APPELLO PER IL DIRITTO DI VOTO PER GLI IMMIGRATI NON COMUNITARI ALLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE
La tendenza alla stabilizzazione degli immigrati in Italia è ormai un fatto assodato e crescente.
Sono persone che lavorano e vivono attivamente nel nostro Paese e quindi chiedono di essere considerati cittadini a tutti gli effetti.
La cittadinanza responsabilizza e comporta l'assunzione di diritti e doveri e, per essere completa, non può non considerare fra questi il diritto di voto.
L'espressione del diritto di voto è fondante del rapporto tra rappresentanti e rappresentati, principio che è alla base di ogni democrazia completa.
Non riconoscere il diritto di voto significa continuare a mantenere in una condizione marginale cittadini che invece già partecipano alla vita sociale assumendosene responsabilità ed obblighi, con la conseguenza di rendere tutti più deboli nella difesa dei diritti fondamentali del lavoro, legali, di cittadinanza.
Il diritto di voto è decisivo anche perchè solo da un suo riconoscimento potrà venire un interesse pieno di tutte le forze politiche a non considerare gli immigrati cittadini di serie B.
Nella maggior parte dei paesi dell'Unione Europea tale diritto è già garantito, o è in fase di discussione, in Italia esiste già dal 1996 per i cittadini comunitari.
Il diritto di voto entra in evidente contrasto con la legge Bossi-Fini che impone il mantenimento di condizioni di precarietà per gli stranieri e si fonda sulla discriminazione tra nuovi cittadini ed autoctoni.
In questo contesto le aperture manifestate da alcuni settori del centro destra mettono in evidenza una modificazione positiva su questo tema, ma devono trovare un loro completamento nel superamento del collegamento fra diritto di voto e reddito.
Il fondamento di ogni movimento progressista è quello di battersi per l'allargamento del diritto di voto come affermazione del principio di eguaglianza e per allargare la partecipazione responsabile nella costruzione di una società multietnica e multiculturale.
La Regione Emilia Romagna è sempre stata all'avanguardia nella lotta per l'affermazione dei diritti di cittadinanza; l'iniziativa delle amministrazioni comunali di Forlì e Cesena, che hanno giˆ previsto nei loro statuti il diritto di voto per i cittadini stranieri, la volontˆ di altri comuni di proporre modifiche in tal senso negli articolati dei loro statuti, contrastano con l'alt imposto dal Governo attraverso una circolare ministeriale che, impedendo di fatto il voto dei cittadini stranieri residenti in Italia, dimostra la reale volontà discriminatoria nei confronti di questi nuovi cittadini.
Sono molti gli Enti locali, anche al di fuori della nostra Regione, che stanno promuovendo una forte iniziativa politica per affermare il diritto di voto per tutti, iniziativa sostenuta dalle forze sociali, politiche e culturali, scelta che può essere fortemente utile per concretizzare da subito questo diritto e per costruire un'alternativa ai principi discriminatori che contiene la proposta di legge Fini.
Nello stesso tempo la scesa in campo della società civile pu˜ dare forza alla affermazione di maggiori diritti di cittadinanza anche nella Costituzione Europea.
Le organizzazioni sindacali, il Forum del 3° settore e Magistratura Democratica dell'Emilia Romagna chiedono pertanto a tutte le Amministrazioni locali, alla Regione Emilia Romagna, e ai candidati sindaci della Regione, di mettere in campo ogni possibile iniziativa per promuovere il diritto di elettorato attivo e passivo ai cittadini immigrati non comunitari alle elezioni amministrative.
Bologna, 6/4/2004
CGIL |
CISL |
UIL |
FORUM 3° SETTORE |
MAGISTRATURA DEMOCRATICA |
Paola Cicognani
Gianni Paoletti |
Marino Favali
Paola Taddei |
Denis Merloni |
Mauro Ponzi |
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http://www.stranieriinitalia.com/briguglio/immigrazione-e-asilo/2004/aprile/app-sindacati-emilia-voto.html
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