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Michael Brown, l'ex capo della protezione civile (Internet) |
WASHINGTON –
Fari nuovamente puntati sulla tragedia dell’uragano Katrina, che tra agosto e settembre ha seminato oltre 1200 morti negli Usa, lasciando in eredità anche ingenti danni materiali, la paura della popolazione colpita di tornare nelle zone flagellate e una grossa scia di polemiche riguardanti le operazioni di soccorso. Ritardi e inadempienze sono costati molto in termini di popolarità a Gorge W. Bush ed è saltata anche qualche testa eccellente, tra cui quella dell’allora direttore della Protezione Civile (Fema), Michael Brown.
COMMISSIONE D’INCHIESTA – E proprio su Michael Brown si sta abbattendo una tremenda tempesta politica. Due deputati membri della commissione d’inchiesta incaricata di rivelare eventuali mancanze o errori nella gestione dei soccorsi, Charles Melancon e Tom Davis,
hanno infatti pubblicato alcune e-mail scambiate da Brown poco prima, durante e poco dopo che l’uragano si era abbattuto sulle coste Usa, e-mail fornite dal Dipartimento per la Sicurezza Nazionale e che dipingono un ritratto grottesco di Brown, che appare ora indifferente, ora inefficiente, ora cinico.
BROWN AL CONGRESSO – Brown, rimosso dal lavoro «sul campo» il 10 settembre 2005, fu chiamato a testimoniare davanti alla relativa commissione d’inchiesta il 27 settembre, dichiarando di aver fatto il possibile e di imputarsi solo due errori: «non aver svolto riunioni regolari con i media e […] non aver persuaso il governatore della Louisiana Blanco e il sindaco di New Orleans Nagin a sedersi a un tavolo e lavorare insieme». Sempre al Congresso, Brown dichiarò di essere competente nella gestione e nell’organizzazione di persone e compiti, di essere capace di «guidare le persone e mettere quelle giuste al posto giusto». Inoltre, Brown dichiarò di essere sempre stato in contatto via e-mail con la Casa Bianca e Michael Chertoff, capo del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale.
LE E-MAIL LO INCHIODANO –Nelle e-mail fornite proprio dal Dipartimento per la Sicurezza Nazionale non compare alcun messaggio di posta elettronica inviato alla Casa Bianca e a Chertoff. Su circa 1000 pagine di e-mail rese pubbliche, inoltre, poche contengono evidenze di decisioni prese da Brown in prima persona. Ma non è certo tutto ciò, per quanto indicativo di una testimonianza manchevole se non fasulla al Comitato d’inchiesta, ciò che sta facendo montare la polemica negli Usa. La vera pietra dello scandalo sono le e-mail che mostrano Brown più preoccupato per il proprio aspetto fisico, il proprio abbigliamento o il proprio cane che per i morti e i senzatetto della Louisiana.
«GRAZIE, POSSO FARE QUALCOSA DI SPECIFICO?» - Il 31 agosto, ad esempio, un’impiegata del Fema di New Orleans scrisse a Brown il seguente messaggio: «So che lei sa che la situazione è più che critica. Deve sapere che gli hotel stanno cacciando a calci le persone, a migliaia si radunano nelle strade, senza cibo e senz’acqua. […] I telefoni non funzionano». La risposta di Brown consistette in un laconico «Grazie per l’aggiornamento. C’è qualcosa di specifico che posso fare?».
«CONOSCI UN DOG-SITTER?» - Il 30 agosto, tre giorni dopo l’arrivo di Katrina sulle coste Usa, Brown scrisse alla sua assistente, Tillie James, chiedendole: «Conosci qualche dog-sitter? Se conosci qualche ragazzo responsabile fammelo sapere».
«POSSO TORNARE A CASA?» – Se gli esempi fino ad ora riportati danno un’immagine di Brown indifferente, altre possono considerarsi più significative, perché mostrano un uomo cinico e smanioso di «togliersi dall’impiccio» il prima possibile. Il 29 agosto, giorno in cui una breccia negli argini del lago Pontchartrain causò l’allagamento dell’80% di New Orleans, Brown scrisse alla dirigente Fema Cindy Taylor: «Posso uscire ora? Posso tornare a casa?», per poi ammettere il 2 settembre di essere «in trappola. Per favore, salvatemi?».
LA CARRIERA – Va ribadito che Brown fu rimosso nel bel mezzo della tragedia, firmando la lettera di dimissioni il 12 settembre, a 10 giorni di distanza da una lapidaria dichiarazione di Bush: «Brownie, stai facendo un casino infernale». Brown era divenuto capo della Fema nel 2003; vi era entrato nel 2001, come consigliere legale di un suo compagno di università, l’allora direttore Joe Allbaugh (ex direttore della campagna elettorale di Bush nel 2000). Quando questi abbandonò la Fema, Brown lo sostituì come massimo dirigente dell’organizzazione.
Simone Bertelegni