Da Liberazione del 18-10-06, pag. 6
E’ straniero il 4,5% della popolazione. Il 39% proviene dall’Est Europa. Raggiunto l’equilibrio tra maschi e femmine.
Ormai un bambino su 10 è figlio di stranieri. La maggioranza si stabilisce al Nord
Istat, i migranti sono 2,7 milioni e parlano una lingua slava
Stefano Galieni
Stando a quanto emerge dalla fotografia dell’Italia scattata al primo gennaio 2006 dall’Istat, la popolazione residente si è avvicinata ai 59 milioni di persone. Una crescita salutare dovuta ad un contenuto aumento della presenza migrante che, con un salto in un anno di quasi 270 mila unità si è portata a circa 2.670 mila persone, il 4,5% circa dell’intera popolazione. Si è al di sotto delle medie riscontrabili negli altri paesi europei: in Germania dell’8,8% in Spagna nel 2004 era del 6,6% in Gran Bretagna, era del 4,7%. Una popolazione giovane - oltre 570 mila sono minori - che, nonostante leggi inadatte e ingiuste, sta diventando il vero motore economico e sociale del paese. La crescita, se analizzata mostra molte novità, anche se da questo computo sono esclusi non solo coloro che sono in condizioni di "irregolarità", ma anche chi pur essendo "regolare" non risulta come residente.Vanno mutando in maniera velocissima le aree di provenienza e si evince in molti casi la tendenza per persone provenienti dallo stesso paese, di concentrarsi in aree geografiche definite.In 3 anni ad esempio, la presenza di cittadini ucraini è passata da meno di 13 mila a oltre 107 mila, i rumeni erano nello stesso periodo 95 mila e ora sono 298 mila. C’è comunque una crescita organica di presenza di persone provenienti dall’ Europa centro - orientale, che ormai rappresenta il 39% dell’immigrazione, il 26% è costituito da cittadini provenienti dall’intero continente africano nonostante la comunità marocchina, con i suoi 329 mila cittadini, ne rappresenti quasi il 50%.
Mano a mano si sta definendo un equilibrio fra i generi: se per alcuni paesi la provenienza è quasi esclusivamente maschile e per altri femminile è innegabile che si stia sempre più velocemente determinando una stabilizzazione delle presenze che porta ad una ricostruzione dell’intero nucleo familiare. Le nascite in Italia da cittadini stranieri residenti sono ammontate a 52mila - il 9,4% dei nati in Italia - risultando un fattore strutturale di riequilibrio demografico a fronte di un paese che invecchia e in cui diminuisce in maniera irreversibile la percentuale di persone in età lavorativa.
E se si sceglie - anche per maggiori opportunità lavorative - molto il nord ovest come area geografica di residenza - 36,6% - e poco il sud -12%- è da notare come ci sia la propensione a spandersi anche nei piccoli comuni e non solo nei grandi capoluoghi di provincia, forse perché nei primi è anche più facile trovare forme di inserimento non solo lavorativo. » aumentato il numero di coloro che hanno ottenuto la cittadinanza italiana, ma si tratta di circa 28 mila persone. Solo il 15% di questi è divenuto cittadino italiano in base agli anni trascorsi in Italia, a fronte di almeno 380 mila persone - dato di fine 2004 - che, con la legge vigente, avrebbe diritto a richiederlo. Poter divenire cittadini, in tempi certi e ridotti rispetto ai 10 anni attuali -più le prassi burocratiche - è una delle sfide che questo governo sembra voler affrontare. Le modifiche che dovrebbero essere introdotte, seppur migliorabili, vanno in tal senso. Ma resta inquietante il fatto che, anche di fronte a questi dati, non ci si renda conto di come non sia solo l’economia ad aver bisogno di "braccia" ma è l’intero continente a richiedere energie sociali, culturali e intellettuali. Si calcola che se entro il 2030, in Europa non saranno entrati almeno altri 20 milioni di persone, il declino del continente sarà inarrestabile. Eppure non si concordano norme più flessibili, capaci di permettere la libera e legale circolazione, ma si ragiona comunemente solo in termini di controllo e espulsioni. Quest’anno in Italia circa 520 mila persone dovranno essere messe in condizioni di regolarità con il nuovo decreto flussi. Per quale inutile e vessativa ragione dovranno tornare nel proprio paese e poi rientrare in Italia quando già qui lavorano?
http://www.tesseramento.it/immigrazione/pagine52298/newsattach577_Da%20Liberazione%20del%2018.pdf
|