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Dell’educare. 38
Il primo dovere di un ragazzo …
Aldo Ettore Quagliozzi
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I consigli e le prescrizioni contenuti in questa paginetta tratta da “Ai piedi del maestro [1910]“ di J. Krishnamurti [1895-1986] prefigura una scuola “totalizzante“ nel senso più ampio del termine, là dove pensa ad una scuola che vivifichi il suo agire con iniziative che abbiano uno sbocco immediato nell’azione sociale.
E pensare che la paginetta è abbastanza datata nella sua stesura, risalente a più di un novantennio addietro; eppure, chi si sognerebbe di negarne od ometterne anche una riga sola?
Non fa caso la scuola pubblica italiana, che dei consigli e delle prescrizioni dati nella paginetta non si è fatta carico nel suo operare così marcatamente avulso dal contesto sociale; quanti dei giovani ad essa affidati troverebbero modo di indirizzare le loro energie in attività di natura sociale al fine di sottrarli all’incanto di altre inutili e fuorvianti attività?
“( … ) Il primo dovere di un ragazzo, a scuola, è d’imparar bene; e nulla dovrebbe indurlo a trascurare il suo regolare lavoro di scuola. All’infuori di questo –siccome è meglio che le sue attività siano mantenute nell’ambito della scuola– l’insegnante saggio dovrà promuovere, dentro l’organizzazione scolastica stessa, tutte quelle attività alle quali i suoi alunni potrebbero utilmente prendere parte. Se mai esistesse qualche organizzazione nazionale alla quale egli credesse utile che i suoi ragazzi appartenessero, egli stesso ne dovrebbe organizzare un ramo entro la scuola, e prendervi parte assieme agli altri insegnanti.
( … ) Gli insegnanti dovrebbero allenare i loro allievi a rendersi conto che, allo stesso modo che la famiglia è il centro d’attività per il bambino, così la scuola è il centro d’attività per il giovinetto. Come il bambino trae la sua vita e la sua energia dalla famiglia, così dovrebbe il giovinetto trarre la sua vita e la sua energia dalla scuola. Il lavoro più utile dovrebbe essere fatto in connessione con la scuola, di modo che possa far parte dell’educazione generale del ragazzo, ed essere in armonia col resto del suo sviluppo.
Nella scuola vi dovrebbero essere gruppi per addestrarsi a discutere, e nei quali verrebbero diligentemente osservate le regole della discussione, affinché i ragazzi potessero imparare a padroneggiarsi nella parola; dei circoli drammatici, nei quali potessero imparare a padroneggiarsi nell’espressione; dei circoli atletici, nei quali si acquisterebbe sia la padronanza della mente che dell’azione; delle società letterarie per i giovani che s’interessano più specialmente a certi studi; infine, delle società per aiutare gli studenti più poveri.
E’ così importante offrire ai giovani l’opportunità di rendersi conto delle condizioni nelle quali si sta sviluppando il loro paese, affinché nella scuola possano praticare il patriottismo lasciando da parte la politica.
Dovrebbero essere costituiti gruppi di studenti per varie specie di servizi sociali, conforme alle capacità dei ragazzi ed ai bisogni dei loro rispettivi ambienti, per esempio: per la protezione degli animali; per i primi soccorsi in caso d’infortunio; per l’educazione delle classi meno favorite dalla fortuna; per servizi attinenti a feste nazionali e religiose; e così via.
I ragazzi, per i quali saranno provvedute tali forme di servizio a scuola, non sentiranno il bisogno d’intraprenderle separatamente. ( … )“
marzo 2005
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