Sono 2 milioni e 800 mila secondo le stime della Caritas gli immigrati che vivono oggi in Italia. Nel 1970 erano 144 mila, meno degli italiani che in quegli stessi anni avevano preso la via dell’esodo (152 mila). Il XV Dossier Caritas sull’immigrazione, presentato a Roma giovedì, ancora una volta delinea una fotografia dell’Italia multietnica che da il senso dell’entità del fenomeno. Il nostro Paese raggiunge così nel 2005 la Spagna e la Gran Bretagna e si posiziona, nella classifica degli stati con la più alta percentuale di migranti, subito dopo la Germania (7,3 milioni) e la Francia (3,5 milioni).
I ritmi di crescita ed evoluzione della popolazione straniera restano in Italia così come in Spagna i più alti d’Europa. In qualità di paesi di nuova immigrazione è essenzialmente sulle nostre coste e su quelle del bacino del mediterraneo che la pressione si fa di anno in anno più massiccia.
Roma con i suoi 340 mila stranieri è la città più interetnica d’Italia. Segue Milano (300 mila), Torino e Brescia (100 mila), Padova, Treviso, Verona, Bergamo, Modena, Firenze, Napoli (50-70 mila). Le stime del Dossier Caritas sono state effettuate ancora una volta sui dati delle presenze regolari, sui dati del Ministero dell’Interno (aggiornati al 31 agosto 2004), dei visti rilasciati dal Ministero degli Esteri e dei figli nati da genitori stranieri nel 2004. Questo significa che esiste una percentuale consistente di immigrati non conteggiati perché irregolari e che si andrebbero ad aggiungere ai 2,800 milioni ufficiali. Ciò vuol dire che le distanze tra noi e la Francia non sono poi così consistenti.
Esistono poi molte province in cui la presenza straniera è più esigua ma comunque importante perché si tratta di cittadine del sud Italia in cui l’immigrato resta dopo esservi approdato clandestinamente. Parliamo per esempio di Caltanissetta o Nuoro con all’incirca 2 mila soggiornanti.
Le stime Caritas 2005 sono state presentate con un video realizzato da Rai News 24. Uno su tutti è il dato che emrge: l’incidenza media degli stranieri sulla popolazione è oggi del 4,8% e i motivi del soggiorno confermano un netto desiderio di inserimento stabile. Secondo Caritas e Fondazione Migrantes, 9 immigrati su 10 sono in Italia per lavoro o per ricongiungimenti familiari e scelgono di non rientrare in patria.
Il 59% della popolazione straniera è concentrata al Nord, il 27% al Centro e il 14% al Sud. Il 40% dei visti concessi sono andati alla Romania. Seguono a molta distanza, Albania, Marocco e Polonia, con quote tra il 15% e il 10%. Per quanto riguarda i ricongiungimenti, primeggia, invece questa volta, il Marocco e l’Albania (13 mila visti). Segue la Romania (8 mila) e la Cina (7 mila).
Il XV Rapporto Caritas sull’immigrazione assume una dimensione europea e si candida a modello statistico per la definizione e descrizione di uno dei fenomeni più importanti di questo secolo. Per questo lo spirito del lavoro presentato a Roma giovedì, e ben descritto dal direttore responsabile del Dossier, è «immigrazione è globalizzazione», a voler marcare il fatto che non si tratta di un fenomeno a se stante e isolabile da tutto il resto, ma caratterizzante dell’epoca in cui viviamo.
Migliora anche la parte dedicata ai flussi irregolari purtroppo poco conosciuti a causa dei dati confusi e non ufficiali di cui si dispone. Nell’Ue ammontano annualmente a circa mezzo milione gli ingressi irregolari. L’arrivo via mare è quello che maggiormente colpisce l’opinione pubblica, ma sorprenderà sapere che dai dati Caritas questi incidono solo per il 10% del totale; un altro 15% passa attraverso le frontiere, mentre i restanti tre quarti sono persone entrate con un visto e trattenutesi dopo la scadenza.
I morti in mare secondo fonti spagnole, sarebbero state nel 2004, circa 500. L’Italia non dispone di questo dato, che secondo la Caritas «è molto più alto». Si sa che nell’ultimo anno sono sbarcate, soprattutto in Sicilia, 13.635 immigrati, in prevalenza nei mesi estivi con la punta massima a settembre (3 mila arrivi). Un’ampia parte di questo quindicesimo Rapporto Caritas è dedicata alla definizione degli ingressi irregolari. Dati vengono forniti anche in merito alle tipologie di scafisti che la polizia internazionale avrebbe individuato: sono soprattutto libici e tunisini a gestire il traffico di esseri umani.
Immigrazione è però anche tutta una serie di altri aspetti che spesso restano in oscurità. Come per esempio il livello di istruzione degli stranieri (tra i residenti il 12,1% è laureato mentre tra gli italiani solo il 7,5%) il ruolo delle donne, in forte crescita e le attività in proprio che aumentano di anno in anno.
Resta l’ombra del lavoro nero. L’esercito di “schiavi” impiegato nei settori più nascosti dell’economia nazionale aumenta. Gli immigrati guadagnano poco a fronte di moltissime ore di lavoro.
Il quadro sembra a questo punto completo. L’Italia è multietnica così come l’Europa e il mondo intero. Immigrazione è globalizzazione. Ma per questo occorrono politiche nuove e moderne.
Postilla polemica e patetica quella del leghista Roberto Calderoli che sentenzia: «Contro gli immigrati tolleranza zero, ovvero alzo zero». «I numeri comunicati oggi dalla Caritas sull'immigrazione nel nostro Paese - dice Calderoli - dimostrano che ci troviamo di fronte ad una vera e propria invasione e l'incremento previsto da questi studi per il futuro preannuncia una progressiva sostituzione dei nostri popoli con i loro». «La Lega Nord non ci sta - continua il ministro - e ostacolerà con qualunque strumento questa forma di masochismo a favore di chi vuole cancellare la nostra identità. È vero come dice la Caritas che gli immigrati sono una risorsa, ma lo sono soprattutto per la Caritas che, nel tempo, non ha mai ignorato il business immigrati».
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