LOTTERIA ITALIA, RUOTA DI MESSINA
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LOTTERIA ITALIA, RUOTA DI MESSINA



Pomeriggio tardo di martedì sotto una pioggia incessante centinaia di donne e uomini migranti stazionano davanti gli uffici postali di Messina. Al Circolo Arci Thomas Sankara si compilano ancora  i kit dei ritardatari, delle “badanti” -parola odiosissima- che sono riuscite, in estremis, ad avere un permesso di uscita dai loro “gentilissimi” padroni.


Ore 19:30: incomincia a squillare il telefonino, unico collegamento con l’esterno, con il mondo di fuori:intanto, i messinesi, imbottigliati nel traffico, non si accorgono degli invisibili, di queste ombre scure che, tenacemente, mettono in gioco il loro futuro e quello dei propri cari partecipando ad una lotteria crudele e disumana. Le voci dal mondo di fuori ci dicono di fare presto, perché gli uffici postali del centro sono tutti già presi di assalto. Gli invisibili sono arrivati anche sulle colline, dove nello sperduto ufficio postale di Castanea  una decina di coraggiosi incomincia  ad aspettare il mattino, al freddo ed al vento di marzo e a presidiare questo piccolo ufficio per difenderlo in questa guerra delle quote. L’indomani alle 14:30 verranno aperti i flussi per l’ingresso regolare di lavoratori non comunitari, ma solo 170.000 persone saranno le vincitrici di questa lotteria al massacro.


E’ tardi, tardissimo, dopo aver trascorso settimane a spiegare a tutte e tutti che questa non è una regolarizzazione,e  che chi è già qui in Italia  dovrà mettere in conto di dover tornare al proprio paese e presentarsi alla rappresentanza diplomatica italiana con un passaporto immacolato, dopo aver compilato centinaia di kit e moduli vari, fatto il mestiere del commercialista, dello psicologo, del sindacalista, adesso anch’io devo scappare alla ricerca di un ufficio postale non presidiato.


L’ anno precedente la corsa alle quote era terminata per noi, al caldo della nostre stanze, quando qualche minuto prima di mezzanotte il governo aveva deciso di affidare ad internet l’apertura del rubinetto dei flussi, ed abbiamo avvisato  tutti i nominativi della nostra lista di migranti in attesa della pubblicazione.


Quest’anno il governo è stato più “clemente”: ha deciso di posticipare il ricevimento delle domande ad una settimana dalla pubblicazione del decreto flussi. Grazie presidente operaio, le aspettative di centinaia di migliaia di persone, forse un milione?, sono aumentate; in moltissimi hanno creduto in una sanatoria, dove a tutte le domande corrisponderà un permesso di soggiorno, persino un telegiornale delle reti di stato, ha dato la notizia dell’apertura di una nuova regolarizzazione.


Telefono a K.. La sua è una storia che ha dell’inverosimile. E’ uno studente universitario, un “cervellone” che ha trovato un lavoro qualificato ed è stato assunto regolarmente. Fin qui niente di strano, qualche mese fa  si era recato in questura per chiedere di trasformare il permesso da studio in lavoro, perché aveva scoperto che uno studente straniero non poteva avere un contratto a tempo pieno ma solo part time, e così molto orgoglioso della sua prima busta l’aveva mostrata per chiedere la conversione del permesso da studio in lavoro. Gli era stato risposto che era impossibile, doveva aspettare il decreto flussi e sperare di rientrare nelle quote messe a disposizione dal governo. Ha continuato a lavorare, con un contratto di lavoro regolare, perfettamente regolare per tutti gli organismi regionali, statali e di tutela, Inps ed Inail compresi, ma “abusivo” per la legge bossi-fini.


Così si apre la corsa alle quote anche per lui, ed allora gli chiedo di correre e raggiungere gli uffici postali più periferici.


Corro anch’io raggiungo casa a prendere i miei 2 kit, uno per la mia famiglia anagrafica ed uno per quella allargata. Ho promesso, non posso sbagliare. Volante 1 a volante 2: abbiamo trovato un ufficio postale deserto, K. è il primo. Arrivo in auto e telefono agli altri ed alle altre, siamo piazzati bene in quasi tutti gli uffici, noi abbiamo ancora posto, consigliamo ai meno fortunati di raggiungerci. Passano due minuti e arrivano due ragazzi asiatici e poi un signore maghrebino, decidiamo di predisporre una lista, con la posizione ed il numero di domande pro capite. Io e k. ne prendiamo solo una, tanto si possono presentare fino a 5 kit a persona. La nostra è la prima. Gli altri arrivano prima alla spicciolata poi il tam tam dei telefonini fa lievitare il numero delle presenze dentro la lista. Poco dopo l’una di notte inizia a salire la tensione, ci sono stati tentativi di prevaricazione in alcuni uffici postali, e da noi arriva l’ennesimo ragazzo ad iscriversi in lista.


Bastano pochi scambi d’opinione, il ragazzo non ha nessuna intenzione di passare la notte al freddo ed avvisa di voler tornare l’indomani mattina; si alza il tono della voce, si alza un vociare di arabo, cingalese, inglese. Il ragazzo, allora, tira via la lista dal vetro e la riduce a cartaccia. Scattano le reazioni: spinte, pugni, calci. Gridiamo di smetterla. Il ragazzo incassa senza reagire, va via impaurito. Si rimette la lista al suo posto, qualcuno prova a cancellare il nome del ragazzo. Sono già passate due volte le volanti della polizia. Ad un certo punto, torna il ragazzo di prima, questa volta non è solo, vola una pioggia di pietre, che fortunatamente colpiscono solo la vetrata della posta e di striscio un’automobile in sosta.


La situazione sembra precipitare verso un’escalation di violenza, che miracolosamente si placa con un accordo tra le parti.Gli amici del ragazzo  faranno il turno per lui, e comunque, si procede a stendere una copia della lista, affidata alla persona più anziana, che si occuperà anche di evitare ulteriori furberie da ambo le parti.


Intanto arriva l’ennesima volante, forse, perché la telecamera dell’ufficio postale ha registrato l’inusuale pioggia di pietre;  fortunatamente non chiedono i documenti, e solo dopo qualche domanda, vanno via. Nel frattempo, molte persone sono scappate. Arriva anche N.: ha lasciato famigliari della sua numerosissima famiglia in almeno 4 uffici postali,lei farà la fila per la nipote, è al suo secondo tentativo, si sono appena sentite per telefono G. aspetta lì a centinaia di miglia lontane su un’isola dell’oceano Pacifico. Anche lei è del Thomas Sankara ed adesso le nostre 5 richieste sono al completo.


Contemporaneamente alla telefonata, che ci avvisa del telegramma dell’Arci ai Sindaci, arriva una camionetta della croce rossa , distribuisce thè e latte caldo  per gli uffici postali. Ci sono a bordo 3 volontari, che appreso l’esistenza di una posta abilitata in un villaggio a forte densità mafiosa, esprimono tutta la loro perplessità ad andare soli in piena notte, in un luogo così “pericoloso”.


Piove e tira un vento freddissimo. Una sigaretta dopo l’altra, lancio di maledizioni contro bossi e fini, controllo e incollaggio dei kit,caffè con ginger,l’orologio segna le 4.


Il freddo e l’umidità ci impongono di rifugiarsi in auto, chi non c’è l’ ha  viene accolto in una di quelle messe a controllo dell’ufficio.


Non si dorme,tra il rimbombare dei bassi di una musica indecifrabile, il passaggio delle volanti, i motori delle auto accessi per attivare il riscaldamento ed altri tentativi non riusciti di far sparire la lista.


Alle 6:40 giunge persino la telefonata di un neofascista. Dopo una storia non esemplare sul non riconoscimento di elementari diritti di una lavoratrice rumena, un noto esponente di una lista di estrema destra alleata con Berlusconi, ha deciso in extremis di “regolarizzarla” ed un “amico” della ragazza, a cui avevamo ampiamente spiegato passo passo come compilare il kit, ci chiama per ricontrollare il tutto, alla presenza di un capolista delle elezioni nazionali.


Sono quelli che parlano della difesa della razza, di negazionismo, di chiusura immediata delle frontiere, ma a che gioco giochiamo?


La destra xenofoba che chiede aiuto all’Arci? Ma Pisanu è informato?


Basta, chiediamo aiuto alle pagine del Manifesto, per sentire qualcosa veramente di sinistra, ma in prima pagina sta scritto extracomunitari.


Adesso è veramente troppo. Sulla Gazzetta del Sud si parla ovviamente di regolarizzazione e di code con centinai di immigrati davanti alle poste, solo a Torino però, nel resto d’Italia e nella città dove si edita il giornale, i migranti ridiventano invisibili.


La mattinata giunge al termine, alle 13:45 componiamo la fila, dopo aver trattato con il direttore delle poste per rispettare la nostra lista autogestita, alle 14:15 entriamo. Il direttore non sa nulla della procedura sull’accettazione delle raccomandate postali per tutti gli altri casi non previsti dai kit, facciamo un po’ di formazione anche a lui. Alla fine si apre un altro sportello per le raccomandate per le quote di conversione del permesso di soggiorno.


Quando appoggio le buste, sul bancone, sono le 14:25 alle 14:30 si accende il software in contemporanea in tutta Italia. Alla prima lettura ottica l’impiegata sbaglia,in fumo secondi preziosi, la prima busta è accettata prima del passare del primo minuto dopo le 14:30, una media di 2 minuti passa per registrare ogni singolo kit. C’è l’abbiamo fatta, rimaniamo un altro po’ nell’ufficio a fare assistenza a chi deve ancora finire di compilare i kit o non sa dove mettere la marca da bollo.


Le poste ringraziano per loro è un business da milioni di euro!


Alle 15:30 siamo fuori. Arrivano anche notizie dagli altri uffici. In uno la fila è stata regolata dalla polizia, in altri sono stati velocissimi, in altri hanno avuto problemi con il software ed hanno fatto varie prove.


In un ufficio dietro queste prove tecniche si è celato un abuso, il direttore ha messo sul bancone una busta con una ricevuta perfettamente compilata, e l’ha registrata con la disapprovazione di tutti i presenti. I primi 4 della fila erano soci del circolo ed inoltreremo a breve una denuncia alla procura della repubblica. 


Chiediamo che vengano rese pubbliche le liste delle graduatorie, con la dicitura presente sulla ricevuta, che prevede identificativo dell’ufficio postale e orario di ricevimento del kit. Così da permettere la possibilità di ricorsi e denunce nei casi di abuso, a tal fine consigliamo a tutte/i di conservare copia delle liste informali redatte dai migranti. 


Chiediamo, inoltre, di assicurare a tutte le lavoratrici e i lavoratori, rimasti fuori dalle quote, un permesso di soggiorno in Italia.


  


Arci Thomas Sankara



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