Caos libri di testo
Dedalus - 19-05-2004
Un altro terreno di contenzioso sulla strada di questa “Riforma forzata”, che procede a colpi di mano senza preoccuparsi di riscuotere consenso e condivisione, è la questione dell’adozione dei libri di testo per il prossimo anno scolastico.

Com’è noto, i libri di testo devono essere “conformi”, oltre che a dettami di tipo tecnico-editoriale (numero pagine, formato, tipo di carta, ecc.), a quelli che sono i Programmi didattici vigenti. Nell’attuale situazione di passaggio dai Programmi didattici del 1985 e dalla legge 148/90 alla legge di Riforma della scuola primaria, non abbiamo ancora “nuovi programmi”, bensì un testo, le “Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati”, allegato al Decreto L.vo 59/2004, avente “valore transitorio”, in attesa appunto di programmi approvati secondo le procedure previste dalle norme legislative (vedi la stessa Legge delega n.53/2003, art.7).

Le case editrici hanno, nella gran parte dei casi, adeguato i libri di testo ai contenuti delle Indicazioni nazionali. Almeno i libri per le classi prime, seconde e terze di scuola elementare. Per le quarte e le quinte si prevede il testo in uso negli scorsi anni integrato da un fascicolo aggiuntivo con riferimenti aggiornati alle suddette Indicazioni, per quanto riguarda storia e geografia.

Le associazioni professionali degli insegnanti (CIDI, MCE,FNISM, Proteo, Legambiente, ecc.), come pure i principali sindacati scuola e i vari coordinamenti genitori-insegnanti, contestano questa modalità, sottolineando il fatto che le Indicazioni nazionali, frutto del pensiero ristretto di un ristretto gruppo di lavoro, non sono ancora i Programmi della scuola primaria. Rivendicano quindi l’autonomia delle scuole nella scelta degli strumenti metodologici più adeguati alla realizzazione del proprio Piano dell’Offerta Formativa (art.4, comma 5 del DPR 275/99, Regolamento sull’autonomia delle istituzioni scolastiche).

Ora, i tempi stringono. Le operazioni di adozione, di competenza dei Consigli di interclasse con la partecipazione dei rappresentanti di classe dei genitori (parere) e dei Collegi dei docenti (delibera), devono essere effettuate entro il mese di maggio.

Per mettere fuori gioco la possibilità di adottare i libri di testo cosiddetti “pre-riforma”, in uso cioè negli anni scorsi, il MIUR ha pensato bene di emanare all’ultimo momento un decreto (DM 12 maggio 2004) che introduce modifiche rilevanti riguardanti norme e avvertenze tecniche per la redazione dei libri di testo. Caratteristiche, naturalmente, che hanno i “nuovi libri di testo” in linea con le Indicazioni nazionali ma non più i testi in uso negli anni passati.
Sulla legittimità di questo decreto sono già in fase avanzata di preparazione ricorsi da parte dei sindacati scuola, per violazione dell’art. 27, comma 3 e 4 della L.448/98, mai abrogato, che prevede un iter più complesso (il Miur avrebbe dovuto sostanzialmente adottare un decreto ministeriale previo parere obbligatorio delle commissioni parlamentari competenti e seguire una diversa procedura).

A questo punto, concretamente, cosa possono fare insegnanti e Collegi? Se una prospettiva intelligente (e soprattutto funzionale) può essere quella indicata da Massimo Nutini, della commissione scuola nazionale dell’ANCI, nell’illuminato intervento Libro e moschetto, (“date alle scuole il budget necessario e lasciate che decidano liberamente, in autonomia…”), per questo scorcio di fine maggio e per il prossimo anno scolastico le scelte possibili si riducono a due.
O accettare passivamente quel che passa il convento, adeguarsi cioè ai “nuovi libri di testo” ispirati alle Indicazioni nazionali del prof. Bertagna o fare una scelta diversa, appellandosi all’autonomia didattica delle scuole.

In altri termini, optare per quella che una volta veniva denominata “scelta alternativa”. In base all’art.2 del DPR 419/74, poi ricompreso nel Testo Unico DPR 297/94, art.7, nell' ambito della cosiddetta “sperimentazione metodologico-didattica” era possibile l’adozione di libri e strumenti didattici vari in alternativa al libro di testo unico, individuale. Ora, mutatis mutandis, una scelta analoga è possibile in base al citato art.4, comma 5 del DPR 275/99, che recita testualmente:
La scelta, l'adozione e l'utilizzazione delle metodologie e degli strumenti didattici, ivi compresi i libri di testo, sono coerenti con il Piano dell'offerta formativa di cui all'articolo 3 e sono attuate con criteri di trasparenza e tempestività. Esse favoriscono l'introduzione e l'utilizzazione di tecnologie innovative.

All’interno dell’elenco degli strumenti didattici e dei libri prescelti in alternativa, è possibile ordinare quindi anche testi scolastici in uso negli anni scorsi, ammesso che le case editrici li mettano a disposizione e li forniscano. Alcune di esse (Giunti e Nicola Milano, ad es.) hanno già dichiarato, a questo proposito, la loro disponibilità.
In questo caso, il Collegio può legittimamente deliberare che il team docente “in coerenza con il POF della scuola, decide la scelta, l’adozione e l’utilizzazione si strumenti didattici e di testi diversi, ai sensi dell’art.4, comma 5 del DPR 297/99”.

La vicenda, nel suo insieme, sembra francamente assurda. E, quel che conta, è l’ennesima spia che qualcosa, al fondo, non funziona. Quel che dovrebbe preoccupare tutti quanti, ed in particolare chi ha compiti e responsabilità di governo della scuola pubblica e di Stato, è il fatto che attorno a questa riforma non c’è condivisione, ma dissenso, opposizione e una contrarietà diffusa. Non si costruisce una Riforma della scuola sulla sabbia. E chi tenta di farlo, per vie amministrative e a colpi di decreti, dimostra di avere un’idea di scuola culturalmente e politicamente misera, faziosa e profondamente antidemocratica. Che desolazione...


interventi dello stesso autore  discussione chiusa  condividi pdf

 Massimo Nutini    - 19-05-2004

Libro e moschetto…

dal commento dei recenti provvedimenti sui libri di testo della scuola primaria ad una proposta per ripensare globalmente il sistema attuale.

1. Le indicazioni per l’adozione dei libri di testo nella circolare 38/2004
2. Le critiche delle associazioni professionali, dei sindacati scuola e le richieste dell’Anci
3. I prezzi dei libri e lo “sconto minimo”, come stabiliti dal decreto 12 maggio 2004
4. Le nuove modalità di realizzazione dei libri, definite con l’allegato al decreto
5. Dubbi sulla legittimità del decreto 12 maggio 2004
6. La necessità di ripensare a fondo la questione dei libri di testo della primaria
7. Una proposta, per cominciare a discutere in positivo.

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Segnalato da Gianni Gandola


 red    - 19-05-2004
Riceviamo dall'area milanese e trasformiamo in domanda:

Notizia freschissima: i tre confederali regionali avrebbero appena proclamato sciopero regionale della scuola il 4 e 5 giugno!!

E' vero?

 gp    - 19-05-2004
Non sono in grado di rispondere per i confederali ma so che la Gilda regionale lombarda ha programmato - per oggi - un incontro per esperire il tentativo - obbilgatorio - di conciliazione. Si tratta di un atto formale assolutamente necessario prima di dichiarare lo stato di agitazione ovvero lo sciopero. Che sia la volta buona per uno sciopero generale unitario della scuola?

Allego - alla presente - stralcio del comunicato stampa diffusa nella tarda serata di ieri.


(...)"I ministri dell’economia e dell’istruzione hanno scelto una politica miope e una strada difficile da percorrere.

Domani 19 maggio ’04 la Gilda degli Insegnanti della Lombardia incontrerà, presso la Prefettura di Milano, il Direttore scolastico regionale per esperire il tentativo di conciliazione, atto dovuto per poter indire azioni di sciopero.

Tentativo di conciliazione che si preannuncia difficile.

Subito dopo l’incontro, che si terrà alle ore 11:30, sarà data tempestivamente notizia sull’esito dell’incontro e, nel caso di una conclusione negativa della conciliazione, delle eventuali azioni di lotta che la Gilda intenderà intraprendere
.



Il Coordinatore Gilda Lombardia

Prof. Angelo Scebba

 Sandra Coronella    - 19-05-2004

Da Repubblica di ieri

L´agitazione degli insegnanti potrebbe far slittare pagelle e esami di maturità
Secondo i sindacati la riduzione degli organici penalizza il tempo pieno


ZITA DAZZI

Fine d´anno scolastico con sciopero. I sindacati confederali lombardi hanno scelto di bloccare parzialmente l´ultimo giorno di lezione per protestare contro i tagli agli organici. Tagli che rischiano di mandare definitivamente a monte il tempo pieno alle elementari e quello prolungato alle medie. Il tutto in barba alle promesse sbandierate dal ministro Moratti, che si era impegnata a non toccarli almeno per il primo anno di scuola dopo la riforma.
Lo sciopero coinvolgerà alla prima e all´ultima ora di lezione insegnanti e bidelli di tutti gli ordini di scuola, dalle materne alle superiori, nelle giornate di venerdì 4 giugno e sabato 5 giugno. Sono a rischio anche gli scrutini delle medie e delle superiori, visto che Cgil Cisl e Uil della Lombardia chiedono ai professori di scioperare un´ora all´inizio delle attività di scrutino del 4 giugno e un´ora anche il giorno dopo, nella data della possibile seconda convocazione del collegio docenti. Questo provocherà uno slittamento a scacchiera di tutti gli scrutini in tutte le medie e in tutti gli istituti superiori, visto che il blocco totale è vietato per legge. Protesta che allungherà i tempi necessari per la valutazione, per la compilazione delle pagelle e per gli esami di licenza e di maturità.
I sindacati lombardi della scuola dicono di essere arrivati a questa decisione con dispiacere, consapevoli di arrecare un danno agli alunni in una fase cruciale dell´anno, ma anche consci dell´appoggio delle famiglie alla protesta in difesa del tempo pieno e prolungato. «Scioperiamo perché la situazione è drammatica - spiega Renato Capelli, segretario regionale della Cisl scuola - vogliamo dare un segnale forte, l´anno non si chiude serenamente. Abbiamo un aumento di oltre 15.000 alunni in Lombardia e contemporaneamente un taglio di 1123 posti di lavoro. Il ministero ha autorizzato solo 100 assunzioni, mentre solo nelle segreterie e nei laboratori delle scuole mancano 1150 addetti. Come si può garantire l´insegnamento in queste condizioni?». I sindacalisti spiegano che saranno a rischio - oltre al tempo pieno e all´insegnamento della lingua straniera - i progetti di mediazione linguistica per gli stranieri, nonostante oltre il 30 per cento degli alunni siano immigrati.
Note su cui insiste anche Wolfango Pirelli, segretario regionale della Cgil scuola: «Avevamo fatto presente alla direzione scolastica regionale la situazione pesantissima, ma la risposta è stata inadeguata. Solo a Milano sono vacanti i posti di 9.578 fra docenti e personale Ata, ma avremo solo 1004 nomine in ruolo. La Lombardia rimane la regione col più alto numero di cattedre vacanti e di supplenti annuali. Ma nessuno muove un dito».
Dopo un inverno di mobilitazione dal basso contro la riforma Moratti, i sindacati confederali annunciano che faranno ricorso al Tar contro il ministero se non verranno assegnati gli organici necessari a garantire il tempo pieno e prolungato in tutte le scuole che già lo facevano. E anche nelle 347 classi in più che l´hanno chiesto per l´anno prossimo. Di pari passo verrà presentato al garante per il servizio pubblico un esposto «per denunciare la comunicazione ingannevole su tempo pieno e lingua straniera» da parte del ministro Moratti.