Bush dichiara guerra ai clandestini. Al confine messicano 6000 soldati''
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Bush dichiara guerra ai clandestini, "Al confine messicano 6000 soldati"


Il presidente stretto tra proteste dei latinos e dei conservatori.
"Siamo nazione di immigranti, ma facciamo rispettare le regole"



La Casa Bianca ammette che la frontiera Sud è fuori controllo e annuncia investimenti per forze e tecnologie di vigilanza


WASHINGTON - Seimila militari satunitensi verranno spediti al confine con il Messico per riconquistare il controllo della frontiera. L'annuncio è stato dato ieri dal presidente George W. Bush, ammettendo che al momento gli Stati Uniti non hanno il pieno controllo della situazione. "Sono deciso a cambiare questo stato di cose", ha spiegato il capo della Casa Bianca illustrando il piano per affrontare l'emergenza immigrazione.


Bush oltre a inviare circa seimila uomini della Guardia Nazionale al confine meridionale del Paese, chiederà al Congresso "fondi per migliorare in modo spettacolare le forze e le tecnologie alle frontiere" degli Usa: uno sforzo da 1,9 miliardi di dollari. Nel suo discorso, Bush ha ricordato anche che, da quando è presidente, i fondi per la sicurezza dei confini sono saliti del 66%, complice lo shock degli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, e la polizia di frontiera è passata da 9.000 a 12.000 agenti: "Circa sei milioni di clandestini sono stati catturati e spediti a casa", ha puntualizzato il presidente.


Stretto tra le proteste di piazza degli 'illegali', che vogliono poter regolarizzare la loro posizione, e i sussulti xenofobi della destra repubblicana, Bush ha annunciato una decisione che suona risoluta, ma che difficilmente risolverà il problema. Per farlo ha scelto un discorso in diretta televisiva nell'ora di massimo ascolto, le 20 della East Coast.


Parlando per una ventina di minuti, il presidente ha ricordato agli americani che "siamo una Nazione di immigranti", ma anche che "siamo una Nazione che fa rispettare le leggi". Poi ha ribadito di essere contrario all'amnistia per i clandestini, ma ha difeso il principio dell'assimilazione, ipotizzando l'introduzione di documenti non falsificabili che consentano ai datori di lavoro d'assumere solo chi ha le carte in regola per lavorare negli Usa.


Cambiamenti che richiedono tempo per essere efficaci. Nell'immediato, l'idea è di mandare i militari a dare manforte alle pattuglie della polizia di frontiera che cercano d'intercettare gli immigrati che entrano clandestinamente: un modo per mostrare fermezza, ma anche per indurre a desistere i 'vigilantes' auto-investitisi del compito di garantire la sicurezza dei confini.


E a quanti manifestano perplessità politico-costituzionali, sull'impiego dei soldati con funzioni di polizia, collaboratori del presidente hanno precisato che l'invio dei militari sarà "temporaneo", in attesa che l'organico degli agenti di frontiera possa essere adeguatamente rafforzato, e che le pattuglie con le stellette non compiranno arresti, ma solleciteranno, per farli, l'intervento della polizia.


La mossa di Bush mira a procurargli l'appoggio, vacillante, dei conservatori, favorevoli a un giro di vite ai controlli anti-clandestini ai confini. Mandati i soldati, il presidente spera, cioè, di potere poi vedere passare la sua proposta di riforma dell'immigrazione, che, per regolarizzare, seppure in parte, i 12 milioni di immigrati illegali, prevede di creare la figura dei lavoratori ospiti.



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