Rabbino Di Segni in visita alla moschea di Roma: ''L'antico fratello che ora si affaccia a Roma non può essere ignorato ed è ora per guardarsi in faccia, parlarsi ed aprirsi le porte''
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Rabbino Di Segni in visita alla moschea di Roma: lotta contro islamofobia e antisemitismo procedano parallele




Il rabbino Riccardo Di Segni
Il rabbino Riccardo Di Segni



Roma, 13 marzo 2006



"L'antico fratello che ora si affaccia a Roma non può essere ignorato ed è ora per guardarsi in faccia, parlarsi ed aprirsi le porte". Lo ha detto il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che oggi si è recato in visita in Moschea e ha invitato il Segretario Generale, il Direttore della Lega Musulmana e l'Imam a visitare presto in modo ufficiale la Sinagoga.


"Una strana contingenza storica, segno dei nuovi tempi che stiamo vivendo in questa generazione ha posto improvvisamente la nostra comunità ebraica di Roma, che è la più antica nel mondo cristiano per presenza ininterrotta, davanti a un mondo, quello dell'Islam, finora sconosciuto agli ebrei locali, ma d'altra parte ben noto al folto gruppo di ebrei che dalla Libia è venuto in Italia nel 1967".
     
Una storia antica
"La data di questo incontro è stata fissata da poco, ma ciò che lo precede è una storia molto antica, di almeno 35 secoli fa, quella di una vicenda familiare che ha visto divisi due fratelli, figli dello stesso padre Avraha'm, Ibrahim. La vicenda dei due fratelli, Ishmae'l-Ismail, e Izchaq, padre di Yaaqov, è narrata in modo diverso nei libri a ciascuno di noi sacri. Il rapporto tra i discendenti dei due fratelli in tante parti del mondo e' stato continuo, spesso tormentato, altre volte pacifico e fecondo".


Comune discendenza da Abramo
"Ciò che è importante riconoscere, come premessa di ogni incontro, è che nessuno di noi -ha sottolineato- dimentica questa ascendenza, la comune discendenza da Abramo, e che il nostro quindi non è un rapporto qualsiasi, ma un rapporto tra figli di fratelli".


"L'afflusso in massa in Europa di fedeli dell'Islam in brevissimo tempo ha posto problemi di integrazione sui quali si dibatte continuamente. I problemi di integrazione non sono per noi una novità, ma rappresentano una costante della nostra esperienza comunitaria, spesso dolorosa. Quando ad esempio si parla del rischio attuale di "ghettizzazione" delle nuove comunità immigrate, non si può ignorare che il ghetto era il luogo di residenza coatta degli ebrei e che in questa città è finito solo nel 1870".


La nostra esperienza può esservi utile
"Conosciamo - ha riferito- i problemi che vi preoccupano: la trasmissione dell'identità, l'educazione scolastica in rapporto con il sistema pubblico, l'insegnamento della religione e della lingua araba, la formazione delle guide spirituali, la tutela delle norme religiose: dalla giornate festive alla preghiera alle regole alimentari".
     
"Su questi temi -ha sottolineato- ovviamente nelle reciproche differenze, come ebrei italiani qui presenti da 20 secoli abbiamo avuto un lungo rapporto con la realta' circostante e siamo riusciti faticosamente ad elaborare delle soluzioni e dei modelli di convivenza. Per questi motivi riteniamo che la nostra esperienza possa esservi quanto mai utile in questo processo difficile di integrazione e siamo pronti a comunicarvela".


Accompagnare la pace in Medio Oriente
"Nel processo di pace in Medio Oriente il nostro dovere come esponenti religiosi e' di accompagnare israeliani e palestinesi nel cammino fino ad oggi difficile nella ricerca della pace, per il bene delle due parti e del mondo intero, tramite il dialogo e il negoziato".


Terrorismo in nome di Dio è una bestemmia
"Il terrorismo in nome di Dio è una bestemmia - lo ha sottolineato il rabbino di Roma, Riccardo Di Segni -  Il Talmud, come il Corano affermano il principio per cui 'chi salva una vita umana è come se salvasse un mondo intero e chi la distrugge e' come se distruggesse un mondo intero"'.
     
"In altri momenti della storia -ha aggiunto- seppure in condizioni molto diverse da quelle attuali, le comunità ebraiche disperse nel mondo islamico sono riuscite a stabilire con questo un sapiente rapporto di rispetto reciproco. Dobbiamo preservare la coscienza che la differenza di religione non debba mai tradursi come tale in ostilità".
 
Abbiamo protestato contro le vignette
"Per noi ebrei è stato scontato, anche in questa città, reagire e protestare contro le vignette satiriche nei confronti di ciò che e' sacro all'Islam, e manifestarvi la nostra solidarietà".


"La lotta contro l'islamofobia e l'antisemitismo devono procedere parallele. Con lo stesso spirito di rispetto dobbiamo vigilare per impedire che la violenza e l'odio, da qualsiasi parte provengano non si alimentino con la religione".


Dialogo tra fedi a Roma è una realtà
"Il dialogo tra fedi differenti è una realtà consolidata e degna di rispetto a Roma. Il rapporto tra cristiani ed ebrei ha raggiunto obiettivi significativi. Ma anche il dialogo tra noi è da tempo iniziato anche in questa città. Con alcuni di Voi abbiamo lavorato su obiettivi di comune interesse, come la tutela delle regole alimentari, insieme abbiamo dato prova della nostra volontà di collaborazione e confronto amichevole in un numero considerevole di manifestazioni su temi religiosi, sulla bioetica e di testimonianza nel dibattito civile".
 
"Dobbiamo -ha aggiunto- fare in modo che questo lavoro non rimanga isolato, che non venga soffocato da esempi e ondate di intolleranza, che la collaborazione e la comunicazione crescano. Dobbiamo riuscire a dimostrare, che in questa citta', come in tante altre parti del mondo, la fedelta' di ognuno ad una religione diversa non e' causa di odio ma apporta pace e ricchezza spirituale al mondo".


Salam aleikum - Shalom
L'incontro alla moschea è iniziato con il saluto reciproco: "Salam aleikum", ha detto Abdullah Redouane,  "Shalom" gli ha risposto Riccardo Di Segni.


Redouane, che è segretario del Centro Culturale Islamico ha espresso "grande soddisfazione" per la visita ed ha parlato di "una giornata in cui due comunità possono dialogare e costruire insieme un futuro sotto il tetto romano e italiano".


Un passo essenziale verso la pace
"E' un gesto di solidarietà che non ci stupisce perché arriva dalla Comunità Ebraica che ha subito la Shoa' e le nuove offese di chi sta giungendo a negarne scientificamente l'esistenza". Con queste parole Abdullah Redouane, segretario generale del Centro Islamico di Roma, si è rivolto al rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.


"Nel nome di Dio clemente e misericordioso, che Dio preghi per Maometto, Abramo, Gesu' e tutti i suoi messaggeri, vi saluto con la formula pace su di voi", ha detto ancora Redouane accogliendo Di Segni "nella piu' grande moschea dell'Europa Occidentale", dove, ha aggiunto, "si e' compiuto oggi uno di quei passi che sono essenziali e irrinunciabili per contribuire a pace e rispetto reciproco".


La sua visita, ha spiegato l'esponente islamico, "non la vedo solo come elemento centrale e fondante del dialogo, ma come avvio di un cammino comune che va dalla fede nel Dio unico al rispetto della vita".


http://www.rai.it/news/articolornews24/0,9219,4280604,00.html



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