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Intercultura
Musica
MEDITERRANEO: un mare di musica. La musica algerina e le origini del Rai.

Lingua: Francese
Destinatari: Formazione permanente, Insegnanti
Tipologia: Ipermedia

Abstract: MEDITERRANEO

Un mare di musica

prima parte


Ogni paese che si affaccia sulle rive del Mediterraneo ha una propria storia, propri colori e musiche, leggende ed eroi, immaginari collettivi e passioni. Ma c'è come un filo rosso che unisce queste esperienze e sensazioni. La sensazioni di avere un passato comune e destini che si intrecciano fra le onde del mare nostrum, come lo chiamavano gli antichi romani. Le armonie del Mediterraneo hanno un comune denominatore, anche quando le assonanze sono difficilmente percepibili. A volte sono invece palpabili, sono lo specchio del profondo legame esistente fra le popolazioni che hanno navigato alla scoperta di nuovi lidi per semplice sete di avventura o per ampliare i traffici commerciali. I suoni del Mediterraneo, veicolati da questi continui spostamenti per mare e per terra, trasmettono la sensazione di ascoltare qualcosa di familiare, nonostante provengano da lontano. Lo si percepisce chiaramente cogliendo le influenze arabe nella musica spagnola e quelle africane nella musica del sud dell'Italia. La musica del Mediterraneo è frutto di continue interrelazioni e scambi. Differenze di strutture, armonie e melodie. Ma anche diverse storie da raccontare, le parole e la percezione del reale. Nonostante tutto esiste un sentimento comune che unisce quelle note che viaggiano sulle onde del Mediterraneo. Ed è quello che rende simili le musiche di Napoli a quelle di Marsiglia, quelle di Genova a quelle di Istambul. Ricerche antropologiche ed etnomusicologiche, attraverso l'analisi di frammenti melodici e lo studio delle variazioni timbriche e tecniche, hanno supportato anche scientificamente queste tesi dimostrando che alcuni strumenti particolari come l'organetto, i plettri e i fiati ad ancia sono diffusi in tutto il bacino del Mediterraneo.



I LUOGHI DELLA MUSICA


Italia, crocevia di suoni

In questa geografia degli scambi, l'Italia gioca un ruolo privilegiato in quanto, per la sua stessa collocazione geografica, funge da ponte e crocevia di popoli. L'Italia è stata culla di artisti e musicisti che lavorano attorno al concetto di "musica mediterranea". Fabrizio De Andrè, Pino Daniele, Agricantus, Franco Battiato, Mau Mau, Almamegretta, Novalia… sono solo alcuni degli artisti che propongono melodie in cui si intrecciano suoni provenienti dal Medio Oriente con la musica popolare italiana. Non è un caso che sulla penisola italiana siano presenti minoranze etniche e linguistiche che si fanno portatrici di un patrimonio culturale e musicale ancora vivo. Ne sono un esempio l'uso del grico nella Grecìa salentina, l'arbereshe parlato dalle comunità albanesi nel Molise e nella Calabria, e ancora la presenza di una comunità catalana ad Alghero e di una araba in Sicilia.


Spagna, non solo flamenco

La stessa cosa vale per la Spagna che, attraverso il flamenco, ha unito in un'unica melodia il patrimonio musicale ispanico e quello arabo. Questo perché l'Andalusia, la terra in cui nasce il flamenco, comprendeva tanto la zona a sud della Spagna quanto le coste del nordafrica. I linguaggi musicali del Maghreb costituiscono infatti un ricco patrimonio del sud della penisola iberica. Le stesse influenze sono fortissime anche nell'area di Tangeri e Tetouan, dove vi sono numerose formazioni orchestrali arabo-andaluse. Lo stretto di Gibilterra ha costituito un vero e proprio ponte attraverso il quale la cultura araba ha varcato le soglie dell'Occidente. Il califfato di Cordova, nell' VIII secolo, ha rappresentato la base per la mescolanza della cultura ispanica e quella araba. Il flamenco e il cante jondo sono testimonianza fra questo felice incontro di culture, arricchito dai ritmi gitani provenienti dall'Indostan.


Algeria: Rai, o la musica della resitenza

A Orano, la "Parigi d'Algeria", trova le sue radici il Rai , eclettico genere musicale che mescola tradizione araba e rock, ritmi andalusi e berberi e rhythm'n'blues. Suoi interpreti di maggiore spicco sul panorama musicale internazionale sono Khaled e Cheb Mami. Ritmi frenetici dai Balcani La musica ellenica e balcanica risente invece delle influenze del mondo arabo e dell'impero ottomano: suoni della scala tonale araba sono presenti nel rembetiko e nel dimotiko. Nelle formazioni macedoni si sentono gli echi lontani degli arrangiamenti dei fiati delle bande dell'esercito ottomano.

http://www.cupacupa.it/articoli/Articolo.asp?art=392

L'Algeria e il Rai

seconda parte


Il Rai, libertatrio e provocatorio

In Algeria anche la musica può essere una forma di resistenza al fanatismo integralista. Succede con il Rai, eclettico genere musicale in cui si mescolano tradizione araba e rock, melodie berbere, waharani (versione moderna del folk di Orano, incrociata con suoni egiziani e andalusi) e il ritmo travolgente dello shaabi. Antiche sono le radici del Rai: per trovare le origini di questo genere bisogna risalire al fermento della scuola musicale arabo-andalusa di Cordova che, dopo la cacciata dalla Spagna, si "trasferì" in Algeria e lì vide fiorire i suoi migliori maestri. Il moderno rai deriva proprio dall'incontro di queste melodie che viaggiavano attraverso lo stretto di Gibilterra, con le musiche maluf, hawsi e andalous.


I primi interpreti del Rai

Una musica ibrida, dunque, che anche nei testi e negli interpreti si connotava di una carica rivoluzionaria senza precedenti. Il luogo-chiave del Rai è Orano, capitale laica e culturale del paese, il cui fervore artistico e la bellezza architettonica la portarono ad essere denominata "la piccola Parigi". L'altra particolarità del Rai sta nei suoi interpreti: le prime a cantare queste melodie furono delle donnne, le cheikhates, che allietavano il pubblico con questa musica dai testi e armonie attraversati da una sottile carica di erotismo. Al Rai è legato il nome di Chiekha Remitti El Ghilzania, diva del cabaret degli anni '30 che, incurante delle della morale del tempo e delle rigide prescrizioni islamiche, si esibiva cantando temi scandalosi scanditi dai ritmi del Rai. Il suo successo fu tale da aver condizionato il suo nome. "Remitti" deriva infatti dal francese "remettez", che vuol dire "ancora": era esattamente ciò che il pubblico le urlava con entusiasmo alla fine delle sue esibizioni. Hanno seguito le sue orme Chaba Zahounia, che ha unito all'interpretazione musicale anche quella teatrale, e Cheikha Djena. Chaba Fadela ha portato fino alle estreme conseguenze la carica rivoluzionaria delle melodie introducendo la musica elettronica alla tradizione musicale algerina, e assumendo un nome ("Chaba", appunto) che deriva dal nomignolo cheb (ragazzo), a sua volta coniato per ironizzare sull'uso dell'appellativo tradizionale e formale cheik (signore).


Evoluzioni del Rai: gli anni '70 e '80


Gli anni '70 e '80 sono stati decisivi per l'ulteriore sviluppo del Rai grazie e ad artisti come Rachid Baba Ahamed (assassinato in un attentato terroristico), Belaoui Al Haouri e Martin Meissonnier, che hanno arricchito il Rai di elementi africani, spagnoli, francesi e perfino soul statunitense! Con il tempo anche gli strumenti occidentali sono penetrati nelle melodie Rai (ne è un esempio la tromba di Bellemou Messaud). A Cheb Kader si devono le audaci contaminazioni fra rai, raggae, tecno e pop, mentre Cheb Hamid ha portato ad alcune interessanti innovazioni sul piano sonoro. Purtroppo la filosofia alla base del Rai, con i suoi suoni moderni e i suoi testi spregiudicati, è mal sopportata dagli estremisti musulmani che vedono in questa musica una forma di corruzione delle anime. Cheb Hasni è stato ucciso da un attentato terroristico e lostesso Cheb Kahaled, forse il più famoso interprete contemporaneo del Rai, vive a Parigi: in Algeria pende una taglia sulla sua testa.

TIZIANA SFORZA

http://www.cupacupa.it/articoli/Articolo.asp?art=391



http://www.cupacupa.it/articoli/index2.asp?sezione=Costume



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