FLUSSI - Tragica farsa
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Tragica farsa


PAOLO BENI *


Le centinaia di migliaia di immigrati in coda davanti agli sportelli delle Poste sono la più chiara dimostrazione che il meccanismo delle quote e della chiamata diretta nominativa (ancora oggi l'unica modalità di ingresso regolare nel nostro paese) non funziona. Se funzionasse in coda avrebbero dovuto esserci i datori di lavoro interessati a «chiamare» i migranti. Invece ci sono lavoratori e lavoratrici già in Italia che se rientreranno fra i fortunati ammessi dovranno tornare nel proprio paese per poi rispondere ad una successiva chiamata a distanza: una vera e propria farsa all'italiana, se non fosse per queste persone anche una tragedia, col carico di morte, persecuzione e sfruttamento che spesso accompagna i percorsi migratori. Contro ogni evidenza, il ministro Pisanu continua a ripetere che il suo governo a differenza della sinistra non ha fatto sanatorie ed ha «prosciugato» il bacino di clandestinità «creato dalle leggi lassiste della sinistra». In realtà ogni anno fanno una mini-sanatoria e la chiamano decreto flussi. Se sommiamo i numeri delle sanatorie del governo Berlusconi, otteniamo dati superiori a quelli di tutti gli altri paesi europei. Dobbiamo rallegrarci che finalmente decine di migliaia di persone potranno uscire di casa senza nascondersi. Ma sappiamo che ce ne sono molte altre che dovranno continuare a vivere con la paura di essere espulsi da quello stesso Stato che impedisce loro di entrare legalmente.


Questo approccio sbagliato a una questione complessa come l'immigrazione non è senza conseguenze. Infatti le centinaia di migliaia di persone che rimarranno escluse dalla «lotteria Italia» continueranno ad essere irregolari, come lo è stata per un tempo più o meno lungo la quasi totalità dei migranti oggi presenti in Italia, e vivranno una condizione di inferiorità nei confronti degli altri cittadini: non potranno reclamare i loro diritti sul lavoro, né quelli di inquilini nei confronti dei proprietari di casa, non potranno avere relazioni «normali» con la pubblica amministrazione. Queste privazioni hanno l'effetto di un vero e proprio veleno versato nelle relazioni sociali che, unito all'ideologia razzista del manifesto di Pera, è destinato a produrre una miscela potenzialmente esplosiva per la democrazia.


L'altra faccia della medaglia è la solidarietà dei cittadini scesi in strada per portare sostegno a quanti si preparano a passare la notte all'addiaccio: centinaia di associazioni, parrocchie, enti locali, singoli cittadini hanno toccato con mano la disperata volontà dei migranti di uscire dalla clandestinità e l'inefficienza e il cinismo del governo. Ed hanno deciso di fare qualcosa di concreto per i diritti di quelle persone. In vista del 9 aprile, può essere un bel segnale che l'Unione deve saper cogliere, impegnandosi fin da ora a cambiare le politiche dell'immigrazione e chiudere i cpt.



  • Presidente nazionale Arci

 



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