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I marines sorvegliano i prigionieri in preghiera |
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ROMA - "Conoscere l'altro e se stessi: cento battaglie, senza rischi". La "guerra di guerriglia" dei fondamentalisti islamici in Iraq è già costata la vita a più di mille militari americani. E la massima del grande stratega cinese Sun-Tzu deve essere risuonata nella testa dei capi del Pentagono e degli analisti del servizo segreto americano. Tanto da convincerli ad organizzare a Moyock, nella Carolina del Nord, un particolare campo di addestramento: ai marines viene insegnato a pensare e comportarsi, come estremisti islamici.
Nel programma della sette giorni di full immersion non ci sono solo simulazioni di rapimenti, agguati per le strade con bombe e azioni kamikaze. L'addestramento prevede anche lo studio del Corano, scrive oggi il "Sunday Times". Per aumentare al massimo l'immedesimazione, i partecipanti al corso si vestono anche con abiti tradizionali arabi. E si devono togliere le scarpe quando entrano nei prefabbricati che ospitano le classi.
"Dovete pensare a voi stessi come a dei mujaheddin, dei combattenti sacri, e dovete aspirare a diventare degli shahid, martiri uccisi in battaglia" viene ripetuto al gruppo. Così ai marines viene insegnato a dire Allah Akbar (Allah è il più grande) e Alhamdu Lillah (lode ad Allah).
Ai militari viene anche fornita una traduzione in inglese del Corano - pubblicata dalla britannica Penguin Classics - e un tappetino per le preghiere. Con tanto di spiegazione su come un musulmano prega.
"Uno dei motivi per cui siete forti - ripetono gli istruttori ai marines - è che gli infedeli vanno in chiesa soltanto la domenica, ma voi vi inginocchiate e riflettete sulla vostra sottomissione a Dio cinque volte un giorno". E poi ancora: "Non abbiamo armi nucleari, ma abbiamo voi e voi siete più potenti delle armi dei cani ebrei e dei crociati infedeli".
Insomma, i marines per una settimana devono imparare a pensare, vestirsi e pregare come i loro nemici. E anche a mangiare visto che nella caffetteria del campo spariscono la sera le pietanze americane per essere sostituiti da pane pita, salsa tahini, involtini di foglie di vite.
Ma per chi proprio non riesce a farne a meno nella sala accanto vengono offerte patatine fritte e barrette di cioccolata. "Questi ragazzi sono solo abituati agli hamburger" ammette Walter Purdy, l'addestratore del Terrorism research center. Il corso prevede anche lo studio della storia del terrorismo arabo, delle tecniche di attacco di al Qaeda e dei suoi alleati, specialmente del movimento di Abu Musab al-Zarqawi.
Insomma il Pentagono sta cercando di recuperare gli errori iniziali sottoponendo le truppe a corsi di anti terrorismo e di cultura locale. I marines "terroristi" imparano a costruire bombe artigianali e a indossare i le cinture esplosive dei suicidi. Alcuni attacchi sono più sofisticati: un marine arresta un veicolo privato correndo sulla strada e agitando un fazzoletto, "Fingevo di essere un ragazzo che prova a vendere qualcosa," spiega.
Il veicolo è bloccato e "John", il Vip del gruppo, viene rapito. Durante l'interrogatorio dice di essere un esperto di computer. Il gruppo deve decidere se tenerlo in ostaggio o decapitarlo. Hanno bisogno di soldi per gli attacchi, ma dubitano che la sua azienda pagherà. Il suo destino è segnato. Entra un uomo con una telecamera.
"Dobbiamo mettere l'infedele sulle sue ginocchia in una posizione di disonore e macellarlo come un animale" dicono i terroristi, "non uccidiamo i nostri nemici rapidamente e in modo pulito, come il profeta Maometto ha fatto dopo una battaglia. Gli infedeli devono soffrire come animali da macello".
Un marine è tornato sei settimane fa dall'Iraq dopo sette mesi. Presto verrà rimandato indietro. Gli viene chiesto se il corso gli ha insegnato qualcosa che non aveva imparato sul campo? "Mi ha aiutato a sapere cosa il nemico pensa e ad apprezzare quanto sono specializzati", dice. Se fosse in carica, come tratterebbe con gli Iracheni? "Li ucciderei tutti - risponde - non sanno cosa è la democrazia". La conclusione del giornalista del "Sunday times" è sconsolata: c'è davvero ancora molto da imparare.
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