"Caro Enzo, abbiamo mantenuto la promessa..."
Mohammed, ragazzo iracheno di poco più di 20 anni, si sposa giovane e aspetta il suo primo figlio quando la guerra arriva a devastargli per sempre la vita. Nel suo caso è un attacco statunitense a cambiare il corso delle cose. Mohammed vede morire la moglie e il bimbo che lei portava in grembo durante l’attacco e perde entrambe le gambe.
Un giorno di agosto del 2004 la sua vita cambia ancora. Questa volta in meglio. Tutto accade grazie all’amore per gli altri di un uomo venuto da lontano, venuto dall’Italia. Quell’uomo è Enzo Baldoni, che amava spendere il suo tempo libero a raccontare le storie delle persone che vivono quotidianamente la tragedia della violenza, e che a Baghdad conosce Mohammed.
”Lo so, di lettere così ne ricevi a dozzine, ma Mohammed, che vive in campagna, stava accompagnando la moglie a partorire giusto mentre gli americani stavano entrando a Baghdad. Un Bradley (carro armato leggero ndr) ha cannoneggiato l'ambulanza. Mohammed è stato sbalzato fuori senza le gambe e ha visto la moglie morire bruciata con il bambino che stava nascendo. Una qualche associazione benefica gli ha dato due piedi spaiati, un 37 e un 38, e gli manca una rotula. Si può fare qualcosa per questo ragazzo di Baghdad che mi sono preso a cuore? Si è appena risposato. Lui ha un sorriso che riempie il cuore d'allegria, ma la nuova moglie si vergogna di presentarlo ai genitori senza gambe. Ti abbraccio”, firmato Enzo Baldoni. Destinataria della mail è Teresa Sarti, presidente di Emergency, che si occupa da sempre delle vittime civili dei conflitti ed è presente da 9 anni in Iraq. L’associazione si mobilita e promette ad Enzo che Mohammed avrà le sue protesi. Mette in contatto il reporter italiano con il centro di riabilitazione che Emergency gestisce a Sulaymania, nel nord dell’Iraq. Lì potranno prendersi cura di Mohammed, e lui potrà camminare.
"Sei un angelo, Teresa. Provvederò personalmente a trasportare Mohammed a Sulaymania e a procurarmi tutti i lasciapassare. (Scusami: in questo momento mi stanno venendo i lucciconi. Stupida emotività)”, risponde Enzo, allegando una foto che arriva dritto al cuore, una foto in cui lui e Mohammed sono seduti vicino e tengono in mano le due protesi spaiate.
È il 15 agosto quando Enzo, assieme ad un convoglio umanitario, arriva a Najaf. Il 19 agosto un convoglio di aiuti, con a bordo persone e materiali della Croce Rossa Italiana, che Enzo aveva fortemente voluto, parte per Najaf. Enzo è con loro. Da questo momento in poi tutto è avvolto dal mistero. Per il settimanale Diario, con il quale Enzo collaborava, il convoglio arriva a Najaf. Per gli organizzatori della Croce Rossa Internazionale si è fermato a Kufa (circa 15 chilometri da Najaf). Sulla via del ritorno una mina esplode sotto la macchina che apriva il convoglio e sulla quale viaggiavano proprio Enzo e Ghareeb, il quale muore nell’esplosione. Enzo viene rapito e per 5 giorni non si hanno sue notizie. ll 24 agosto viene recapitato alla televisione al-Jazeera un video di Baldoni in cui il rapimento viene rivendicato da un gruppo detto "Gruppo Islamico dell’Iraq". l 26 agosto 2004 arriva la notizia più temuta: Enzo Baldoni è stato assassinato.
Intanto un uomo di nome Hawar, un curdo che da anni lavora con Emergency, non si dà per vinto. Ha una promessa da mantenere e fa stampare un manifesto con la foto di Mohammed, distribuendone migliaia di copie in tutto il Paese. Ma tutto è difficile nell’Iraq della guerra. Arrivano molte telefonate, tutti si presentano come Mohammed e dicono di essere amici di Enzo. Tutti hanno bisogno di gambe.
Ieri Hawar, che si trova a Milano, viene raggiunto dalla telefonata di un amico “L’ho trovato!”, “Mohammed, ho trovato Mohammed!” Una gioia incontenibile. Subito parte la procedura per portare il ragazzo nelle strutture di Emergency, a Suleymania. Per parlare direttamente con Mohammed si dovrà aspettare. Hawar non sta più nella pelle, ma trova la lucidità per dire “Devo telefonare a Giusi. Lo voglio fare io”. Giusi è la compagna di Enzo, è giusto che sia lei la prima a sapere. Teresa Sarti e tutta Emergency accolgono con emozione la notizia. Si telefona subito a Enrico Deaglio, il direttore di Diario. Deve saperlo anche lui, che a Enzo voleva bene. Dopo più di un mese, ecco Mohammed. Avrà le sue protesi, potrà presentarsi alla moglie. Del corpo di Enzo Baldoni ancora nessuna traccia, ma una promessa fatta ad un amico è stata mantenuta.
Tratto da
www.peacereporter.net/it
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