento per organizzare sit-in di protesta. La loro ostinazione è una spada di Damocle sulla testa delle forze di sicurezza, perché “Sono la prova -sostengono alcuni giornali - che nel decennio nero si e’ praticata la guerra sporca”.
Chawki Senouci, un giornalista algerino, racconta la storia di Yussef, un falegname, e di sua figlia Amal. Il marito di lei, un gendarme, è scomparso dal ’95. “Forse -sostiene Yussef - mio genero aveva rifiutato di praticare la guerra sporca”. Amal sa che suo marito è morto ma anche che per la legge non è cosi, perché il corpo non è mai stato trovato. Eppure Amal desiderava risposarsi e rifarsi una vita, solo che per farlo aveva bisogno di un atto di divorzio firmato dal marito morto. L’unico modo per lei per ottenere il divorzio, era quello di denunciare il marito per “abbandono di famiglia”. Amal lo ha fatto, ha ottenuto il divorzio e si e’ risposata, mentre contro il marito scattava un doppio ordine di cattura: per diserzione e per abbandono del tetto coniugale. Ma il marito, lei lo sa, e’ morto da un bel po’; diversamente lo avrebbe atteso.
Adesso solo la legge lo aspetterà ancora.

La riforma svuotata. Attorno alla bozza di riforma del "codice di famiglia", si è combattuto un feroce scontro politico tra gli islamisti (favorevoli al mantenimento) e i democratici guidati dal presidente. Il 14 marzo il parlamento algerino ha approvato a grande maggioranza la bozza definitiva della riforma del codice. Il testo deve ancora passare al senato ma il risultato è assodato. Il testo passato al voto, reintroduce la figura del "tutore", o wali, che era stata abolita nella bozza presentata da Bouteflika. Il tutore é un componente maschio della famiglia che concede o nega l'assenso al matrimonio. Gli islamisti si sono opposti alla riforma della legge sul tutore sostenendo che il matrimonio altro non é che un’unione tra due famiglie e quindi la soppressione del tutorato metterebbe in grave pericolo uno dei fondamenti della religione musulmana. L'unica apertura che la nuova legge, in teoria, concede alle donne è il diritto di scelta del proprio tutore. Nella versione definitiva resta legale anche la poligamia, seppure sottoposta al consenso delle altre mogli e all'autorizzazione del tribunale che dovrà verificare il parere delle spose, i motivi delle nozze e la capacità dello sposo di garantire le condizioni di equità nei confronti delle diverse mogli previste dalla sharia. L'unico punto apprezzato dalle donne è stato l'obbligo del marito di assicurare un tetto alla moglie e ai figli affidati alla madre, in caso di divorzio. Nadia Ait Zai, avvocato, ha accusato gli islamisti di male interpretare il Corano e Yasmine Chouaki, dell'associazione Tharwa Fatma N'Soumer, ha contestato loro di essersi "arrogati il diritto esclusivo di parlare a nome dell'Islam al fine di imporre meglio la loro legge".
Settimana scorsa, le quotidien d’oran pubblicava un editoriale in cui si racconta il paradosso per cui in Algeria “Ci sono donne ministri che decidono per milioni di persone, ma che per sposarsi hanno bisogno di un tutore che decida per loro”. In Tunisia l' uguaglianza tra i sessi é stata sancita nel 1956 da Habib Bourghiba, mentre in Marocco vige dalla fine degli anni '90. Le donne algerine invece dovranno aspettare ancora.
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