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Dell’educare. 42
“Il vero, il bello, il bene: le basi dell’educazione di tutti gli esseri umani“
Aldo Ettore Quagliozzi
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La paginetta che segue è stata tratta da un’intervista di John Brokman allo studioso Howard Gardner, professore di didattica e di psicologia all'Università di Harvard, professore di neurologia alla School of Medicine dell'Università di Boston e condirettore dell'Harvard Project Zero, un gruppo di ricerca sulla natura dell'attività simbolica umana.
E’ una paginetta che invita a riportare indietro le lancette dell’orologio della scuola pubblica italiana, con la riproposizione delle discipline al centro delle attività didattiche, correggendo la rotta intrapresa di un loro ridimensionamento-nascondimento a favore di una improvvisata “pedagogia dell’intrattenimento“.
Anche il titolo di questa brevissima nota “Dell’educare“ è stato preso a prestito dall’intervista in questione; esso sembra voler porre inequivocabilmente gli obiettivi irrinunciabili che qualsivoglia azione didattico-pedagogica non può assolutamente non porre al centro delle sue costanti attenzioni.
“( … ) E’ importante enfatizzare il ruolo delle discipline nell’istruzione scolastica. Alcuni pensano che le discipline siano irrilevanti, altri pensano che il lavoro interessante sia solo quello interdisciplinare, e che si possa tranquillamente saltare a quello. Io respingo queste impostazioni.
Le discipline sono ciò che ci separa dai barbari; e non credo che si possa fare lavoro interdisciplinare senza avere studiato le discipline.
Quelli che difendono le discipline, però, spesso cadono nell’estremo opposto. C’è una battuta che dice: nella scuola elementare amiamo i bambini, nella secondaria amiamo le discipline, all’università amiamo noi stessi.
Non credo che le discipline debbano essere amate per loro stesse; dovrebbero essere viste come il migliore strumento per dare risposte a quelle domande alle quali sono interessati gli esseri umani.
… istruire secondo me significa aiutare le persone a capire quali sono state le risposte migliori che le culture e le società hanno dato alle domande di fondo, quelle che chiamerei domande essenziali.
La parola capire è molto importante in questo contesto, perché direi che oggi la parte predominante di ciò che si fa a scuola, ( … ) , non ha niente a che fare con il capire. Ha a che fare con la memorizzazione di materiale che poi viene verificato con i test. Capire per me significa partire da qualcosa che si è imparato, una competenza, una conoscenza, un concetto, e saperlo applicare adeguatamente in una situazione nuova. Raramente chiediamo agli studenti di farlo.
La scoperta più interessante della scienza cognitiva nei confronti dell’istruzione è stata quella di avere verificato che quando chiediamo anche ai migliori studenti delle migliori scuole di utilizzare le conoscenze in una situazione nuova, normalmente non sanno farlo. ( … )“
4 luglio 2005
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